La mucopolisaccaridosi di tipo I (MPS I) è una malattia rara multisistemica e progressiva causata dalla carenza dell’enzima alfa-L-iduronidasi, che provoca l’accumulo graduale di glicosaminoglicani (GAG) in tutti gli organi e tessuti. Tale accumulo conduce a manifestazioni cliniche multisistemiche di gravità variabile. Storicamente si riconoscono tre sindromi principali che rappresentano l’intero spettro della malattia: Hurler (fenotipo clinico più grave), Hurler-Scheie (fenotipo clinico intermedio) e Scheie (fenotipo clinico meno grave). Queste distinzioni sono state poste sulla base dell’età di comparsa dei primi sintomi, della rapidità di progressione della patologia e della sintomatologia preminente. È bene però tenere presente che esiste un’estrema eterogeneità in termini di severità e sintomatologia all’interno di ogni fenotipo clinico ed anche sovrapposizione tra i diversi  fenotipi. La malattia deve quindi essere considerata un continuum che consiste in un ampio spettro di fenotipi clinici eterogenei; ogni paziente è unico in termini di età di esordio dei sintomi, progressione della patologia e comorbidità ed i test di laboratorio, anche se utili per la conferma diagnostica, non sono predittivi della severità della patologia.

Il codice di esenzione della MPS I è RCG140 (afferisce al gruppo "Mucopolisaccaridosi").

La sezione Mucopolisaccaridosi I è realizzata grazie al contributo non condizionante di Sanofi.

mucopolisaccaridosi, Sanofi

La combinazione della variabilità fenotipica della MPS I e la scarsa conoscenza della patologia può spesso portare a ritardi diagnostici. Anche se i pazienti e le famiglie di solito si rivolgono inizialmente ai pediatri ed ai medici di medicina generale, alcune manifestazioni frequentemente necessitano di consulti specialistici. Segni e sintomi che potrebbero portare al sospetto clinico di Mucopolisaccaridosi I sono: ernia inguinale e/o ombelica, lerigidità articolare, sindrome del tunnel carpale, infezioni recidivanti dell’orecchio medio e/o delle alte vie aeree, mano ad artiglio/dita a scatto, displasia dell’anca, valvulopatia, opacità corneale.

La conferma diagnostica è semplice: un esame delle urine può identificare un caso di MPS, in quanto i GAG vengono escreti in eccesso nelle urine dei pazienti MPS. La diagnosi definitiva si ottiene mediante l’analisi dell’attività enzimatica nei leucociti.

Fonte principale:
- Orphanet

MAINZ (GERMANIA) – Le mucopolisaccaridosi (MPS) sono malattie da accumulo lisosomiale causate da un deficit degli enzimi che sono responsabili della degradazione graduale di carboidrati complessi, i glicosaminoglicani. Mentre in passato il trattamento per le mucopolisaccaridosi consisteva principalmente in cure palliative, la terapia enzimatica sostitutiva (ERT) è ora possibile per alcune mucopolisaccaridosi, e in futuro molte altre opzioni terapeutiche saranno disponibili.

La mucopolisaccarisdosi di tipo I (MPS I) è una patologia rara con manifestazioni cliniche che coinvolgono molti apparati, da quello muscolo-scheletrico a quello visivo, ma anche gastrointestinale, cardiaco e respiratorio. Nello specifico si tratta di una malattia ereditaria, a trasmissione autosomica recessiva (entrambi i genitori devono essere portatori sani perché un soggetto sviluppi la malattia) che rientra nel gruppo delle malattie caratterizzate da accumulo lisosomiale: la MPS 1, infatti, è determinata dalla mancanza di α1-L-iduronidasi (IDUA), un enzima che ha il compito di scomporre i glicosaminoglicani (GAGs).

PTC Therapeutics ha annunciato l'avvio di una collaborazione con l'Orphan Disease Center (Scuola di Medicina Perelman dell'Università della Pennsylvania) orientata ad eseguire ricerca traslazionale (ricerca che verifica la possibilità di trasformare le scoperte scientifiche che arrivano dal laboratorio in applicazioni clini-che) su nuovi trattamenti per le malattie rare.

