La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che porta ad una degenerazione dei motoneuroni e causa una paralisi totale. Attualmente non esiste cura e l'esito è infausto. L'incidenza è di circa 1-3 casi ogni 100.000 abitanti all’anno. In Italia si stimano almeno 3.500 malati e 1.000 nuovi casi ogni anno. La prevalenza, cioè il numero di casi presenti sulla popolazione, è in aumento: questo grazie alle cure che permettono di prolungare la vita del malato. Per maggiori informazioni clicca qui.

Il codice di esenzione della sclerosi laterale amiotrofica è RF0100.

La Regione a cui verrà data la percentuale più alta di fondi è la Lombardia

Situazione sbloccata per i 100 milioni di euro assegnati dal Governo alle politiche di assistenza a favore dei malati di SLA. Lo scorso 27 ottobre, infatti, in Conferenza Stato Regioni è finalmente stata trovata l'intesa sul riparto regionale del Fondo a sostegno dell’assistenza domiciliare, degli assistenti familiari e delle attività svolte dai congiunti che prestano assistenza ai malati di Sla. Gli obiettivi dell’istituzione di questo fondo sono realizzare o potenziare l’assistenza domiciliare, garantire la formazione e il supporto di assistenti familiari e riconoscere concretamente l’insostituibile attività assistenziale svolta dal familiare-caregiver.

Un recente studio di Sanjay Kalra, ricercatore della Divisione di Neurologia in Canada, è stato pubblicato sull’ “American Journal of Neuroradiology ” ed ha destato subito grande interesse poiché dimostra che la SLA, sclerosi laterale amiotrofica, danneggia i neuroni responsabili delle attività cognitive e del comportamento. La SLA è una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso, che colpisce selettivamente i neuroni di moto e provoca impossibilità di movimento, problemi respiratori e di deglutizione.

La scoperta è italiana ed è firmata Valentina Bonetto dell’Istituto Mario Negri

Attualmente di fronte ad un sospetto di SLA – Sclerosi Laterale Amiotrofica la medicina si trova nel dubbio: esistono infatti altre malattie che colpiscono il sistema nervoso e che possono dar luogo a manifestazioni del tutto simili, fare la diagnosi differenziale può non essere semplice. Ora, grazie ad una ricerca condotta in Italia, all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, si prospetta la possibilità che, almeno a livello della diagnosi, qualche cosa possa cambiare. In futuro, infatti, potrebbe essere possibile dare un nome certo alla malattia semplicemente facendo una analisi sul sangue. La chiave di volta è nella scoperta – appena pubblicata su Plos One - di alcuni aggregati proteici i cui livelli risultato alterati nel sangue delle persone affette dalla malattia ma non in quella degli individui affetti da neuropatie simili. Lo studio però è andato anche oltre: stando ad al,cune osservazioni fatte su animali da laboratori, infatti, sembrerebbe possibile stabilire una correlazione tra il livello di queste proteine e il tipo di progressione della malattia, che è piuttosto variabile da paziente a paziente. Il team che è arrivato alla scoperta è quasi interamente italiano, dei 16 ricercatori che vi hanno lavorato, infatti, ben 14 provengono dal nostro paese e nello specifico dall’Istituto Telethon Dulbecco di Milano, da diversi dipartimenti dell’Istituto Mario Negri e dal Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino, lo stesso ateneo dal quale pochissimo tempo fa era arrivano anche l’annuncio di nuove scoperte relative alle cause genetiche della Sla in forma sporadica.

In Italia oltre 5.000 le persone affette da questo male progressivo

Ricorre oggi la quarta edizione della Giornata Nazionale contro la Sla, promossa dall’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani.  La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia con un fortissimo impatto sulla vita di chi ne è colpito e dei suoi familiari. In Italia oggi sono circa 5.000 persone a soffrirne. Ad oggi l’unica possibilità per vincere questa malattia, di cui ancora non si conoscono le cause, è la ricerca scientifica. In occasione della Giornata Nazionale del 2 ottobre, Aisla promuove in tutta Italia iniziative per sostenere la raccolta fondi a favore della ricerca mirata e sensibilizzare rispetto alle problematiche e ai bisogni dei malati affetti da Sla e dei loro familiari.

