Miastenia: la denuncia di Alessio Nesi

La denuncia di Alessio Nesi, docente. “Non voglio passare avanti a nessuno, ma trovo inumano che non ci siano agevolazioni per gli insegnanti affetti da una malattia invalidante”

Avere la miastenia gravis e dover guidare per oltre 200 chilometri al giorno per raggiungere il luogo di lavoro. Essere titolari della Legge 104 e non avere diritto a una cattedra in una scuola vicino casa perché l’unico posto libero disponibile spetta ai neoimmessi in ruolo. Alessio Nesi, docente di storia e filosofia, ha vinto il concorso ordinario del 2020 diventando finalmente insegnante di ruolo, dopo alcuni anni di insegnamento come precario e nel sostegno all’interno della scuola pubblica. Eppure ogni giorno è costretto a trascorrere più di due ore e mezzo alla guida, un’ora e 20 all’andata e un’ora e 20 al ritorno, per raggiungere Cecina, in provincia di Livorno, da Massa Carrara, dove vive. “Non voglio passare avanti a nessuno, ma trovo inumano che non ci siano deroghe per disabilità personale. Non pretendo di modificare la normativa, ma desidero che questa situazione sia conosciuta”, afferma con tono più incredulo che arrabbiato.

Il prof. Nesi ha ricevuto la diagnosi di miastenia nel 2018 e nel tempo ha sperimentato le insidie di una malattia per certi versi subdola e difficile da gestire. Per ragioni sconosciute, nei pazienti miastenici il sistema immunitario produce anticorpi che si dirigono contro i recettori muscolari, compromettendo la normale trasmissione degli impulsi nervosi che stimolano la contrazione dei muscoli. “La malattia si attiva dopo un’intensa attività fisica e guidare ogni giorno per un lasso di tempo così lungo è davvero eccessivo”, commenta. “Chi mi vede quando sto bene non capisce dove sia il problema, ma nel momento in cui l’anticorpo entra in circolo e va a colpire il neurotrasmettitore i muscoli non funzionano più e mi assale una stanchezza incredibile. Per rendere la cosa più comprensibile faccio questo esempio: è come se abitassi su Giove, dove la forza di gravità è 2,5 volte superiore rispetto a quella terrestre”. Così per Alessio Nesi l’anno scolastico che è appena trascorso è stato difficile e pieno di sfide. “Nonostante l’assunzione degli immunosoppressori ho avuto delle ricadute, ma sono riuscito ad assentarmi soltanto nel mese di dicembre. Ho tirato più di quanto avrei dovuto perché quello passato è stato l’anno in cui sono entrato in ruolo e quindi l’anno di prova, e poi non volevo interrompere la continuità didattica, penalizzando i ragazzi. Certo, se la scuola fosse stata più vicina sarebbe stata tutta un’altra storia”.

Dopo aver vinto il concorso per una cattedra nella regione Toscana, Nesi ha potuto esprimere un ordine di preferenza tra le province in cui prendere servizio. Livorno era solo la quarta scelta, dopo Massa Carrara, Pisa e Lucca. All’epoca non era ancora titolare di Legge 104, di cu ha fatto richiesta solo più tardi nell’ottica di chiedere la mobilità, che nel gergo scolastico vuol dire riavvicinamento a casa e alla famiglia, per l’anno successivo. “Ho fatto domanda per una cattedra in una scuola di Villafranca in Lunigiana, dove era presente un posto libero, che pensavo mi sarebbe spettato di diritto”. Così, invece non era e non è stato, e non per colpa della scuola, ci tiene a precisare il prof., ma per via di quanto stabilito all’articolo 8, comma 7 del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo concernente la mobilità del personale docente, educativo per il triennio 2022-2025, la cui ratio di fondo non appare immediatamente comprensibile. “Il trasferimento mi è stato negato, perché nella mia provincia c’era solo un posto libero - chiarisce - e quando c'è un solo posto libero viene assegnato alle mobilità o ai neoimmessi in ruolo ad anni alterni, e questo era l’anno per i neoimmessi in ruolo”.

Morale della favola: anche in presenza di una malattia rara e invalidante come la miastenia ottenere una cattedra vicino casa non è semplice e né scontato. “Considerando che per la mia classe di concorso i posti sono pochi, perché si verifichi l’incastro ideale ci potrebbero volere degli anni. E dove ci sono pochi posti la rigidità del meccanismo diventa più evidente. Potrei provare a chiedere l’assegnazione provvisoria per un anno, ma il risultato non sarebbe ideale per nessuno: io risolverei solo temporaneamente il problema e i miei futuri studenti si troverebbero un docente destinato a restare un solo anno”. Insomma, sembra proprio che, anche con tutta la buona volontà, la soluzione strutturale non esista. “È un po’ come cercare parcheggio in un luogo affollato: devi arrivare al momento giusto, proprio mentre un altro automobilista sta andando via”, conclude il prof. “Ma a differenza dei parcheggi, in questo caso non esistono posti riservati per le persone con disabilità”.

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