Nel mondo, circa una persona ogni 250 presenta un’alterazione genetica che causa ipercolesterolemia familiare (FH)*; l’alterazione che si riscontra più frequentemente è a carico del gene che codifica per il recettore delle LDL. Questo recettore si trova sulla superfice della cellula ed ha il compito di “catturare” le particelle di colesterolo LDL, rimuovendole dal sangue. L’alterazione del gene provoca la formazione di recettori per le LDL malfunzionanti, ossia di recettori che non sono in grado di rimuovere il colesterolo LDL dal sangue.
La maggior parte dei soggetti con ipercolesterolemia familiare ha ereditato un gene difettoso per il recettore delle LDL da uno dei genitori ed un gene normale dall’altro genitore.
Conseguentemente, in questi soggetti, circa la metà dei recettori per le LDL presenti sulla superfice delle cellule, è correttamente funzionante. In questi casi si parla di ipercolesterolemia familiare eterozigote, mentre quando un soggetto eredita il gene difettoso per il recettore delle LDL da entrambi i genitori, si parla di ipercolesterolemia familiare omozigote. Quest’ultime sono forme di ipercolesterolemia molto rare, colpiscono infatti circa un soggetto su un milione, ma anche molto più gravi delle forme eterozigoti.

I soggetti omozigoti, infatti, sono completamente privi di recettori funzionanti e ad oggi, non esiste alcun trattamento, dietetico o farmacologico, che da solo o combinato, sia in grado di ridurre efficacemente il colesterolo estremamente elevato che è presente in questi soggetti.
In questi casi si rende quindi necessario ricorrere ad una rimozione meccanica dal sangue del colesterolo LDL, utilizzando una metodica simile alla dialisi, chiamata LDL-aferesi.

La diagnosi di ipercolesterolemia familiare può essere fatta clinicamente, sulla base dell’anamnesi personale e familiare del soggetto ed in presenza di alcuni segni clinici che, per quanto non sempre presenti in tutti i soggetti, sono indicativi di un’ipercolesterolemia familiare.
I segni clinici visibili i più comuni sono dei rigonfiamenti, detti xantomi, presenti sui tendini del tallone e delle mani e dei depositi giallognoli sulla pelle intorno agli occhi (xantelasmi). Meno comunemente si può anche osservare un deposito biancastro di colesterolo, chiamato arco corneale, a circondare la parte colorata (iride) dell’occhio,.

Attualmente la diagnosi di ipercolesterolemia familiare può essere fatta mediante un test genetico che, attraverso l’analisi del DNA del soggetto, permette una ricerca accurata dei difetti che possono colpire il gene del recettore per le LDL o altri geni che sono coinvolti nella regolazione del metabolismo del colesterolo. Comunemente si utilizza il DNA contenuto nei globuli bianchi, è quindi sufficiente un semplice prelievo del sangue per procedere con la diagnosi genetica.
Poiché se un soggetto è affetto da ipercolesterolemia familiare i suoi parenti più prossimi (genitori, fratelli, sorelle, figli) hanno il 50 per cento di probabilità di aver anch’essi ereditato la malattia, diventa cruciale una valutazione genetica dei componenti della famiglia, per poter ottenere una diagnosi precoce di questa malattia.
E’ importante che la diagnosi di ipercolesterolemia familiare venga fatta il prima possibile perché il trattamento è tanto più efficace quanto prima viene iniziato.
Una diagnosi ottenuta in età giovanile permette infatti di poter attuare un precoce cambiamento nelle abitudini alimentari, negli stili di vita ed eventualmente anche l’inizio di un’adeguata terapia farmacologica, tutte misure che possono ridurre l’impatto della malattia nell’età adulta.

L’ipercolesterolemia familiare è uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare.

La presenza di elevati valori di colesterolo LDL contribuisce all’instaurarsi di un processo di alterazione delle pareti dei vasi, noto come aterosclerosi, che a sua volta è strettamente correlato all’insorgenza di gravi malattie cardio e cerebro vascolari.

L’aterosclerosi si manifesta inizialmente con la formazione di cellule ricche di colesterolo all’interno della parete dei vasi sanguigni.
Questo processo causa infiammazione, proliferazione cellulare, ulteriori depositi di colesterolo, formazione di tessuto cicatriziale ed indurimento della parete vascolare. Tutto ciò ha come risultato finale la formazione di una cosiddetta «placca».
In particolari circostanze le placche possono andare incontro ad un processo di rottura in seguito al quale si formano degli emboli che possono restringere gravemente i vasi, fino a bloccare completamente il flusso sanguigno. L’arresto del flusso del sangue comporta un’immediata mancanza di ossigeno dei tessuti colpiti, provocando nell’organo interessato, danni anche molto estesi, che sono alla base di gravi malattie quali ad esempio l’infarto del miocardio o l’ictus cerebrale.

Nei soggetti con ipercolesterolemia familiare, il rischio di malattia cardiovascolare è sensibilmente più alto rispetto ai soggetti normali. Tale rischio aumenta con l’aumentare dei livelli di colesterolo LDL ed è amplificato dalla presenza di ulteriori fattori di rischio, quali ad esempio diabete ed ipertensione.
Con un adeguato controllo della colesterolemia attraverso opportune misure dietetiche e farmacologiche, un corretto stile di vita ed un’opportuna correzione di eventuali altri fattori di rischio, è possibile ridurre sensibilmente il rischio di insorgenza dell’aterosclerosi e conseguentemente la comparsa di malattie cardiovascolari anche gravi.

Con l’aggiornamento dei LEA e l’entrata in vigore del DPCM 12 gennaio 2017, le seguenti patologie devono essere esentate con questi codici:

Codice RCG070 - DIFETTI CONGENITI DEL METABOLISMO DELLE LIPOPROTEINE
Valido per:

- IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE OMOZIGOTE TIPO IIa
- IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE OMOZIGOTE TIPO Iib
- ABETALIPOPROTEINEMIA (SINDROME DI BASSEN-KORNZWEIG)
- DEFICIT DI LECITINCOLESTEROLO ACILTRANSFERASI
- DEFICIT FAMILIARE DI LIPASI LIPOPROTEICA
- IPERTRIGLICERIDEMIA FAMILIARE
- IPOBETALIPOPROTEINEMIA
- MALATTIA DI TANGIER (DEFICIT FAMILIARE DI ALFALIPOPROTEINA)

Codice 025 - PATOLOGIE CRONICHE
Valido per:

- IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE ETEROZIGOTE TIPO IIa
- IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE ETEROZIGOTE TIPO IIb
- IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE COMBINATA
- IPERCOLESTEROLEMIA PRIMITIVA POLIGENICA
- IPERLIPOPROTEINEMIA DI TIPO III


*Nella popolazione generale, la frequenza della FH eterozigote è stimata in circa 1/200-1/250 persone, mentre la forma omozigote è molto rara, con una frequenza compresa tra 1/300.000 e 1/1.000.000 persone.

Articoli correlati

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni