Sulla rivista specializzata European Heart Journal sono stati pubblicati i risultati ottenuti da una sperimentazione clinica di fase avanzata progettata per confrontare l'efficacia a lungo termine di due differenti tipi di farmaci, denominati losartan e atenololo, utilizzati per il trattamento di un gruppo di pazienti affetti da sindrome di Marfan (MFS).  Secondo quanto emerso dalla sperimentazione, i due principi attivi non hanno mostrato differenze significative riguardo alla capacità di contrastare i problemi di dilatazione aortica che contraddistinguono la malattia.

La sindrome di Marfan (MFS) è una malattia ereditaria dovuta a mutazioni nel gene che codifica per la proteina fibrillina-1 (FBN1), ed è una condizione caratterizzata da una variabile associazione di sintomi cardiovascolari, muscolo-scheletrici, oculari e polmonari. Il tasso di mortalità della MFS è fortemente influenzato dalle complicazioni che derivano dalla dilatazione dell'aorta, un difetto che è correlato alla patologia e che comporta il rischio di rottura o dissezione di questo importante vaso sanguigno.
Dato che l'impiego di agenti 'beta-bloccanti' ha mostrato benefici nel ridurre la progressione della deformazione aortica, l'atenololo, che appartiene a questa categoria farmacologica, è stato proposto come trattamento standard per la sindrome di Marfan. D'altro canto, una potenziale alternativa ai beta-bloccanti è rappresentata dai cosiddetti 'antagonisti del recettore dell'angiotensina II', tra i quali è compreso il losartan.

Quest'ultimo farmaco è stato testato su un modello murino di MFS, rivelando un'efficacia superiore a quella dell'atenololo nel prevenire la dilatazione della radice aortica e la degenerazione delle fibre elastiche. A partire da questi risultati, diverse sperimentazioni sono state successivamente condotte su pazienti affetti da sindrome di Marfan, ma i maggiori benefici di losartan sono stati confermati soltanto nel piccolo trial clinico denominato COMPARE.

Lo studio recentemente pubblicato sullo European Heart Journal è stato specificamente progettato per confrontare l'efficacia a lungo termine di losartan e atenololo, entrambi impiegati in regime di monoterapia per la prevenzione della dilatazione aortica nei pazienti con MFS. La sperimentazione di Fase IIIb ha coinvolto 140 soggetti di età compresa tra 5 e 60 anni, suddivisi in modo casuale per essere sottoposti ad un trattamento di 36 mesi con uno dei due farmaci.
In base ai risultati ottenuti, l'impiego di losartan non ha determinato differenze significative, rispetto ad atenololo, nella dilatazione progressiva della radice aortica e dell'aorta ascendente, valutate nei partecipanti tramite esami di risonanza magnetica (MRI). Per quanto riguarda la sicurezza, entrambi i farmaci sono stati ben tollerati e non si sono verificati gravi eventi avversi correlati ai trattamenti.

In conclusione, anche questo studio non è stato in grado di dare conferma ai promettenti riscontri preclinici di losartan nella sindrome di Marfan. Secondo gli autori, il fatto potrebbe dipendere dalla maggiore eterogeneità genetica dei pazienti umani rispetto ai modelli di topo utilizzati nei test. Alcune recenti indagini hanno effettivamente evidenziato come, nell'uomo, le diverse mutazioni alla base della MFS possano influire sul grado di efficacia di losartan, che è maggiore in certi pazienti piuttosto che in altri.
Nonostante ciò, gli esiti della sperimentazione sembrano indicare che losartan possa rappresentare una valida alternativa all'atenololo per il trattamento della sindrome di Marfan, specialmente nelle persone che manifestano intolleranza ai beta-bloccanti.

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