La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che porta ad una degenerazione dei motoneuroni e causa una paralisi totale. Attualmente non esiste cura e l'esito è infausto. L'incidenza è di circa 1-3 casi ogni 100.000 abitanti all’anno. In Italia si stimano almeno 3.500 malati e 1.000 nuovi casi ogni anno. La prevalenza, cioè il numero di casi presenti sulla popolazione, è in aumento: questo grazie alle cure che permettono di prolungare la vita del malato. Per maggiori informazioni clicca qui.

Il codice di esenzione della sclerosi laterale amiotrofica è RF0100.

Quanto segue è un abstract dell'intervento del dott. Vincenzo Silani - dell'Istituto Auxologico di Milano - al convegno Comandante Senza Vento tenutosi lo scorso 29 maggio a San Donato Milanese

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) rimane, dopo oltre un secolo dalla sua prima descrizione, una malattia a patogenesi ignota diventando la malattia di riferimento tra le patologie neurodegenerative.
La diagnosi rimane ancor oggi clinica con minimo supporto strumentale e di marcatori biologici. Dopo Charcot, l’identificazione di un difetto genetico nell’enzima  SOD1 nelle forme familiari ha rappresentato una tappa miliare nelle conoscenze relative alla malattia dal 1993.

Quanto segue è un estrsatto dell'intervento del dottor Massimo Corbo, del centro clinico multispecialistico per lo studio e la cura delle malattie neuromuscolari NEMO (NEuroMuscular Omnicentre) che opera presso l' Ospedale Niguarda  Ca’ Granda di Milano, al convegno 'Comandante senza vento' tenutosi a San Donato Milanese lo scorso 29 Maggio.

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che coinvolge primariamente i neuroni motori delle corna anteriori del midollo spinale (II neurone di moto), del tronco encefalico, e del V strato della corteccia cerebrale (I neurone di moto). Malattia letale con decorso progressivamente ingravescente conduce a una grave disabilità motoria e culmina in un’insufficienza respiratoria. Questa patologia, di grande rilevanza nei processi di diagnostica differenziale verso numerose altre malattie neurologiche, ha un’incidenza annua stimata nel mondo di 1-3 nuovi casi per 100.000 abitanti e una prevalenza di 6-7 casi su 100.000.

In questi ultimi anni la scienza ha dedicato una sempre maggiore attenzione alle malattie neuromusolari e in particolare alla Sclerosi Laterale Amiotrofica- SLA. Questo fiorire di studi ha portato a molte nuove ipotesi sulle cause della malattia – tra cui l’individuazione di alcuni geni predisponesti – e sulle cause scatenanti del male, che potrebbero essere tra l’altro l’esposizioni a fattori tossici come pesticidi e altri agenti tossici. Nonostante ciò per la SLA  c’è attualmente una cura o terapia in grado di arrestarne definitivamente la progressione: la strada per una terapia in grado di bloccare la neurodegenerazione a livello iniziale è ancora lunga. Secondo un articolo pubblicato nel numero di agosto di Neurology infatti nemmeno il Litio, al quale in molti avevano guardato con occhi pieni di speranza dopo i risultati incoraggianti di uno studio italiano, sembra essere una terapia efficace e ben tollerata.

Allo sviluppo della malattia potrebbe contribuire l’esposizione a sostanze tossiche tra cui pesticidi e insetticidi.

Alla base delle forme ereditarie di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), circa il 10% del totale, c’è la mutazione di uno specifico gruppo di geni. Lo rivela uno stidio italo americano pubblicata nell’ultimo numero della rivista Annals of Neurology e presentatao in anteprima dal neuroscienziato Vincenzo Silani, lo scorso 14 maggio, in un convegno organizzato a Padova dall’Associazione Asla. La ricerca ha esaminato più di 250 famiglie italiane e nordamericane, la più grande casistica descritta al mondo, ed hanno scoperto come il 3% di tutti i pazienti con Sla familiare siano portatori di mutazioni nei geni PON1-3, codificanti per le tre proteine paraoxonasi. Tali mutazioni sono presenti anche in alcuni soggetti con Sla sporadica, rappresentando quindi un fattore di rischio anche per questa forma di malattia.

 

E’ stata presentata lo scorso 19 marzo, dall’On Massimo Vanucci del Pd, un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministero della Salute relativamente al protocollo di cura per la SLA - Sclerosi Laterale Amiotrodica sperimentato su se stesso dal dott. Mario Melazzini, medico oncologo, dirigente presso l'ospedale di Pavia e presidente dell'associazione AISLA. L'On Vanucci chiede in particolare se il Ministero sia a conoscenza della sperimentazione e dei risultati e se ritenga che tale protocollo possa essere sottoposto al vaglio dell'AIFA.
Qui di seguito l’interrogazione parlamentare dell’On. Vanucci.

Ora anche i familiari potranno svolgere la pratica a domicilio, come il realtà accadeva da sempre in situazioni al limite della legalità.

Ci sono voluti più di due anni perché arrivasse il nulla osta per permettere a personale non medico di effettuale la ‘broncoaspirazione’, cioè l’aspirazione meccanica delle secrezioni tracheali nelle persone trattate con tracheostomia, naturalmente previa adeguata formazione. Lo scorso 29 aprile, infatti, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato la proposta presentata dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio che regolamenta la formazione di familiari, o altri care giver, per abilitarli ad effettuare aspirazioni endotracheali a malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), i principali interessati dal provvedimento, e altri malati tracheostomizzati.

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