La malattia di Alzheimer è una forma di demenza progressiva. Ad oggi ancora non si conoscono le cause di questa malattia. Nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer si osserva una perdita di cellule nervose nelle aree cerebrali vitali per la memoria e per altre funzioni cognitive. Si riscontra, inoltre, un basso livello di quelle sostanze chimiche, come l'acetilcolina, che lavorano come neurotrasmettitori e sono quindi coinvolte nella comunicazione tra le cellule nervose.
E’ una malattia dal decorso lento, in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia ma la rapidità con cui i sintomi si acutizzano varia da persona a persona.

Sintomi che permettono una prima diagnosi sono gravi perdite di memoria, il paziente che pone più volte le stesse domande, casi nei quali il malato si perde in luoghi familiari, l’incapacità di seguire delle indicazioni precise, disorientamenti sul tempo, sulle persone e sui luoghi, in alcuni casi anche a trascurare la propria sicurezza personale, l’igiene e la nutrizione.
A livello prettamente medico, l’unico modo per avere una diagnosi certa di demenza di Alzheimer è l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale, possibile solo con l’autopsia dopo la morte del paziente. Durante il decorso della malattia, quindi, i medici possono fare solo una diagnosi di Alzheimer ‘probabile’, avvalendosi di alcuni test neuropsicologici per misurare la memoria, la capacità di risolvere problemi, il grado di attenzione, la capacità di contare e di dialogare.
Le Terapie
Purtroppo non esistono farmaci in grado di fermare e far regredire la malattia e tutti i trattamenti disponibili puntano a contenerne i sintomi. Per i pazienti dove la malattia è in uno stadio lieve o moderato, vengono usati farmaci come tacrina, donepezil, rivastigmina e galantamina che possono aiutare a limitare l’aggravarsi dei sintomi per alcuni mesi. Sono tutti principi attivi che funzionano come inibitori dell'acetilcolinesterasi, l’enzima che distrugge l'acetilcolina, il neurotrasmettitore carente nel cervello dei malati di Alzheimer.
Inibendo questo enzima, si spera di mantenere intatta nei malati la concentrazione di acetilcolina e quindi di migliorare la memoria.
Nella terapia farmacologica vengono poi associati altri farmaci per aiutare a contenere i problemi di insonnia, di ansietà e di depressione.

 

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