Questo è l’obiettivo, ora più vicino grazie alla scoperta del ‘marchio di fabbrica’ del DNA di almeno cinque neoplasie
In futuro, un esame del sangue probabilmente sarà in grado di rivelare la presenza di una serie di tumori in fase precoce di sviluppo, quando cioè le terapie hanno più chance di successo. Questo grazie ad un’importante scoperta dei ricercatori deiNational Institutes of Health, riportata sul Journal of Molecular Diagnostics, che hanno individuato una sorta di ‘marchio di fabbrica’ nel DNA tumorale, presente in almeno cinque tipi diversi di tumore. Si tratta di una metilazione, cioè una modificazione chimica alla quale può andare soggetto il DNA, che modula l’espressione dei geni: più il DNA è metilato (zone di ipermetilazione), come si verifica in alcune zone di DNA tumorale, più si riduce l’attività di un gene.
A riportarne la notizia Maria Rita Montebelli in un articolo su Quotidianosanità.it.
Nel 2013 il gruppo di ricerca della Elnitski aveva scoperto un ‘marchio’ di metilazione intorno al gene ZNF154 in 15 tipi di tumori solidi, presenti in 13 organi diversi, che era stato visto come un possibile biomarcatore tumorale universale.
In questo nuovo studio lo stesso gruppo di ricerca ha scoperto dei marchi di metilazione ‘rivelatori’ a livello dei tumori di colon, polmone, mammella, stomaco ed endometrio, e che tutti i tipi e i sottotipi di tumore producono costantemente lo stesso marchio di metilazione intorno al gene ZNF154.
Per arrivare a questa scoperta, l’Intramural Sequencing Center degli NIH ha sequenziato il DNA tumorale che è stato amplificato attraverso la PCR (polymerase chain reaction). Il gruppo della Elnitski ha quindi analizzato i risultati, riscontrando elevati livelli di metilazione intorno al gene ZNF154 nei vari tipi di tumore analizzati.
Per verificare l’esistenza di un legame tra l’aumentata metilazione e il cancro, i ricercatori hanno sviluppato un programma computerizzato in grado di trovare i marchi di metilazione nel DNA di persone affette da un tumore o no. Poiché i tumori molto spesso rilasciano il loro DNA in circolo, gli scienziati hanno calcolato la percentuale di DNA tumorale circolante che potrebbe essere riscontrato nel sangue.
Le prossime fasi di ricerca consisteranno nell’effettuare lo screening nei campioni di sangue prelevati a pazienti con tumori della vescica, colon, mammella, pancreas e prostata per determinare l’accuratezza della loro individuazione, in presenza di bassi livelli di DNA circolante. Il DNA tumorale in un soggetto portatore di tumore normalmente costituisce l’1 -10% di tutto il DNA in circolo. I ricercatori americani hanno evidenziato che quando il livello del DNA circolante è il 10% del totale, l’individuazione del ‘marchio’ di metilazione è molto buona e dunque dovrebbe essere adeguata per individuare non solo i tumori in fase avanzata, ma anche quelli in stadio intermedio e in stadio precoce, a seconda del tipo.
E’ prevista anche una collaborazione con Christina Annunziata del Women’s Malignancies Branch, direttore della Sezione di Genomica Traslazionale degli NIH, per testare campioni di sangue prelevati a donne con tumori dell’ovaio - una patologia difficile da scoprire nelle fasi iniziali per la quale non esistono metodi di provata utilità per la diagnosi precoce - allo scopo di validare il processo per tutta la durata del trattamento e di determinare se questo tipo di analisi porti ad una più accurata scoperta delle recidive e ad un miglioramento della prognosi.
Gli oncomarcatori attualmente a disposizione sono specifici per un determinato tipo tumorale; ciò significa che per la diagnosi i medici devono prima trovare il tumore, effettuare una biopsia e determinare la sua sequenza genomica. Invece, con questa nuova metodica non sarà necessario sapere prima se c’è un tumore e dove: l’esame, meno invasivo o fastidioso di altri metodi di screening, quali coloscopie e mammografie, potrebbe essere utilizzato per seguire soggetti ad elevato rischio di tumore o per monitorare l’attività di un tumore in trattamento.
Una volta messo a punto un test utilizzabile in laboratorio, sarà necessario valutarne la sensibilità e la specificità. In ogni caso non è ancora del tutto chiaro il rapporto tra tumori e ipermetilazione del DNA, e non è noto neppure a cosa serva il gene ZNF154.
Nonostante tutte queste attuali lacune, sono state gettate le basi per sviluppare un test diagnostico che si spera possa individuare i tumori in fase precoce e migliorare il tasso di sopravvivenza delle persone affette da vari tipi di tumore.
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