Prof. Massimo Andreoni - epatite C

Prof. Massimo Andreoni (SIMIT): “Grazie allo screening sono state intercettate e trattate oltre 10.000 infezioni, ma si ipotizza che ci siano ancora 200.000 pazienti non diagnosticati”

Le epatiti virali sono le epatopatie più diffuse al mondo e di fatto, ancora oggi, rappresentano uno dei principali problemi di sanità pubblica. Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 80 milioni di persone nel mondo sono affette dal virus dell'epatite C (HCV), pari all'1,1% della popolazione mondiale, e nel nostro Paese si stima siano circa 200.000 gli individui portatori inconsapevoli del virus.

“Statisticamente, nel 60-85% dei casi, l'infezione da virus di epatite C diventa cronica”, spiega il prof. Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT). “La patologia acuta, spesso asintomatica, viene diagnosticata comunemente molti anni dopo l'infezione, e può portare a complicazioni come cirrosi, epatocarcinoma e insufficienza epatica. Resta tanto da fare, quindi, sulla diagnosi precoce e sul trattamento tempestivo, gli unici strumenti disponibili per evitare il peggioramento progressivo e potenzialmente fatale della condizione. Anche perché nel corso degli ultimi anni, grazie ai progressi della ricerca medica, l’epatite C è diventata una patologia completamente curabile, tanto da spingere l’OMS a delineare una strategia volta alla sua eliminazione entro il 2030”.

Un obiettivo perseguito anche dall'Alleanza Contro le Epatiti (ACE), nata nel 2012 da una collaborazione tra AISF (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato), SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) e l'Associazione Pazienti “EpaC – ETS”. L'obiettivo principale di ACE è sempre stato quello di sviluppare e attuare strategie nazionali e regionali per l'eliminazione dell'epatite C, concentrandosi su tutti gli aspetti: clinici, procedurali e gestionali; oggi questo obiettivo si estende a tutte le epatopatie.

A questo scopo, ACE ha promosso diversi eventi formativi e informativi, sia nel contesto clinico che istituzionale, per sensibilizzare tutti gli attori chiave riguardo alla priorità stabilita dall'OMS di eradicare l'epatite C entro il 2030”, prosegue Andreoni. “Inoltre, l'Alleanza ha prodotto diversi documenti di posizione su questioni legate alla patologia. Ad oggi, l'Alleanza si impegna costantemente a garantire un accesso equo e un trattamento adeguato ai pazienti affetti da epatopatie: tra gli obiettivi chiave vi è la promozione dello screening, della cura e della gestione efficace delle malattie epatiche. L'accento principale è posto sull'individuazione di azioni per la diagnosi precoce della malattia, testimoniando così un impegno a supportare coloro che devono affrontare le sfide legate alle malattie del fegato”.

Il 15 marzo scorso ACE è stata protagonista di un simposio dedicato, nell’ambito del 56esimo meeting annuale dell’AISF, nel corso del quale l'Alleanza ha lanciato i suoi nuovi obiettivi per il 2024 a tutela della salute delle persone con epatopatie. Nel corso dell'evento è stata conferita all’On. Simona Loizzo, XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, l’onorificenza di “Ambassador ACE”, assegnata a coloro che hanno dimostrato di condividere e supportare gli intenti, le azioni e le battaglie condotte dall'Alleanza.

ACE opera da un lato, a livello centrale, per instaurare un dialogo con le istituzioni nazionali al fine di ottenere il sostegno necessario a supportare il percorso di cura a livello normativo; dall'altro lato interagisce attivamente con le amministrazioni regionali, individuando e promuovendo attività specifiche per favorire l'eliminazione del virus nei singoli territori. “Nel 2021 il concreto impegno di ACE ha portato all'istituzione di un fondo nazionale per lo screening gratuito dell'epatite C, rivolto alla fascia d'età dei nati tra il 1969 e il 1989, nonché alla popolazione di tossicodipendenti e detenuti”, sottolinea il direttore scientifico della SIMIT. “L'obiettivo primario è stato quello di promuovere azioni mirate alla scoperta di casi non diagnosticati e standard elevati nella prevenzione, diagnosi e cura per i pazienti affetti da queste malattie. A sostegno di questo, ACE ha costantemente organizzato una serie di incontri regionali virtuali per garantire che lo screening fosse effettuato in modo uniforme su tutto il territorio. Nel luglio 2023, inoltre, ha dato l'impulso per l’istituzione dell'Intergruppo Parlamentare Epatiti Virali e Malattie del Fegato, e attraverso dialoghi e collaborazioni sono state avviate numerose iniziative parlamentari mirate a sostenere e ampliare le misure di screening ancora in fase di valutazione da parte delle autorità sanitarie”.

Nonostante l’obiettivo dell’OMS non sia ancora stato raggiunto, ad oggi – grazie al lavoro di screening gratuito eseguito sinora su un milione di persone – sono state intercettate e trattate oltre 10.000 infezioni attive, facenti parte del cosiddetto “sommerso”. Ma quanto manca per arrivare alla completa eradicazione dell'epatite C nel nostro Paese? “L'Italia ha una storia ben documentata riguardo alla sua alta incidenza di epatite C: sebbene recentemente ci siano stati consistenti miglioramenti, si ipotizza che ci siano ancora circa 200.000 pazienti non diagnosticati. Senza cure adeguate, è probabile che questi individui vadano incontro fatalmente ad una progressione della malattia nel tempo; per fortuna abbiamo a disposizione gli strumenti necessari per identificare e trattare questa patologia”, conclude il prof. Andreoni. “È imperativo che le autorità sanitarie nazionali e locali lavorino insieme per individuare e curare le infezioni occulte, al fine di ridurre notevolmente la sofferenza e i costi associati alla gestione della malattia”.

Leggi anche: “Epatite C: 8-10 anni perché in Italia diventi una malattia rara”.

 

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