Con i bifosfonati aumenta la densità minerale ossea a livello del collo del femore, della colonna vertebrale lombare e dell'avambraccio, mentre il solfato di zinco agisce sulla colonna lombare e sull'anca

JOHOR (MALESIA) – L'osteoporosi è una malattia scheletrica sistemica caratterizzata da ridotta massa ossea e deterioramento microarchitettonico del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità e suscettibilità alle fratture. Rappresenta una causa importante di morbilità nelle persone con beta talassemia e la sua patogenesi è multifattoriale. Numerose strategie terapeutiche sono state applicate per il trattamento dell'osteoporosi nelle persone con beta talassemia, inclusi i bifosfonati, con o senza la terapia ormonale sostitutiva. Ci sono varie forme di bifosfonati, come il clodronato, il pamidronato, l'alendronato e l'acido zoledronico. Altri trattamenti comprendono la calcitonina, il calcio, l'integrazione di zinco, l'idrossiurea e la terapia ormonale sostitutiva per prevenire l'ipogonadismo.

Un gruppo di ricerca malese, in uno studio pubblicato sulla rivista The Cochrane Database of Systematic Reviews, ha analizzato le evidenze sull'efficacia e la sicurezza di questi trattamenti. In seguito a una ricerca nella letteratura, sono stati inclusi quattro studi, con un totale di 211 partecipanti; tre hanno esaminato l'effetto delle terapie con bifosfonati e uno ha studiato l'effetto dell'integrazione di zinco.

• Il primo, che ha valutato l'effetto del neridronato in 118 partecipanti, ha riportato aumenti significativi a favore del gruppo dei bifosfonati, sia a 6 che a 12 mesi, per la densità minerale ossea a livello della colonna lombare e dell'anca. Per il collo femorale, una differenza significativa è stata osservata solo a 12 mesi.

• Il secondo studio, con 25 partecipanti, ha valutato l'effetto di alendronato e clodronato e ha scoperto che, dopo due anni, la densità minerale ossea nella colonna lombare e nel collo del femore era aumentata in modo significativo nel gruppo che aveva assunto i due farmaci, rispetto al placebo.

• Il terzo trial, della durata di 12 mesi e con 26 partecipanti, ha valutato gli effetti di diverse dosi di pamidronato (30 mg o 60 mg) e ha trovato una differenza significativa della densità minerale ossea a favore della dose di 60 mg a livello della colonna lombare e dell'avambraccio, ma non del collo del femore.

• Il quarto studio, infine, con 42 partecipanti, indagava l'integrazione di solfato di zinco. La densità minerale ossea a livello della colonna lombare e dell'anca è aumentata in modo significativo rispetto al placebo, sia dopo 12 che dopo 18 mesi.

In uno studio non sono state osservate fratture, e negli altri tre non sono state riportate. Non ci sono stati effetti avversi gravi in due dei trial con bifosfonati; nello studio sul neridronato è stata osservata una riduzione nell'uso di farmaci analgesici e nel punteggio riportato relativo al mal di schiena, in favore del trattamento con bifosfonati. Gli effetti avversi non sono stati riportati nel trial con diverse dosi di pamidronato, né in quello con integrazione di zinco.

Ci sono prove – concludono i ricercatori malesi – per indicare un aumento della densità minerale ossea a livello del collo del femore, della colonna vertebrale lombare e dell'avambraccio dopo la somministrazione di bifosfonati, e alla colonna lombare e all'anca dopo l'integrazione con solfato di zinco.

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