La Lombardia detiene il triste primato del più alto numero complessivo di casi di HIV tra le regioni italiane. In base agli ultimi dati disponibili, circa un terzo dei casi totali italiani (circa 23mila) sono stati diagnosticati in Lombardia, metà dei quali nell’area metropolitana di Milano. Ma il capoluogo lombardo, nel 2015, deteneva anche il primato di maggior numero di nuove infezioni da HIV, sei per 100mila abitanti italiani e 20 per 100mila abitanti stranieri.
"Il Comune di Milano ha deciso di far parte delle Fast Track Cities firmando entro il primo dicembre la Dichiarazione di Parigi”, spiega la Prof.ssa Antonella D'Arminio Monforte, Presidente del Congresso EACS e Direttore della Clinica Malattie Infettive e Tropicali del dipartimento di Scienza della salute dell'ASST-Polo universitario Santi Paolo e Carlo di Milano. “Con questa iniziativa, lanciata dallo IAPAC, International Association of Providers of AIDS Care, città e amministrazioni si impegnano a combattere l'AIDS con l'obiettivo di azzerare il numero di nuove infezioni in città. Tra le iniziative in programma, le associazioni che operano nel Comune di Milano, con il supporto di Simit Lombardia, apriranno a breve un punto di accoglienza, vicino alle zone della movida e aperto anche di sera. In questo modo si potranno fare counseling e test veloci. Maggiore prevenzione, maggiore informazione e maggiore controllo: questi gli obiettivi di questa firma. In programma anche iniziative nelle scuole e nelle piazze".
La 16th European AIDS Conference, a Milano sino al 27 ottobre, è stata un’importante occasione per sottolineare la necessità di riservare ad HIV-AIDS, in Italia e nel mondo, l’attenzione e gli interventi necessari. Il congresso ha visto la partecipazione di delegazioni di ricercatori e clinici da tutta Europa e da molti Paesi extraeuropei. Vari qualificati contributi scientifici sono stati presentati da Soci di SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. "Purtroppo l'entità del finanziamento pubblico per la ricerca è pari allo zero. I passi in avanti che si stanno facendo sono dovuti solo al contributo di privati”, accusa la Prof.ssa Antonella D'Arminio Monforte. “Eppure i ricercatori italiani, molto spesso collocati professionalmente all'Estero, offrono un preziosissimo contributo alla ricerca mondiale. Purtroppo in Italia si pensa che l'AIDS non faccia più morti, che non sia più notizia. E ci si sbaglia".
Il numero di nuove infezioni da HIV è molto costante, ma i flussi migratori potrebbero nuovamente provocare un aumento di casi. Nell'Europa dell'Est c'è un'epidemia 'deflagrante' soprattutto legata alla tossicodipendenza: Russia in primo luogo, ma anche Romania, Bulgaria e Ucraina, presentano un tasso elevatissimo di tossicodipendenti per via endovenosa. Questi sono i primi responsabili del propagarsi dell'infezione nel Vecchio Continente. Discorso più contenuto per l'Europa dell'Ovest, dove la prima causa dell'infezione sono i maschi che fanno sesso con maschi.
Arriva anche in Italia la Prep, profilassi pre-esposizione, un intervento farmacologico preventivo utile a evitare un contagio nelle persone ad alto rischio. In Europa il farmaco per metterla in campo c'è, ma in Italia l'acquisto è possibile solo online. Una opportunità che, talvolta, si può tradurre in ulteriore rischio, quando questo strumento lo si usa in maniera non congrua. "E' chiaro che l'incognita dello status infettivologico del partner è qualcosa che ognuno affronta come ritiene meglio opportuno”, spiega il Prof. Giovanni Di Perri, Professore Ordinario di malattie Infettive, Università degli Studi di Torino, e consigliere SIMIT. “Ma proteggersi dall'HIV non significa che non si possano acquisire altri virus, come quelli della sifilide e della gonorrea. Quello della Prep è un territorio poco sviluppato in Italia, ma sta prendendo sempre più piede. Occorre però una maggiore informazione, perché non può sostituire il preservativo in fatto di annullamento del rischio dalle malattie infettive".
Un ultimo appunto anche sul test salivale: i risultati sono molto vicini a quelli prodotti dal test ematico. E' uno strumento considerato sicuramente valido, ma gli specialisti consigliano comunque di effettuare il test tramite prelievo di sangue.
Per i pazienti infetti da HIV e HCV esiste la grande opportunità dell’eliminazione di HCV attraverso i nuovi farmaci ad azione diretta contro questo virus, che garantiscono il risultato in più del 95% dei trattati. Inoltre, questi farmaci, che possono essere assunti insieme alla terapia antiretrovirale, hanno una tossicità assolutamente trascurabile se non assente. "Uno degli impegni fondamentali di SIMIT per i prossimi due anni sarà associarsi e fare sistema con tutte le agenzie pubbliche e private che si stanno occupando del problema e con le fondazioni come Fondazione Icona che ha un progetto specifico su questo, al fine di arrivare al risultato massimo possibile nell’intero Paese e di riuscire nell’arco del triennio di arrivare a poter dire che l’infezione da HCV in HIV è eliminata", dichiara il Prof. Massimo Galli, nuovo presidente della Società.
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