L'ha dimostrato un team di ricercatori spagnoli, che nella regione della Galizia ha anche registrato una prevalenza della patologia superiore a quanto previsto

Santiago de Compostela (SPAGNA) – La sua scoperta non sarà certo così epocale come quella del suo omonimo Cristoforo Colombo, ma il dottor Cristóbal Colón - nel suo campo, le malattie rare - ha comunque fornito un'informazione utile ai pazienti affetti da malattia di Fabry e ai medici che la curano. Il gruppo di ricercatori spagnoli capeggiato da Colón ha infatti dimostrato, in un recente studio pubblicato sulla rivista European Journal of Pediatrics, che nella regione nord-occidentale della Galizia la prevalenza della patologia è considerevolmente sottostimata, e soprattutto che uno screening neonatale sistematico è fattibile.

La malattia di Fabry è un raro disturbo da accumulo lisosomiale legato al cromosoma X, causato dalla carenza dell'enzima alfa-galattosidasi A. La diagnosi precoce è essenziale per una migliore efficacia della terapia enzimatica sostitutiva (ERT), disponibile in commercio da circa 10 anni. Da pochi mesi in Italia è disponibile anche, per alcuni pazienti, migalastat, il primo farmaco ad uso orale per la patologia.

Nonostante la terapia sia disponibile da tempo, la diagnosi arriva ancora troppo spesso con notevole ritardo, a causa della sintomatologia non specifica.
La malattia è causata da un accumulo di glicosfingolipidi nei lisosomi (dovuta alla carenza dell’enzima alfa-galattosidasi A): questo accumulo avviene nei tessuti e, in particolare, nell’endotelio di vari organi. Da ciò deriva una serie di problematiche che coinvolgono principalmente il distretto renale e cardiaco e il sistema nervoso centrale, tali da compromettere qualità e aspettativa di vita. I sintomi consistono in dolori agli arti (anche molti forti), febbre, stanchezza, intolleranza agli sforzi fisici, al caldo e al freddo eccessivi, e talvolta disturbi dell’udito e della vista. Sintomi non specifici che rendono piuttosto difficile la diagnosi, che può arrivare anche in età adulta.
Per questo motivo l'ipotesi di una diagnosi precoce, quindi l'idea dello screening neonatale, sarebbe davvero rivoluzionaria.

Il team spagnolo ha quindi eseguito uno screening neonatale per studiare la prevalenza della patologia e per valutare la possibilità di attuare il test in maniera sistematica. Sono stati raccolti 14.600 campioni di sangue essiccato (di 7.575 maschi e 7.025 femmine, che rappresentano il 99% di tutte le nascite in Galizia durante l'anno 2008), e su questi è stato effettuato uno studio diagnostico tramite misurazione fluorimetrica dell'attività enzimatica dell'alfa-galattosidasi A e sequenziamento del gene GLA.

I risultati hanno individuato un paziente con una mutazione nel gene GLA associata alla classica malattia di Fabry (M290I), dieci soggetti che avevano varianti genetiche di diagnosi incerta (S126G, R118C, A143T) e una ragazza con la variante non caratterizzata F18Y, mai descritta in precedenza. Ulteriori 25 campioni presentavano sostituzioni nucleotidiche descritte come polimorfismi (D313Y, rs2071225 e rs2071397). La prevalenza stimata per la malattia di Fabry nei maschi della Galizia è risultata dello 0,013%, un dato molto superiore a quanto previsto.

Gli studiosi spagnoli hanno quindi ritenuto possibile l'ipotesi di inserire la malattia di Fabry nel programma di screening neonatale attuato dal sistema sanitario pubblico della Galizia, che attualmente rileva oltre 20 malattie metaboliche. Tuttavia, per stabilire dei protocolli per la gestione dei pazienti, sarà necessaria un'ulteriore caratterizzazione delle varianti di significato clinico incerto.

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