La malattia o demenza di Alzheimer, che prende nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer che ne descrisse i sintomi nel 1907 per la prima volta, colpisce circa il 5% della popolazione sopra i 60 anni e si manifesta inizialmente con una progressiva amnesia, prima sulle piccole cose, fino ad arrivare a non riconoscere nemmeno i familiari e ad avere bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici. L’Alzheimer è uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali, che comporta una serie di difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività, in quanto colpisce sia la memoria che le funzioni cognitive, e questi si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare. Inoltre può essere causa di stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.
Il codice di esenzione della malattia di Alzheimer è 029 (Malattie croniche).

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La Regione Lazio con D.G.R. n.504/2012 si è posta l’obiettivo di realizzare una rete di servizi ed interventi di natura socio-assistenziale integrata dedicati alle persone affette da malattia di Alzheimer. Con la Determinazione Dirigenziale n.B87785 del 12/11/2012 della Direzione Regionale Politiche Sociali e Famiglia dell’Assessore regionale Aldo Forte, sono state approvate le linee guida per la concessione e l’utilizzazione dei contributi per la realizzazione di azioni di sistema in favore dei malati di Alzheimer.

BERLINO - Le alterazioni patologiche tipiche della malattia di Alzheimer sono state significativamente ridotte nei topi dal blocco di un trasmettitore del sistema immunitario. Lo studio, condotto da un team di ricerca tedesco, è stato pubblicato su Nature Medicine.

La malattia è difficile da affrontare, specie una malattia neurodegenerativa come quella di Alzheimer. Soprattutto inizialmente accettare e comprendere una diagnosi di Alzheimer può essere fortemente traumatico per una persona adulta, ancor più per un bambino Donella Comizzoli lo sa bene, ha assistito il padre ed al contempo ha cercato di aiutare suo figlio a comprendere tale patologia senza averne paura.

Due studi americani confermano la possibilità di individuare la malattia anche 20 anni prima

La malattia di Alzheimer, o almeno alcune delle sue varianti, possono essere diagnosticate 15 o 20 anni prima dell’insorgenza della sintomatologia severa. Lo confermano due recenti studi statunitensi, i quali si sono concentrati uno sui cambiamenti clinici e biochimici in figli di pazienti con Alzheimer di forma autosomica dominante, e uno sulla possibilità di diagnosticare la forma della malattia associata al gene Presenilina 1, con un semplice test del DNA.

La scoperta è stata fatta dai ricercatori della Cattolica di Roma, per ora la molecola funziona sul modello animale

Roma, 15 Novembre 2012 – Ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma -Policlinico A. Gemelli insieme con colleghi dell’Università di Los Angeles (UCLA) hanno dimostrato l’efficacia di “pinzette molecolari” che potrebbero risultare importanti nella cura della malattia di Alzheimer: le pinzette “pizzicano” le proteine tossiche che si aggregano nel cervello dei pazienti e, così facendo, ne bloccano l’aggregazione, impedendo che avvelenino i neuroni. La nuova molecola anti-Alzheimer è risultata efficace in un modello animale di malattia.

Usa - Un altro piccolo passo in avanti nella ricerca sulla malattia di Alzheimer. Stavolta si tratta della scoperta di un interruttore molecolare che può essere spento per ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer o ridurne i danni cerebrali. Si tratta dell’enzima monoacilglicerolo lipasi (MAGL), scoperto da un team della University Health Sciences Center di New Orleans (Usa), grazie a uno studio condotto sui topi.

Presso il Day Hospital di Geriatria del Policlinico universitario incontri di gruppo per il supporto ai caregivers delle persone con deterioramento cognitivo


Roma, 22 ottobre 2012 – Un servizio di sostegno e supporto psicologico per i familiari e i caregivers di persone affette da deterioramento cognitivo e malattia di Alzheimer afferenti al Day Hospital geriatrico del Centro di Medicina dell’Invecchiamento (CEMI) del Policlinico A. Gemelli. E’ il nuovo servizio attivo presso il Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia del Gemelli, diretto dal prof. Roberto Bernabei, in collaborazione con la Cooperativa sociale Dreams Onlus.

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