Associazione CCSVI: “Basta studi epidemiologici, si rimuovano gli ostacoli per una seria sperimentazione”

In occasione  dell’Ectrims  - European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis  di Amsterdam, che si conclude proprio oggi, numerosi sono stati gli appuntamenti dedicati al tema della Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale (CCSVI), la patologia scoperta dal prof. Paolo Zamboni (Università di Ferrara), nella sua associazione alla Sclerosi Multipla. Per l’occasione l’Associazione CCSVI nella SM Onlus sottolinea – in una nota – fa il punto sulla situazione. Si sottolinea che “in molti paesi del mondo studi sempre più numerosi dimostrano la correlazione tra la CCSVI e la SM. La sola recentissima ‘meta-analisi’ fatta da ricercatori in Canada  per conto del Canadian Institutes for Health Research, che ha convinto il governo canadese a finanziare uno studio di trattamento, lo conferma”.
In pratica – spiega l’associazione – a partire da un’analisi di 466 studi confermatori e non, ne sono stati arruolati 18, di cui 8 di carattere diagnostico-sonologico che soddisfavano precisi criteri di qualità metodologica, consistenza numerica  e quindi attendibilità dei risultati. Sul complesso dei dati degli 8 studi diagnostici, si è riscontrata una differenza di prevalenza della CCSVI altamente significativa tra soggetti SM e controlli: la CCSVI è 13 volte più frequente nei malati di SM rispetto ai sani, da un minimo di due volte e mezzo fino a un massimo di 71 volte! Questo toglie ogni dubbio e conferma la presenza della CCSVI nella SM a livello internazionale
Inoltre alll’Ectrims è stato presentato anche uno studio fatto dai patologi dell’Università di Cleveland. Si tratta di uno studio autoptico: nelle giugulari dei pazienti SM – spiega l’associazione nella sua nota - sono inequivocabilmente presenti i sedimenti e le membrane interne descritte per primo dal prof Zamboni, in misura superiore rispetto ai sani.

“La CCSVI – si legge - essendo una malattia che si sviluppa nel feto, può essere una delle cause della SM, malattia che tutti i neurologi definiscono multifattoriale e della quale, finora erano stati ipotizzati fattori scatenanti, ma mai una causa. In molti paesi del mondo si dà ormai per scontata tale correlazione, e si procede a sperimentare quanto, curando la patologia venosa, l’andamento della sclerosi multipla ne sia influenzato positivamente. I risultati degli studi su questo sono estremamente incoraggianti. Anche se i danni neurologici  non possono essere riparati,  la SM si blocca, il numero delle ricadute diminuisce, i sintomi migliorano, la qualità della vita migliora sensibilmente. Con l’avvio delle attività di intervento mediante angioplastica (PTA) sulla CCSVI-SM a livello planetario, diversi autori hanno confermato che l’angioplastica venosa, in mani sicure, è sicura”.

Sulla base di queste considerazione l’Associazione CCSVI nella SM avanza specifiche richieste:

- adeguato finanziamento pubblico per una ricerca qualificata e non condizionata da interessi economici, in tema di SM in generale e di CCSVI nella SM in particolare;
- che non si aspetti più alcuno studio epidemiologico per dare il via alle sperimentazioni di trattamento.
Quindi:
rapida rimozione degli ostacoli, burocratici ed economici, che intralciano la piena realizzazione dell’unico studio italiano interventistico  randomizzato e in doppio cieco  in procinto di partire: quello guidato dal prof. Paolo Zamboni, (S.Anna di Ferrara), e dal dott. Fabrizio Salvi (Bellaria di Bologna), Brave Dreams (BRAin VEnous DRainage Exploited Against Multiple Sclerosis), il solo al momento che risponde a tutti i requisiti richiesti dalla comunità scientifica internazionale, e quindi il solo in grado di dare una risposta definitiva  alle domande che ancora giustamente essa si pone.

Ed infine, per i malati che ritengono di non poter attendere gli anni necessari alla conclusione degli studi di fase III, possibilità di effettuare, sin da ora, il trattamento della CCSVI-SM nell’ ambito del Sistema Sanitario Nazionale, in strutture dedicate che prendano in carico complessivamente il paziente, assicurando gli accertamenti polispecialistici  pre e post intervento, la valutazione neurologica, l’intervento in mano esperta, l’adeguato follow-up clinico-funzionale, la fruibilità dei dati a fini epidemiologici-osservazionali.

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