Pubblicato su PLoS ONE uno studio che dimostra come il Tat sia necessario per lo sviluppo di un vaccino efficace
Pubblicato oggi, su PLoS ONE, lo studio che dimostra come la proteina Tat leghi la proteina Env di HIV, formando un complesso che favorisce l’infezione di cellule presenti alla “porta di ingresso” dell’HIV, quali cellule dendritiche e macrofagi, che costituiscono i serbatoi del virus e ne assicurano la persistenza anche durante la terapia.
Grazie a questa scoperta, condotta nel Centro Nazionale AIDS diretto da Barbara Ensoli, si è potuto anche comprendere come la proteina Tat legandosi all’Env presente sulla superficie del virus e responsabile della trasmissione dell’infezione, schermi quest’ultima dagli anticorpi anti-Env prodotti nel corso dell’infezione, rendendoli inefficaci.
Lo studio, pertanto, dimostra che entrambi gli anticorpi anti-Tat e anti-Env sono necessari non solo per bloccare efficientemente l’ingresso del virus e la sua diffusione nell’organismo ma anche per contrastare gli effetti dell’infezione che persistono durante terapia antiretrovirale.
“Questa scoperta fornisce una spiegazione per i deludenti risultati ottenuti con i vaccini preventivi basati sul solo Env e sperimentati in precedenza - afferma il prof. Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) - ma soprattutto suggerisce nuove possibilità per un approccio vaccinale efficace contro l’infezione da HIV e l’AIDS. E questa un’ulteriore conferma dell’impegno dell’ISS nella lotta contro l’Aids che è sostanziata, oltre che dalle sperimentazione cliniche, anche dalle continue e numerose pubblicazioni scientifiche di livello internazionale”.
Per verificare l’efficacia di questo approccio vaccinale è in corso in Italia uno studio di fase I basato su un vaccino preventivo che combina le proteine Tat ed Env mentre per la vaccinazione terapeutica sono in corso, in Italia ed in Sudafrica, trial clinici avanzati (di fase II) in pazienti in trattamento HAART con il vaccino costituito dalla sola proteina Tat, in quanto soggetti infetti già producono anticorpi anti-Env.
Il lavoro è stato condotto presso i laboratori della dr.ssa Barbara Ensoli, direttore del Centro Nazionale AIDS dell’ISS, in collaborazione con ricercatori dell’Ospedale San Gallicano di Roma e delle Università di Ferrara, Firenze e Urbino e della Novartis ed è stato sostenuto da finanziamenti del Ministero della Salute e della Comunità Europea.
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