Caterina Dietrich

La denuncia dell’associazione FSHD Italia: “Si dà per scontato che la persona disabile costituisca, di per sé, un pericolo al volante, mentre invece andrebbe fatta un’analisi caso per caso”

Paolo (nome di fantasia) ha rischiato di vedersi sospendere la patente di guida con gravi ripercussioni dal punto di vista economico, psicologico e familiare. A raccontare la sua vicenda è la moglie Marta (nome di fantasia), in una delle tante testimonianze che l’associazione FSHD Italia Onlus, nata nel 2008 per supportare i pazienti affetti da distrofia facio-scapolo-omerale (FSHD), sta raccogliendo in queste settimane per denunciare le difficoltà che i pazienti incontrano con le Commissioni mediche al momento del rinnovo della patente.

Paolo, per esempio, ha ricevuto la diagnosi di FSHD all’Ospedale Besta di Milano due anni fa e, fino a non troppo tempo addietro, di mestiere faceva il camionista. Così, quando lo scorso gennaio si è visto negare il rinnovo della patente, a seguito della chiamata della ASL territoriale, è caduto dalle nuvole. Era andato all’appuntamento con la Commissione Patente della città di Varese sereno e senza farsi accompagnare dal medico personale. “Mio marito è in possesso delle patenti AM, B, C e D”, racconta Marta. “Fino a sei anni fa guidava il camion e ogni giorno deve farsi tre ore di automobile per andare e tornare dal lavoro. Ha sempre macinato chilometri su chilometri senza mai fare incidenti e ancora oggi metto la mia vita nelle sue mani con serenità, perché è perfettamente abile alla guida, a tal punto che se dobbiamo andare a spasso ne approfitto per farmi scarrozzare. Ha dei riflessi talmente rapidi che solo accanto a lui mi sento al sicuro”.

Eppure il test per il rinnovo della patente va nel peggiore dei modi. “L'esame, se così lo vogliamo chiamare, si è svolto in maniera superficiale, la Commissione non ha neppure ipotizzato una simulazione di guida reale e ha fatto eseguire a mio marito esercizi in cui era costretto a mantenere una postura che lo ha messo in difficoltà ma che non rispecchiava affatto la reale posizione di guida”, denuncia Marta. A Paolo viene sospesa la patente e, per il futuro, dovrà richiedere una licenza speciale e guidare solo veicoli modificati, con freno, cambio e acceleratore a volante. La sentenza ha un effetto deprimente sull’intero nucleo familiare, non solo per gli effetti psicologici sul protagonista, ma anche per le ripercussioni economiche, dal momento che si tratta di una famiglia monoreddito e che Paolo, lavorando a 50 chilometri da casa, non può fare a meno dell’automobile.

Fortunatamente la storia di Paolo, almeno per il momento, finisce bene. Dopo aver fatto ricorso, effettua una nuova visita in Commissione accompagnato dalla sua neurologa personale e ottiene il rinnovo della patente per un anno. Non è certo quello si aspettavano lui e Marta, ma è comunque meglio di niente. Resta, tuttavia, la sensazione che qualcosa non funzioni come dovrebbe. “Ci siamo resi conto che il rinnovo della patente porta a una valutazione poco consona, che non tiene conto delle effettive difficoltà che può avere la singola persona che si presenta all’esame”, commenta Caterina Dietrich, vicepresidente di FSHD Italia Onlus. “È come se ci fosse una catalogazione unica della persona disabile”. Il caso di Paolo, infatti, è tutt’altro che isolato. Come lui, anche Patrizia (nome di fantasia) sente di aver subito un’ingiustizia: ha rischiato di vedersi riconoscere la validità della patente solo a patto che il documento di guida segnalasse la targa della sua auto. “L’ingegnere della Commissione medica ha tralasciato di visionare correttamente la simulazione di guida da me preventivamente effettuata, perché ritenuta troppo lunga, e non ha guardato la relazione del neurologo”, spiega. “Entrambi questi documenti attestavano che, nonostante le problematiche legate alla mia disabilità, sono in grado di guidare un veicolo dotato di servosterzo e cambio automatico. L’ingegnere ha voluto invece elaborare un suo giudizio, facendomi compiere dei movimenti ed esercizi con le braccia e con le gambe. Stando a questo giudizio, sulla mia patente io dovrei avere segnata la targa della mia auto perché non in grado di guidare trattori e macchine da corsa (contemplati nella patente BS). Quindi io avrei dovuto guidare esclusivamente la mia auto, e in caso di sostituzione del veicolo, rifare nuovamente la visita per il rinnovo della patente, anche prima della scadenza”.

