Intervista al Prof. Diego Centone dell’Università di Tor Vergata: "In futuro potremmo pensare a dispositivi per uso domiciliare"
Al momento però attenzione alle truffe, il 'casco' è solo nei centri di ricerca
Versatile per il trattamento di diverse malattie neurologiche, la stimolazione transcranica a onde elettromagnetiche può indurre dei miglioramenti anche nella sclerosi multipla, soprattutto in quei pazienti refrattari ai trattamenti farmacologici standard. Ne parliamo con Diego Centonze responsabile dell'Unità Operativa Centro di Riferimento Regionale per la Sclerosi Multipla presso il Policlinico Universitario di Tor Vergata di Roma.
Per quali pazienti può essere indicato questo trattamento?
E' una tecnica molto versatile e abbiamo visto che può essere indicata per diversi casi di lesione. Nella nostra esperienza sulla sclerosi multipla, abbiamo riscontrato che si adatta bene a trattare una spasticità da breve a moderata mentre non abbiamo ottenuto una risposta clinica altrettanto positiva nel trattare la spasticità grave. Tuttavia, non esistono in assoluto dei criteri di inclusione o esclusione dei pazienti per questo trattamento, perchè i dati disponibili sono ancora pochi e non c'è abbastanza conoscenza scientifica per delineare con precisione il profilo del pazienti ideale.
Perchè la ricerca sulla sclerosi multipla punta molto sulla stimolazione transcranica?
Questo tipo di trattamento può essere adottato, ad esempio, in quei casi che non rispondono alle terapie farmacologiche. Offre molti vantaggi perchè la stimolazione non dà generalmente effetti collaterali ed è indolore, tant'è che il paziente è sveglio durante le sedute. Dai dati collezionati finora, abbiamo conferma che questa tecnica ci permette di ottenere dei miglioramenti nell'immediato, che perdurano a lungo almeno tanto quanto la durata del trattamento: ad esempio, pazienti che si sottopongono per una settimana alla stimolazione traggono beneficio, generalmente, per almeno una settimana successiva.
Non ci sono effetti collaterali?
Di norma, no. Il disturbo più frequente è un leggero mal di testa che compare immediatamente al termine della seduta di stimolazione. Può aumentare, ma solo in certi protocolli di stimolazione ad alta o bassa frequenza, il rischio di crisi epilettica perciò i pazienti predisposti non dovrebbero sottoporsi.
Quali sono le potenzialità di questa tecnica per il trattamento della sclerosi multipla?
A parte i benefici nell'immediato, si registrano nei pazienti dei miglioramenti che durano nel tempo. Al momento, tuttavia, il paziente è costretto a tornare e sottoposi a un nuovo ciclo di stimolazione per non perdere la funzionalità neuronale riconquistata. Noi abbiamo fatto buona parte delle ricerche sulla sclerosi multipla con risultati davvero incoraggianti, soprattutto in quei casi refrattari ai trattamenti farmacologici convenzionali. I risultati positivi ci fanno pensare che, in un futuro, potremmo sviluppare dei dispositivi di stimolazione domiciliare oppure addirittura delle miniaturizzazioni di stimolazioni con forme sottocutanee come quelle già ideate per il morbo di Parkinson. Al momento, tuttavia, siamo ancora in fase di sperimentazione della metodica che non è ancora disponibile come trattamento, ma si trova solo nei centri di ricerca.
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