I risultati giungono da pazienti in età pediatrica e attestano la superiorità della nuova molecola rispetto all'odierna terapia standard per la malattia

Novato (USA), Tokyo (GIAPPONE) e Londra (UK) – Nuove conferme in merito all'efficacia e sicurezza del farmaco burosumab (Crysvita®) emergono dai risultati a 64 settimane dello studio clinico di Fase III che è tuttora in corso in bambini affetti da ipofosfatemia legata all'X (XLH, nota anche come rachitismo ipofosfatemico legato all'X). Nella sperimentazione, di tipo randomizzato e controllato, burosumab viene valutato in confronto all'attuale standard terapeutico per la malattia, basato sulla somministrazione orale di fosfato e vitamina D attiva.

La XLH è una malattia scheletrica rara, ereditaria, cronica e progressiva, ed è caratterizzata da una perdita renale di fosfato causata dall'eccessiva produzione della proteina FGF23 (fattore di crescita fibroblastico 23). Nei bambini la patologia provoca rachitismo, con conseguenti deformità agli arti inferiori,  ritardo nella crescita e diminuzione dell'altezza; negli adulti, invece, la XLH evolve in una condizione nota come osteomalacia, che comporta problemi osteo-articolari e aumento del rischio di fratture.

Burosumab è un anticorpo monoclonale completamente umano anti-FGF23, e rappresenta il primo trattamento mirato al meccanismo patofisiologico che è alla base della XLH. A febbraio del 2018, il farmaco ha ricevuto l'approvazione condizionata da parte della Commissione Europea (CE) per il trattamento dell'ipofosfatemia legata all'X nei bambini di almeno 1 anno di età e negli adolescenti con scheletro in crescita.

Lo studio di Fase III sull'impiego di burosumab in pazienti pediatrici con XLH ha raggiunto il suo endpoint primario a maggio dello scorso anno, dimostrando che la nuova molecola, dopo 40 settimane di trattamento, era superiore all'attuale terapia standard per la malattia nel migliorare i sintomi del rachitismo. Oggi, i nuovi risultati provenienti dalla sperimentazione, estrapolati dopo 64 settimane di trattamento, rappresentano un'ulteriore conferma della validità di burosumab, che si è dimostrato superiore al trattamento con fosfato e vitamina D attiva in tutti gli endpoint chiave di efficacia dello studio.

Innanzitutto, per quanto riguarda le problematiche scheletriche legate alla XLH, i punteggi relativi alla scala di valutazione globale del rachitismo (Rickets Global Impression of Change, RGI-C) si sono rivelati migliori nei pazienti trattati con burosumab: l'86% di questi ha evidenziato una sostanziale guarigione dalla condizione (punteggio RGI-C maggiore o uguale a +2.0) contro solo il 18,8% dei pazienti sottoposti a terapia convenzionale. Anche i punteggi della scala RSS (Thacher Rickets Severity Scoring), utilizzata per accertare la gravità del rachitismo, sono maggiormente migliorati nei pazienti che hanno ricevuto burosumab. Il farmaco si rivelato più efficace nel ridurre la deformità degli arti inferiori, ha indotto un aumento statisticamente significativo della crescita e ha comportato miglioramenti nella capacità di deambulazione, misurata con il test del cammino in 6 minuti (6 Minutes Walk Test).

I nuovi dati provenienti dallo studio di Fase III hanno evidenziato, inoltre, la maggiore efficacia di burosumab nel contrastare lo squilibrio metabolico associato alla XLH. Al momento di iniziare la sperimentazione, i partecipanti mostravano livelli medi di fosforo serico e di riassorbimento renale del fosfato al di sotto della norma. Dopo 64 settimane di studio, nel gruppo di trattamento con burosumab entrambi i livelli hanno mediamente raggiunto il range di normalità, mentre nel gruppo sottoposto a terapia convenzionale sono rimasti al di sotto dei limiti inferiori della norma.

Per quanto riguarda la sicurezza, nello studio clinico di Fase III non si sono verificate interruzioni di trattamento o decessi. Dopo 64 settimane, sono stati segnalati 3 eventi avversi gravi nel gruppo burosumab e altri 3 nel gruppo terapia convenzionale, ma nessuno di questi è stato considerato come correlato al trattamento. Il 51,7% dei pazienti trattati con burosumab ha mostrato reazioni nel sito di iniezione, tutte di lieve entità tranne una (nessuna reazione è stata considerata grave). In entrambi i gruppi trattamento non sono stati osservati cambiamenti clinicamente significativi nei livelli serici medi di calcio e di ormone paratiroideo intatto o negli esami renali ad ultrasuoni, e non sono emersi eventi di iperfosfatemia. In generale, il profilo di sicurezza di burosumab osservato nello studio di Fase III è apparso coerente con quello rilevato nelle altre sperimentazioni pediatriche in cui il farmaco è stato testato per la XLH.

"Siamo molto incoraggiati dal fatto che i risultati di efficacia e sicurezza a 64 settimane continuino a dimostrare che burosumab sia significativamente più efficace della terapia convenzionale nella normalizzazione dei livelli di fosforo, nella riduzione del rachitismo e delle deformità alle gambe e nel miglioramento della crescita dei bambini con XLH. Questi nuovi dati evidenziano come burosumab sia un farmaco in grado di modificare la malattia, e come il fosfato orale e la vitamina D attiva non rappresentino un'opzione di trattamento sufficiente per questi pazienti", ha dichiarato Camille L. Bedrosian, Chief Medical Officer di Ultragenyx Pharmaceutical, azienda che detiene i diritti di sviluppo e commercializzazione di burosumab insieme a Kyowa Hakko Kirin.

"Questi sono risultati eccellenti, che ampliano ulteriormente la comprensione di quale valore abbia burosumab per i pazienti pediatrici con XLH", ha aggiunto Mitsuo Satoh, Executive Officer, Vice Presidente Responsabile della Divisione Ricerca e Sviluppo di Kyowa Hakko Kirin, società che ha originariamente ideato la molecola. "Ora ci stiamo concentrando sul lavoro con le autorità sanitarie, per riuscire a rendere disponibile burosumab in un numero sempre maggiore di Paesi".

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il comunicato stampa aziendale.

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