La malattia di Parkinson, scoperta agli inizi del 1800 da James Parkinson, venne chiamata per oltre un secolo “paralisi agitante” e anche “morbo di Parkinson”. Colpisce in modo indistinto i due sessi e può esordire a qualsiasi età, anche se, in prevalenza, i sintomi si riscontrano in pazienti sopra i 60 anni, raramente in pazienti sopra i 40 e in casi rarissimi in persone più giovani. Si tratta di un disturbo che colpisce il sistema nervoso centrale; il sintomo generalmente più evidente è il tremore, ma non basta questo per stabilire la diagnosi. Altri sintomi possono essere rigidità, lentezza nei movimenti, debolezza, problemi di equilibrio e postura ricurva.
Il codice di esenzione della malattia di Parkinson è 038 (Malattie croniche – Morbo di Parkinson e altre malattie extrapiramidali).

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Ambiente naturale

Il dato emerge da una recente indagine condotta negli Stati Uniti. La Società Italiana di Neurologia: "Gli spazi verdi vanno salvaguardati e protetti"

Roma – In occasione della Giornata Mondiale della Malattia di Parkinson (11 aprile), la Società Italiana di Neurologia diffonde i risultati di uno studio USA appena pubblicato su JAMA secondo i quali l'esposizione agli ambienti naturali, come foreste, parchi, alberi stradali e fiumi, può ridurre il rischio di ospedalizzazione per malattia di Parkinson.

caffè

Il dato emerge da un nuovo studio che rivela anche i benefici di una moderata attività fisica quotidiana precedente all’esordio della malattia

Roma - La diatriba dei fattori di rischio e/o di protezione della malattia di Parkinson è da tempo oggetto di studio da parte dei neurologi della Società Italiana di Neurologia (SIN). In particolare, il consumo di caffè sembrerebbe avere carattere protettivo, dice il Presidente della Società Italiana di Neurologia, Professor Alfredo Berardelli della Sapienza di Roma, una delle Università che hanno partecipato a un recente studio coordinato da uno dei pionieri italiani in questo tipo di ricerche: Giovanni Defazio dell’Università di Cagliari.

Giornata mondiale del Parkinson

La Società Italiana di Neurologia fa il punto sull’importanza della diagnosi precoce e sulle nuove terapie a ultrasuoni

Roma – Quali sono i campanelli d’allarme che ci possono far pensare alla Malattia di Parkinson? E quali sono le più recenti novità terapeutiche per la cura di questa patologia?  In occasione della Giornata Mondiale della Malattia di Parkinson che si celebra l'11 di aprile, la Società Italiana di Neurologia (SIN) ribadisce l’importanza della diagnosi precoce per intervenire tempestivamente con una terapia mirata.

Pietro Cortelli

Protagonisti dello studio gli IRCCS della Rete di Neuroscienze e Neuroriabilitazione del Ministero della Salute

Roma – Sono 1.600 pazienti arruolati dall’Istituto Virtuale Nazionale (IVN) Parkinson, uno dei cinque creati nell’ambito della Rete Nazionale IRCCS Neuroscienze e Neuroriabilitazione del Ministero della Salute, che parteciperanno allo studio sulle basi genetiche della malattia di Parkinson, e sul ruolo delle mutazioni del gene GBA in particolare, grazie all’utilizzo di un protocollo di analisi genetica e caratterizzazione fenotipica armonizzato da 16 dei 30 IRCCS aderenti la Rete che intervengono all’iniziativa.

Cervello

Per l’occasione, la Società Italiana di Neurologia fa chiarezza sul rapporto tra la patologia e il COVID-19

Roma - In occasione della Giornata Nazionale Parkinson, che si celebra il 27 novembre, la Società Italiana di Neurologia (SIN) analizza la relazione esistente tra la patologia e il COVID-19. A partire dalla prima ondata pandemica di inizio 2020, la grave malattia respiratoria acuta causata dal virus SARS-CoV-2 è stata oggetto di numerose ricerche scientifiche con l’obiettivo di valutarne specificatamente il potenziale impatto negativo in ambito neurologico, e in particolare nel contesto delle malattie neurodegenerative croniche come malattia di Parkinson e altre condizioni correlate (parkinsonismi atipici e non specificati). 

Paolo Calabresi

In futuro, il nuovo biomarcatore potrebbe consentire di diagnosticare precocemente la malattia e intervenire con strategie di medicina di precisione

Roma - Riuscire a intervenire con un trattamento risolutivo nelle primissime fasi della malattia di Parkinson, per arrestarne il decorso. È da sempre la speranza dei neurologi, che purtroppo, da trent’anni a questa parte, per il trattamento di questa condizione che interessa almeno 400mila italiani hanno potuto contare solo sulla ‘vecchia’ levodopa. Ma qualcosa potrebbe presto cambiare. E uno degli studi che riaccendono la speranza è in pubblicazione sul numero di novembre della rivista Brain.

Il prof. Simone Rossi e il dottor Francesco Cacciola

In un paziente sono stati impiantati elettrodi direzionali e “sensibili” per una stimolazione cerebrale più precisa e personalizzata

A Siena, più precisamente all’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, è stato effettuato, per la prima volta in Toscana, un innovativo intervento neurochirurgico per la neuromodulazione terapeutica della malattia di Parkinson, un approccio che rappresenta una sorta di ‘alternativa elettrica’ alla terapia farmacologica.

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