Cuccioli

È invece possibile il contrario, cioè che il padrone trasmetta la malattia al suo cane o gatto, ma è rarissimo: ad oggi è accaduto solo in cinque casi

“Si può conoscere il cuore d'un uomo già dal modo in cui egli tratta le bestie”, scrisse Immanuel Kant nelle sue Lezioni di etica. Gli animali domestici, in questi difficili mesi di quarantena, ci donano gioia e benessere, ma il dubbio è: anche loro possono ammalarsi di COVID-19 e trasmettere la malattia agli esseri umani? Per ora, in tutto il mondo, sono solo cinque i casi di animali colpiti dal Coronavirus: due cani e un gatto a Hong Kong, un altro gatto in Belgio e per ultima Nadia, una tigre malese che vive in uno zoo del Bronx, a New York.

I SINTOMI NEGLI ANIMALI

In tutti questi animali, all'origine dell'infezione c'è la malattia dei loro proprietari (o nel caso della tigre, del guardiano), tutti affetti da COVID-19. Nei due cani e nel gatto osservati a Hong Kong, l'infezione si è evoluta in forma asintomatica, mentre il gatto descritto in Belgio ha sviluppato una sintomatologia respiratoria e gastroenterica con tosse, dispnea, anoressia, vomito e diarrea, migliorando spontaneamente a partire dal nono giorno dall'esordio della malattia. Per la tigre, invece, i sintomi sono stati tosse secca e diminuzione dell'appetito.

Si tratta comunque di soli cinque casi, a fronte di quasi tre milioni nell'uomo. L'evidenza suggerisce quindi che il contagio sia estremamente improbabile, ma per averne conferma affidiamoci alle fonti ufficiali, ovvero l'OMS, il Ministero della Salute e l'Istituto Superiore di Sanità: quest'ultimo ha approfondito il tema con l'intervento di Umberto Agrimi, direttore del Dipartimento sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria.

LA MINACCIA DEI “WET MARKET”

I Coronavirus sono una grande famiglia di virus, comuni negli animali, che occasionalmente possono infettare un essere umano per poi diffondersi ad altre persone. Ad esempio, il virus che ha causato la SARS era associato agli zibetti, mentre quello che ha provocato la MERS ai dromedari. Molto probabilmente, il virus SARS-CoV-2, responsabile della malattia COVID-19, ha avuto origine nei pipistrelli, passando all'uomo attraverso un ospite intermedio che ancora non è stato identificato. L'OMS ribadisce che, sulla base delle prove attuali, la principale via di trasmissione rimane quella da uomo a uomo. Esiste, comunque, la possibilità che alcuni animali domestici vengano contagiati a causa dello stretto contatto con esseri umani infetti: non è dimostrato il contrario, cioè che gli animali domestici possano trasmettere l’infezione all'uomo.

Più che degli animali domestici, dunque, ci si dovrebbe preoccupare di quelli selvatici, venduti nei cosiddetti “wet market”: è stato proprio da uno di questi mercati, dove le condizioni igieniche sono agghiaccianti, che sarebbe partita l'epidemia di Coronavirus nella città cinese di Wuhan. Ora l'ONU chiede un divieto, in tutto il mondo, dei mercati in cui si vendono animali – vivi o morti – destinati al consumo umano, e anche l'opinione pubblica è d'accordo, non solo in Occidente ma anche in Oriente: secondo un'indagine del WWF, oltre il 90% degli intervistati nel sud-est asiatico e ad Hong Kong è favorevole ad una chiusura dei mercati di fauna selvatica illegali o non regolamentati.

LE SPECIE PIÙ SOGGETTE AL VIRUS

Ricordate il celebre comandamento della Fattoria degli Animali di George Orwell? “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Anche quando si tratta di Coronavirus, ci sono alcune specie più fortunate di altre. Un recentissimo studio cinese, pubblicato sulla rivista Science, ha illustrato i risultati preliminari ottenuti in test di laboratorio condotti per comprendere meglio la suscettibilità delle diverse specie animali al SARS-CoV-2 e per valutare la dinamica dell'infezione.

I gatti, finora, sembrano i più sensibili al COVID-19: possono ammalarsi e trasmettere la malattia ad altri gatti, ma è ancora troppo presto per identificarli come ospiti intermedi nella trasmissione del virus. Anche i furetti sembrano sensibili all'infezione (che sono stati in grado di trasmettere ad altri furetti), ma meno alla malattia. I cani sembrano infettarsi, ma meno rispetto ai furetti o ai gatti. I pipistrelli della frutta infettati in laboratorio, invece, non hanno mostrato segni di malattia, né la capacità di trasmetterla ad altri pipistrelli. Sembra infine che maiali, polli e anatre non siano soggetti al SARS-CoV-2, così come le zanzare, che con l'arrivo dell'estate non potranno quindi trasmetterci il virus attraverso le punture.

LE REGOLE PER L'IGIENE

Anche se i nostri amici a quattro zampe non possono trasmetterci il Coronavirus, il Ministero della Salute consiglia comunque di lavarsi bene le mani con il sapone dopo il contatto con loro: una prassi comune per proteggersi dagli altri microrganismi che possono invece essere trasmessi dagli animali all'uomo. La candeggina non va assolutamente usata per disinfettare le zampe dei cani al rientro da una passeggiata, nemmeno se molto diluita in acqua: quando si rientra in casa è opportuno pulire loro le zampe con prodotti senza aggiunta di profumo (acqua e sapone neutro) e poi asciugarle bene. Non vanno usati prodotti aggressivi né quelli a base alcolica, perché possono indurre fenomeni irritativi, causando prurito. Il mantello, invece, va spazzolato e poi passato con un panno umido.

ALLEATI NELLA RICERCA DI UN VACCINO

Il fatto che gli animali possano ammalarsi come noi, seppure in forma lieve, potrebbe avere un risvolto positivo: secondo il virologo Roberto Burioni, “questo ci permette di avere un notevole vantaggio nella sperimentazione dei vaccini. Certo, i dati finora a disposizione sono ancora preliminari e vanno presi con le molle, ma nel rispetto degli animali, e senza farli soffrire, potremmo sperimentare i vaccini su di loro per vedere se sono protetti”, ha sottolineato lo scienziato. “Una delle cose che ha rallentato moltissimo la ricerca di un vaccino contro l'HIV, il virus che causa l'AIDS, è stata la mancanza di modelli animali. Per questo virus, invece, potremmo averli: i nostri amici a quattro zampe potrebbero darci una mano fondamentale nello sconfiggere questa malattia”.

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