Dottoressa Margherita MaffeiLa dr.ssa Margherita Maffei (Pisa): “In entrambi i casi è stata notata una diminuzione dei linfociti T che modulano la risposta del sistema immunitario”

PISA – Sotto il termine lipodistrofia si raggruppano una serie di condizioni eterogenee con un denominatore comune, ovvero la scomparsa del tessuto adiposo bianco. Questa può essere totale o parziale, associata o meno ad accumulo eccessivo di grasso in parti specifiche e insolite del corpo. Nelle forme più gravi e generalizzate si ha la scomparsa di tutto il tessuto adiposo fino ad intaccare quello con una funzione meccanica che si trova nelle palme dei piedi e delle mani. Anche l’origine di questa condizione patologica è eterogenea: esistono infatti forme monogeniche e forme invece acquisite per cui si sospetta una componente autoimmune.

Ne abbiamo parlato con la dr.ssa Margherita Maffei, biologa, primo ricercatore presso l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e attiva presso il Centro Obesità dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, che ha affrontato questi aspetti nel corso del congresso annuale dell'ECLIP (European Consortium of Lipodystrophies), che si è recentemente tenuto a Roma. Il titolo della sua relazione è stato appunto: “Eccesso e riduzione di grasso, condizioni apparentemente opposte ma con caratteristiche simili nel sistema immunitario”.

“In una persona normale il tessuto adiposo serve per immagazzinare l’energia in eccesso sotto forma di trigliceridi. Nei lipodistrofici il tessuto adiposo assente o comunque disfunzionale non assolve a questa funzione e i grassi in eccesso si depositano dove non dovrebbero, ovvero nel fegato provocando steatosi epatica, e nel muscolo causando insulino resistenza. Queste condizioni di dismetabolismo importante sono le stesse che si trovano nei grandi obesi: così come nell’obesità grave, nella lipodistrofia troviamo quindi gravi dislipidemie, steatosi epatica, insulino resistenza, diabete e quindi un aumentato rischio cardiovascolare.

Così come nell’obeso, il problema metabolico del lipodistrofico può essere in parte attenuato seguendo una dieta ipocalorica e povera di grassi e zuccheri, e utilizzando i farmaci per la gestione delle dislipidemie (statine, fibrati) e del diabete (insulino sensibilizzanti, insulina)”, sottolinea la dr.ssa Maffei.

Buoni effetti sulla gestione delle complicanze metaboliche della lipodistrofia si sono ottenuti utilizzando un ormone che nelle persone normali viene sintetizzato dal tessuto adiposo, la leptina, della quale i lipodistrofici presentano livelli molto bassi. La forma ricombinante dell’ormone è stata approvata dall'americana Food and Drug Administration (FDA) solo per la terapia delle forme generalizzate di lipodistrofia e non è ancora in commercio in Italia; se ne può fare richiesta per uso compassionevole per casi molto gravi e compromessi metabolicamente. Non vi è al momento terapia  in grado di normalizzare la deficienza di tessuto adiposo”, prosegue la biologa.

Alterazioni importanti del metabolismo hanno effetti sul sistema immunitario: è infatti noto che sia in casi di obesità che di malnutrizione vi è una maggiore suscettibilità alle infezioni. La domanda che ci siamo posti è quindi se anche nella lipodistrofia, che come detto rappresenta una condizione di metabolismo altamente compromesso, vi siano disfunzioni di questo tipo e come si confrontino con i dati che possiamo ottenere dalle persone obese. Abbiamo quindi reclutato 16 pazienti lipodistrofici (variabili per eziologia e tipologia), 16 pazienti obese e 16 pazienti di controllo.

I nostri dati indicano che le popolazioni linfocitarie come le Tregs (T regulatory cells) e le iNKT (invariant Natural Killer Cells), deputate a modulare il sistema immunitario e ad impedire che sia eccessivamente attivato, sono ridotte sia nei pazienti lipodistrofici che in quelli obesi rispetto ai pazienti sani di controllo. Abbiamo inoltre riscontrato che i macrofagi dei lipodistrofici e degli obesi si presentano come maggiormente infiltrati di trigliceridi, come se anche queste cellule fossero sottoposte al sovraccarico di lipidi in circolazione, dovuto ad un tessuto adiposo disfunzionale nei primi e ad uno stato nutrizionale di eccessiva alimentazione nei secondi.

Le caratteristiche descritte sono tanto più accentuate quanto più il profilo lipidico del paziente è compromesso. I nostri risultati – conclude la dr.ssa Maffei – descrivono quindi una nuova caratteristica biologica che accomuna lipodistrofia e obesità e stimolano importanti domande sulle relazioni di causa-effetto che legano metabolismo e immunità: ci chiediamo inoltre se le alterazioni da noi viste possano avere conseguenze sull’evoluzione della condizione lipodistrofica”.

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