Giovanni (nome di fantasia) è riuscito a ‘strappare’ la possibilità di guidare senza dover effettuare modifiche alla vettura ma soltanto per un anno, e tutto ciò dopo un ‘calvario’ fatto di visite mediche, spese sostenute e disbrighi burocratici di varia natura. E ora, anziché godersi il successo ottenuto, attende con ansia il momento in cui, tra qualche mese, dovrà ricominciare la ‘via crucis’ per rinnovare di nuovo la patente. Elisabetta (nome di fantasia), dallo scorso mese di settembre, si trova ‘reclusa’ in casa: non solo le è stata richiesta una patente speciale, ma non può più usare la sua vecchia automobile e non ha, al momento, la disponibilità economica per acquistarne una con frizione automatica. E tutto questo “malgrado un certificato medico del neurologo, che attestava che ero in grado di guidare con sicurezza qualunque tipo di auto, una relazione di prova di guida, una patologia immutata da circa un decennio e le normali revisioni biennali”. Da quando, dieci anni fa, le è stata diagnosticata la malattia, Elisabetta si è sempre sposata con l’aiuto del deambulatore e ha sempre guidato senza problemi, cercando di conservare, per quanto possibile, la propria autonomia. “Ora mi accingo a provvedere all’installazione della frizione automatica facendo un debito, perché mi chiedono circa 3-4mila euro, collaudo compreso”, denuncia. “Vivo sola, lontana dal centro, e mi trovo costretta a ricorrere agli altri per ogni piccola cosa. Sarà che non ci ero abituata, ma la cosa mi provoca una profonda depressione”.

“Si fa di tutta l’erba un fascio: se sei disabile, si ritiene che tu debba per forza avere anche problemi di guida e, inevitabilmente, vieni considerato un pericolo per gli altri”, fa notare Dietrich. “Basterebbe considerare quanta incidenza hanno, sul computo generale, gli incidenti provocati da persone disabili rispetto a quelli procurati da persone sanissime che si mettono alla guida ubriache. Secondo FSHD Italia, infatti, attualmente esiste una regolamentazione puramente interpretativa, che lascerebbe troppo spazio alle considerazioni dei singoli membri della Commissione. “A volte le Commissioni agiscono con superficialità”, aggiunge Annalisa Alimandi, consigliera dell’Associazione. “Spesso le stesse certificazioni del neurologo non vengono prese in considerazione. Perciò, molti si vedono sospesa la patente con effetto immediato, dovendo poi intentare ricorsi complessi e costosi per poterla ottenere di nuovo”.

Inoltre, sottolinea FSHD Italia, quello delle patenti non è solo un problema relativo alla possibilità o meno di guidare l’automobile. È anche una cartina tornasole per comprendere meglio la concezione che una società come la nostra può avere della disabilità. “Al di là dei casi singoli, il modo in cui viene concepita la disabilità si basa su presupposti assolutamente non fondati”, riflette la vicepresidente Dietrich. “In pratica, si dà per scontato che la persona disabile abbia dei problemi, che possa costituire un pericolo alla guida e che debba necessariamente guidare un’automobile con cambio automatico e freno manuale. Il problema del rinnovo delle patenti potrebbe essere risolto con una semplice prova pratica di guida, che dovrebbe essere prevista da regolamento. Le generalizzazioni non vanno mai bene, ogni situazione è a sé: andrebbe fatta un’analisi caso per caso, andando a indagare le difficoltà e le possibili soluzioni di ogni situazione specifica”.

 

 

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