La Mucopolisaccaridosi I (MPS I) è una malattia rara eterogenea, progressiva e multisistemica. [1]
E’ causata dalla carenza dell’enzima alfa-L-iduronidasi, che provoca l’accumulo progressivo di glicosaminoglicani (GAG) in tutti gli organi e tessuti. Tale accumulo conduce a manifestazioni cliniche multisistemiche e progressive di gravità variabile. [1]

L'intero spettro della malattia è classificato in tre sindromi principali: Hurler (fenotipo clinico più grave), Hurler-Scheie (fenotipo clinico intermedio) e Scheie (fenotipo clinico meno grave). Esiste un’estrema eterogeneità in termini di severità e sintomatologia all’interno di ogni fenotipo clinico ed anche sovrapposizione tra i diversi fenotipi. [2,3]

Giungere alla diagnosi corretta di Mucopolisaccaridosi I è spesso difficile per gli specialisti che non hanno familiarità con la patologia. Tale situazione si accentua ancora di più nel caso della forma Scheie, poiché i pazienti presentano una sintomatologia più sfumata. È bene segnalare che, contrariamente alla forma Hurler, frequentemente la forma Scheie esordisce con un coinvolgimento articolare che per lungo tempo resta l’unico segno di malattia o si manifesta in concomitanza con sintomi all’apparenza innocui o aspecifici, come le manifestazioni otorinolaringoiatriche o l’ernia. Sono stati riportati svariati casi in cui pazienti Scheie sono stati misdiagnosticati per diversi anni (anche più di 50) e alcuni autori ipotizzano che gli attuali dati di incidenza e prevalenza potrebbero sottostimare l’effettiva frequenza della patologia. In conclusione, una conoscenza più approfondita ed una maggior consapevolezza dell’eterogeneità dello spettro clinico della Mucopolisaccaridosi I possono contribuire ad una migliore accuratezza diagnostica, portando maggiore beneficio al paziente. [6,7]


Riferimenti bibliografici

1. Neufeld E, Muenzer J. The Mucopolysaccharidoses. In: Scriver C, Beaudet A, Sly W, Valle D, eds. The Metabolic and Molecular Bases of Inherited Disease. New York, New York: McGraw-Hill; 2001:3421-52.
2. Wraith JE. The first 5 years of clinical experience with laronidase enzyme replacement therapy for mucopolysaccharidosis I. Expert opinion on pharmacotherapy 2005;6(3):489-506.
3. Pastores GM, Arn P, Beck M, et al. The MPS I registry: design, methodology, and early findings of a global disease registry for monitoring patients with Mucopolysaccharidosis Type I. Molecular genetics and metabolism 2007;91(1):37-47.
4. Meikle, P.J. et al., Prevalence of lysosomal storage disorders. JAMA 1999; 281: 249-254.
5. Muenzer J, Wraith JE, Clarke LA, and the International Consensus Panel on the Management and Treatment of Mucopolysaccharidosis I. Mucopolysaccharidosis I: management and treatment guidelines. Pediatrics 2009;123:19–29
6. Vijay S., Wraith J.E. Clinical presentation and follow-up of patients with the attenuated phenotype of mucopolysaccharidosis type I. Acta Paediatrica (2005) 94:872-87.
7. Melikoglu MA, Kocabas H, Sezer I, Cay HF, Cassidy AG, Balci N. Legg-Perthes disease-like joint involvement and diagnosis delay in Scheie syndrome: a case report. Clin Rheumatol. 2007 Nov;26(11):1937-9.

Secondo quanto pubblicato su Futurity, sarebbe possibile evitare danni permanenti al cervello nei bambini affetti da sindrome di Hurler, sottoponendoli a trapianto di sangue proveniente dal cordone ombelicale prima dei 9 mesi di età. Gli esperti dicono che i risultati ottenuti ad oggi sottolineano la necessità di una diagnosi precoce della malattia preferibilmente tramite programmi di screening neonatale.

La scoperta effettuata sul modello animale grazie alla Fondazione Telethon apre la strada a nuove prospettive per la mucopolisaccaridosi di tipo I: screening neonatale obbligatorio e trapianto di staminali cordonali


Roma, 20 ottobre 2014 – Dalla ricerca Telethon una nuova prospettiva di cura per una rara malattia genetica, la sindrome di Hurler. Un gruppo di ricercatori guidati da Marta Serafini del Centro di ricerca Tettamanti, Dipartimento di Pediatria dell’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con il Centro di Biostatistica per l'epidemiologia clinica della stessa Università, il Nemours/Alfred I. duPont Hospital for Children Wilmington, DE, USA dell’Hospital for Children di Wilmington, Delaware negli USA e il Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università Sapienza di Roma, ha dimostrato, per la prima volta in modelli animali, l’efficacia del trapianto di cellule staminali ematopoietiche per prevenire le malformazioni ossee, caratteristiche della malattia, se effettuato in età neonatale.

Secondo un articolo pubblicato su ScienceCodex i ricercatori della Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania avrebbero pubblicato due documenti che delineano i nuovi approcci di terapia genica esistenti per il trattamento della mucopolisaccaridosi di tipi 1 (MPSI). I ricercatori hanno esaminato la funzionalità di un vettore impiegato per sostituire l’enzima IDUA, carente nei pazienti con MPSI. Secondo quanto riportato nel secondo documento pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences, un’iniezione del vettore in questione, che esprime l’enzima IDUA a livello del fegato, preverrebbe la maggio parte delle manifestazioni sistemiche della malattia, comprese quelle cardiache.

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