La predisposizione genetica viene rivalutata rispetto alla cause ambientali, che non sono però da escludere.

Finalmente la conferma tanto attesa è arrivata, anche la Sla – Sclerosi Laterale Amiotrofica in forma sporadica ha delle cause genetiche. Il gene coinvolto in questa forma prevalente della malattia è stato individuato grazie ad una ricerca internazionale recentemente pubblicata su Neuron e alla quale hanno lavorato, insieme ad un gruppo di ricercatori americani anche quattro ricercatori italiani. Si tratta del prof. Adriano Chiò, direttore del Centro Sla delle Molinette di Torino e della dottoressa Gabrielle Restagno, del dipartimento di genetica molecolare del Sant’Anna di Torino, del Prof. Mario Sabatelli dell’Università Cattolica di Roma e del prof. Giuseppe Borghero dell’Università di Cagliari. La scoperta fatta, che identifica nel gene c9orf72 – un gene mai studiato fino ad ora e posto nel cromosoma 9 - il ‘responsabile’ per questa malattia, è veramente decisiva dato che fino ad oggi il difetto genetico coinvolto nella malattia era stato individuato solo per una piccola percentuale di casi, principalmente quelli di tipo familiare, mentre rimaneva misteriosa l’origine dei casi sporadici che rappresentano la parte prevalente.

Di questo e delle ultime scoperte della genetica si è discusso al secondo convegno di AriSLA

A Milano, al secondo convegno AriSLA - Agenzia di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, si sono incontrati martedì scorso due scuole di pensiero della ricerca scientifica sulla sclerosi laterale amiotrofica che ogni anno in tutto il mondo colpisce tre persone ogni 100mila e in Italia 5mila pazienti. Da una parte chi fa ricerca sulle cellule staminali, dall’altra i sostenitori della natura genetica della SLA. Sulla ricerca genetica si sono confrontati il prof. John Landers, dell’UMASS Medical School Department of Neurology (USA) uno degli studiosi che nel 2009 ha scoperto che le mutazioni del gene FUS causa di alcune forme di SLA e il genetista Wim Robberecht dell’Università di Lovanio (Belgio). Tra i principali argomenti di discussione la recente scoperta di un team italo-americano di un nuovo gene coinvolto nella SLA, il c9orf72, che sarebbe responsabile del 38 per cento dei casi familiari e di circa il 4 per cento delle forme sporadiche della malattia.

Accade sia nella forma sporadica che in quella familiare.

Ancora un successo nella ricerca sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Se per questa malattia non si è ancora trovata una terapia efficace sembra, però, che ci si avvicini sempre di più a comprenderne i meccanismi patogeni, un passo fondamentale per poter poi sviluppare terapie.  Dopo lo studio pubblicato pochi giorni fa su Nature da un gruppo di ricercatori americani, ora a gettare nuova luce sulla patogenesi è un nuovo studio, anche questo americano, recentemente pubblicato su Nature Biotechnology. Isolando le cellule del tessuto spinale di pazienti deceduti da pochi giorni, un team di ricercatori finanziati dal National Institutes of Heath (NIH) ha sviluppato un nuovo modello per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Attraverso questo procedimento i ricercatori hanno dimostrato  che  le cellule chiamate astrociti (cellule della glia, che costituiscono il sistema nervoso unitamente ai neuroni) secernono fattori tossici che causano la disgregazione delle cellule nervose. In passato lo stesso risultato era stato riscontrato su un modello murino, applicato unicamente alla SLA di tipo familiare, forma che rappresenta però solo una piccola percentuale di casi. I ricercatori del NIH hanno ora analizzato gli astrociti derivanti da pazienti deceduti per entrambe le tipologie di SLA, confermando così il  loro ruolo per tutte e due le forme della malattia.

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