L’obiettivo dell’indagine è la misurazione dell’impatto della patologia sulla qualità della vita
Verona - Misurare l’impatto generale della malattia metabolica rara sulla qualità della vita di famiglie e pazienti per comprendere il modo in cui la salute influisce a livello fisico e psichico, ma anche supportare il team di presa in carico nel definire un ottimale intervento e supporto clinico e psicologico del paziente e della sua famiglia: è questo l’obiettivo del nuovo progetto di AISMME che propone la somministrazione di una serie di questionari ai pazienti afferenti il Centro Regionale di Cura – UOS Malattie Metaboliche Ereditarie dell’AOUI di Verona e in particolare ai pazienti affetti da fenilchetonuria.
Perché misurare l’impatto della malattia? “Da qualche anno AISMME propone a Verona progetti di sostegno psicologico in presenza e a distanza per aiutare i pazienti adolescenti e adulti affetti da patologie metaboliche, ma anche i genitori e le famiglie”, spiega Cristina Vallotto, Presidente di AISMME. “Il grande numero di persone che si è rivolto a questi servizi dimostra quanto sia importante questo tipo di sostegno, e quanto sia necessario andare più a fondo per cercare di comprendere in quale misura la sofferenza e il carico della malattia gravino su di loro. Questo per intraprendere percorsi di cura e sostegno sempre più adeguati ai loro bisogni. Ecco dunque l’idea di misurare il disagio in modo oggettivo, attraverso la somministrazione di questionari in diversi momenti e fasi della vita e della malattia, dalla diagnosi alla terapia, dalla dieta alla cura”.
Quanto emergerà dai questionari permetterà di comprendere il modo in cui la salute influisce a livello fisico, psichico ed emotivo, e l’impatto generale che la condizione di malattia sta esercitando sul paziente e sulla sua famiglia. Informazioni che potranno essere tenute in considerazione dal clinico, ad integrazione della analisi clinica tradizionale, nella valutazione complessiva e del piano terapeutico. Il personale sanitario viene messo in grado di capire meglio il genere di aiuto che il paziente vorrebbe ricevere e di identificare i settori della sua vita maggiormente toccati da una determinata situazione psicologica e fisica, individuando quali siano i sintomi che possono causare i problemi maggiori. Sarà quindi agevolato nel definire un intervento ottimale per il paziente che possa comprendere sia l’aspetto della gestione della malattia, sia consigli comportamentali per un valido supporto clinico e psicologico suo e del contesto in cui vive.
“Ai pazienti e al loro nucleo familiare vengono somministrati diversi questionari in determinanti momenti della loro vita, che individuano i diversi ambiti di stress”, spiega la Vicepresidente di AISMME, Manuela Vaccarotto.
Ogni questionario è calibrato per rispondere alle esigenze delle diverse fasce di età. Le risposte vengono elaborate da un team di esperti, che in seguito forniranno un quadro complessivo allo specialista. Il progetto è seguito dalla Dottoressa Mirsada (Sarah) Carcereri, psicologa-psicoterapeuta nel Centro regionale di Cura delle MME di Verona. La specialista segue i pazienti e le famiglie ed è responsabile anche del Progetto Aurora + XLH, il sostegno psicologico a distanza che AISMME offre ai pazienti da oltre tre anni che comprende colloqui psicologici, di sostegno e di psicoterapia, fin dai primissimi momenti dopo il richiamo a seguito dello screening neonatale positivo. Il sostegno psicologico a distanza è aperto anche a famiglie e pazienti adulti affetti da XLH, una grave forma di rachitismo ipofosfatemico.
Il Progetto “La misurazione del disagio” è realizzato con il contributo non condizionante di BioMarin.
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