È questo il risultato dello studio BENEFIT esteso ad 8 anni
Nonostante per la terapia della Sclerosi Multipla continuino ad essere sviluppati sempre nuovi farmaci a riservare sorprese positive a poter oggi dare dati di lungo periodo è soprattutto uno dei trattamenti ‘classisi’, l’interferone beta 1b noto anche come Betaferon, farmaco di Bayer. Nei giorni scorsi all’Ecterims di Amsterdam sono stati, infatti, presentati ben due studi di lungo periodo relativi all’uso di questo farmaco: uno di questi è lo studio BENEFIT - BEtaferon in Newly Emerging multiple sclerosis For Initial Treatment con estensione ad 8 anni. I dati mostrati al convegno di Amsterdam indicano che, nella maggior parte dei pazienti, l’utilizzo di Betaferon fin dalla fase precoce della malattia ha l’effetto di stabilizzarla, sia in termini di riduzione delle recidive che di progressione della disabilità. Si tratta di parametri misurati secondo i metodi di misura scientifici “relapse rate”, per le recidive, e la scala Expanded Disability Status Scale (EDSS).
Se ne trae un dato particolarmente interessante; l’uso di questo farmaco sarebbe in grado di prevenire nella larga parte dei pazienti la necessità di passare, avanti nel tempo, a quelle che sono considerate terapie di seconda o terza linea. Questo tipo di trattamenti, considerato il loro profilo rischio/beneficio e la carenza di dati a lungo termine di supporto, sono generalmente riservati a pazienti la cui malattia non è stata trattata adeguatamente con terapie di prima linea, o che hanno una forma di Sclerosi Multipla particolarmente attiva. Il passaggio dei pazienti da un farmaco di ‘prima linea’ ad altri di seconda o terza viene conosciuto come ‘escalation therapy’. Ebbene dei 468 pazienti che sono stati trattati con Betaferon, solamente 31 (6,6 per cento) hanno ricevuto trattamenti generalmente considerati di seconda o terza linea.
“I dati dello studio BENEFIT a 8 anni confermano che, nei pazienti che hanno iniziato il trattamento con Betaferon in fase precoce, la malattia è stata adeguatamente controllata nel corso degli 8 anni, prevenendo la necessità di “passaggio” ad altre terapie considerate di escalation - ha detto il dott. Xavier Montalban, Direttore della Neurology Research and Clinical Neuroimmunology Multiple Sclerosis Unit, Departimento di Neurologia, Ospedale universitario Vall d’Hebron, Barcellona, Spagna.
Nell’estensione a 8 anni dello studio BENEFIT, la frequenza degli eventi avversi si è dimostrata compresa entro il profilo di sicurezza e tollerabilità di Betaferon. Il numero totale di pazienti che hanno presentato eventi avversi gravi è stato simile in ciascun gruppo e quasi tutti questi eventi non erano collegati a Interferone-1b, come dimostrato dagli sperimentatori.
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