Padova -  Un progetto di ricerca per mettere a punto un nuovo metodo per il dosaggio di lisosfingolipidi nei pazienti affetti da malattie lisosomiali, come la malattia di Fabry e la malattia di Gaucher, è stato recentemente avviato a Padova. Il progetto, intitolato “nuovi markers biochimici per il monitoraggio delle malattie lisosomiali”, nasce in seno all’ U.O.C. per le Malattie Metaboliche Ereditarie dell’Azienda Ospedaliera di Padova, diretta dal dr. Alberto Burlina, con la collaborazione della Regione Veneto e la DAIS di Medicina Diagnostica di Laboratorio.

Per la malattia di Fabry e la malattia di Gaucher, due patologie da accumulo lisosomiale del gruppo delle sfingolipidosi, esistono specifiche terapie enzimatiche sostitutive che permettono di migliorare la qualità della vita del paziente, di limitare il deterioramento degli organi colpiti dalla malattia e di attenuare il dolore. Per queste patologie è importante disporre di biomarker che permettano il monitoraggio della terapia.

Le malattie da accumulo lisosomiale (LSD), di cui la malattia di Fabry e di Gaucher fanno parte, sono un gruppo di circa 40 malattie genetiche rare con una patogenesi comune: un difetto genetico in un enzima lisosomiale che causa un deficit nell’attività enzimatica, con il progressivo accumulo di substrati macromolecolari all’interno della cellula e l’attivazione di processi che portano a morte cellulare.
La risultante risposta antinfiammatoria a livello extracellulare può provocare danni ai tessuti e disfunzioni d’organo attraverso processi per la maggior parte sconosciuti. Sebbene ciascuna di queste patologie, considerata singolarmente, sia rara nella popolazione umana, l’incidenza globale è di circa 1:5000 nati rappresentando così una importante parte delle patologie metaboliche. L’esordio è prevalentemente in età infantile, sono però spesso diagnosticate in età adulta per il lento e progressivo danno a differenti tessuti e organi che risulta però evidente solo dopo anni.

Nel plasma dei pazienti affetti da queste malattie, è stato riscontrato un aumento della concentrazione di specifici lisosfingolipidi, composti derivati dagli sfigolipidi caratterizzati da un elevato potere tossico sulla cellula, in particolare il LysoGB3 per la malattia di Fabry e la Glucosilsfingosina per quella di Gaucher.
La riduzione dei livelli di questi metaboliti è stata evidenziata durante la terapia e gli ultimi studi li candidano come un potente parametro per il monitoraggio della progressione della patologia e per impostare una giusta terapia.

Lo scopo del progetto è dunque di sviluppare e validare un metodo analitico in HPLC-MS/MS che permetta il dosaggio del Lyso-Gb3 sia su plasma che su urine da applicare nel monitoraggio terapeutico dei pazienti affetti da malattia di Fabry.
A sostegno del progetto anche un nuovissimo spettrometro, del valore di 219mila euro, donato a fine 2015 dall’Associazione Cometa Asmme grazie alla generosità delle famiglie associate, pronto per ampliare la griglia di indagine sulle malattie metaboliche ereditarie.

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