La malattia di Parkinson, scoperta agli inizi del 1800 da James Parkinson, venne chiamata per oltre un secolo “paralisi agitante” e anche “morbo di Parkinson”. Colpisce in modo indistinto i due sessi e può esordire a qualsiasi età, anche se, in prevalenza, i sintomi si riscontrano in pazienti sopra i 60 anni, raramente in pazienti sopra i 40 e in casi rarissimi in persone più giovani. Si tratta di un disturbo che colpisce il sistema nervoso centrale; il sintomo generalmente più evidente è il tremore, ma non basta questo per stabilire la diagnosi. Altri sintomi possono essere rigidità, lentezza nei movimenti, debolezza, problemi di equilibrio e postura ricurva. Il codice di esenzione della malattia di Parkinson è 038 (Malattie croniche – Morbo di Parkinson e altre malattie extrapiramidali).
Si chiama MIRT ed è stato ideato dagli esperti dell'Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona ed Uniti, diretti dal dott. Giuseppe Frazzitta
Gravedona (CO) – Sintomi motori associati a disfunzioni cognitive: il paziente affetto da malattia di Parkinson (PD) non perde solo la capacità di muoversi, ma anche quella di progettare il movimento. È ancora possibile per queste persone tornare a muoversi, camminare, nuotare? Quanto è importante un percorso riabilitativo personalizzato nel trattamento della malattia, e in che modo può influire sugli aspetti cognitivi e motori dei pazienti? Questi sono solo alcuni dei temi di cui è discusso in occasione del Convegno internazionale 'The Interplay between Cognitive and Motor Rehabilitation in PD', tenutosi presso l'Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona ed Uniti dal 15 al 16 settembre scorsi.
I consigli della Società Italiana di Neurologia (SIN) e dell’Accademia LIMPE DisMov
Roma – Il caldo estivo rappresenta causa di disagio per la maggior parte delle persone e, ancora di più, per quelle che devono convivere con una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale come la malattia di Parkinson. “Nel nostro Paese i pazienti sono circa 300.000, per lo più uomini (1,5 volte in più rispetto alle donne), e con età d’esordio compresa fra i 59 e i 62 anni. Come Società Italiana di Neurologia (SIN) e Accademia LIMPE DisMov, riteniamo sia molto importante dare il nostro contributo attraverso una serie di consigli utili per aiutare queste persone ad affrontare al meglio i mesi estivi”, spiega il Prof. Pietro Cortelli, Professore Ordinario di Neurologia presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e NeuroMotorie (DIBINEM) Alma Mater Studiorum, Università di Bologna - IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna Ospedale Bellaria.
Bologna – Sono stati celebrati nei giorni scorsi (il 2 marzo) i 200 anni dalla pubblicazione del celebre trattato "Essay on the Shalking Palsy" di James Parkinson, un giovane medico di famiglia che nel 1817 ha descritto per la prima volta una malattia che, qualche anno dopo, avrebbe preso il suo nome. Si riconosce infatti a lui il merito di aver descritto nella sua opera i sintomi più importanti del Parkinson. Di questo e di tutte le tappe fondamentali percorse in questi due secoli dalla scoperta della malattia, ai progressi fatti in campo scientifico passando dalla gestione della stessa, si è parlato a Bologna (Aula Montagna, Ex Clinica Neurologica-Università di Bologna - Via Ugo Foscolo 7) in occasione dell’evento “I 200 anni di James Parkinson” che ha visto riuniti i maggiori esperti di Neurologia, organizzato dall’Accademia Limpe-Dismov, con il contributo non condizionato di AbbVie.
Nel mondo sono circa 5 milioni le persone affette da Malattia di Parkinson, il disturbo neurodegenerativo più frequente dopo la malattia di Alzheimer, che solo nel nostro Paese fa registrare circa 220.000 casi. Compare in media intorno ai 60 anni di età, con forme precoci che esordiscono anche a 50. Il prossimo 26 novembre in occasione della Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson promossa dall’Accademia Italiana Malattia di Parkinson e Disordini del Movimento, la Società Italiana di Neurologia (SIN) ribadisce l’importanza della diagnosi precoce nella lotta a questa patologia, poiché un intervento terapeutico tempestivo e mirato può rallentarne la progressione.
Uno studio scientifico dimostra che un legume, la mucuna pruriens, può migliorare le condizioni dei pazienti con malattia di Parkinson perché ricco di levodopa, la sostanza più usata nella terapia di questa patologia.
Un legume, la mucuna pruriens, è in grado di attenuare i sintomi della malattia di Parkinson, proprio come fa il farmaco oggi più diffuso, la levodopa: è una delle novità affrontate nel convegno “Parkinson oggi” organizzato dall’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) sabato 26 novembre alle ore 9.30 presso l'Azienda Socio Sanitaria Territoriale “Gaetano Pini – CTO” di Milano (Aula Bajardi, via Bignami 1 – Milano). Tra gli altri argomenti trattati vi è anche uno studio per utilizzare le cellule staminali come veri e propri farmaci che prolunghino la vita dei neuroni dei pazienti e rallentino così la malattia.
MILANO – La società italiana Zambon e la sua partner Newron Pharmaceuticals hanno annunciato il lancio in Olanda del prodotto Xadago® (safinamide), un trattamento indicato per pazienti affetti da malattia di Parkinson (PD) in stadio moderato o avanzato. Xadago® sarà reso disponibile come terapia aggiuntiva ad un dosaggio stabile di levodopa (L-dopa) utilizzato da solo o in combinazione con altri medicinali per il Parkinson.
Le nuove terapie per la malattia di Parkinson (PD) basate sull'impiego di cellule staminali si stanno ormai avvicinando alle prime sperimentazioni cliniche. Nello scorso mese di marzo, la società di biotecnologie International Stem Cell Corporation (ISCO) ha ufficialmente annunciatol'inizio di uno studio di Fase I progettato per valutare il trapianto intracranico di staminali per il trattamento di 12 persone affette da PD in forma moderata o grave. La notizia, oltre ad aver suscitato l'interesse e le speranze della comunità globale dei pazienti, ha spinto gli esperti del comitato internazionale Gforce-PD ad affrontare una serie di fondamentali problematiche etiche e scientifiche correlate alle prime indagini cliniche su questa potenziale opzione terapeutica per il Parkinson.
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