Il grave disturbo, il 29 febbraio 2016, è stato inserito nel database Orphanet: si tratta del riconoscimento ufficiale per una patologia spesso mal diagnosticata, che può portare al suicidio o all'infanticidio
CHAPEL HILL (U.S.A.) – Il 28 febbraio (o il 29 negli anni bisestili) si celebra la Giornata delle Malattie Rare. Fino ad ora ne sono state ufficialmente riconosciute più di 5.800, ma nessuna di queste è un disturbo psichiatrico dell'adulto. Quest'anno, la psicosi post-partum è stata inclusa, per la prima volta, nella lista curata da Orphanet, il portale di riferimento per le informazioni sulle malattie rare.
A mettere in risalto questa importante novità sono state le ricercatrici Arianna Di Florio (Università del Nord Carolina, U.S.A.), Trine Munk-Olsen e Veerle Bergink (Università di Aarhus, Danimarca) in una lettera pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet Psychiatry.
La psicosi post-partum è una delle malattie psichiatriche più gravi e drammatiche. È caratterizzata da un'improvvisa insorgenza di sintomi psichiatrici e spesso neurologici, soprattutto nelle prime due settimane dopo il parto. Colpisce soprattutto le donne, senza alcuna storia medica ed è quindi difficile da prevedere. L'incidenza è molto bassa (0,25-0,50 su 1.000 parti), ma il rischio relativo per la prima insorgenza di psicosi affettiva è 23 volte superiore post-partum rispetto a qualsiasi altro periodo.
Se trattata tempestivamente e in modo adeguato, la prognosi a breve termine è promettente. Tuttavia, il rischio che insorga una malattia invalidante che dura per tutta la vita (ad esempio, il disturbo bipolare) e quello di una recidiva in seguito alla successiva gravidanza, sono elevati. La psicosi post-partum è anche associata ad un aumentato rischio di infanticidio e suicidio, una delle principali cause di morte materna.
La psicosi post-partum è una malattia orfana (dalla parola indo-europea “orbh”, vale a dire privo) non solo perché è rara, ma anche perché non è ufficialmente riconosciuta. Le incertezze riguardanti la sua definizione e la classificazione hanno probabilmente impedito di raggiungere conclusioni coerenti sulla sua fisiopatologia e gestione. Tuttavia, essa rappresenta un'opportunità unica per la psichiatria: in nessun altro caso è possibile definire in modo preciso il momento di insorgenza della malattia. Il rapporto stretto e specifico con il parto offre la possibilità di prevenire e, più in generale, meglio comprendere gli effetti degli ormoni e del sistema immunitario sul cervello.
L'inclusione della psicosi post-partum nella lista delle malattie rare è un importante riconoscimento per le donne colpite, le loro famiglie e l'intera comunità psichiatrica. In primo luogo, tale inclusione riduce lo stigma, offrendo uno status medico ufficiale, promuovendo l'informazione scientifica, e collegando i pazienti e le loro famiglie alle organizzazioni competenti e ai centri specializzati. In secondo luogo, aiuta a ottimizzare gli sforzi di ricerca: l'elenco dei progetti in corso e gli archivi di dati disponibili su Orphanet possono facilitare la collaborazione e la comunicazione tra i ricercatori e i centri specializzati.
Infine, una parte consistente delle donne con psicosi post-partum che muoiono per suicidio o commettono infanticidio hanno ricevuto diagnosi errate e, pertanto, non hanno ricevuto un trattamento adeguato. Ci si augura dunque che il riconoscimento della psicosi post-partum come una grave malattia rara possa contribuire a invertire la tendenza di una malattia spesso etichettata come depressione o malinconia post-partum.
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