Il dato proviene dall’International Respiratory Coalition (IRC). In Europa il prezzo sale a circa 611 miliardi di euro
Roma - Cresce l’impatto delle malattie respiratorie: oltre 6.4 milioni di prematuri decessi annuali e un costo complessivo di oltre 600 miliardi di euro in Europa. In Italia, per le malattie respiratorie, sono stati identificati costi diretti e indiretti pari a 45,7 miliardi di euro che includono assistenza medica, perdita di giornate lavorative, diminuzione della produttività e consumo di farmaci e ossigeno.
L'International Respiratory Coalition (IRC), una coalizione di operatori sanitari, pazienti e partner del settore, guidata dalla European Respiratory Society (ERS), ha pubblicato un manifesto per portare all’attenzione della società e delle istituzioni le problematiche legate alla salute respiratoria. Nel manifesto, l’IRC chiede ai responsabili politici dei Paesi della regione europea dell'OMS di creare strategie nazionali chiare e misurabili, al fine di ridurre il significativo costo sociale ed economico delle patologie respiratorie a livello mondiale entro il 2030, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Le condizioni più frequenti e impattanti tra le malattie respiratorie includono la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), il tumore polmonare e l'asma. In Italia, il numero di pazienti affetti da BPCO ammonta a 3 milioni, con un bilancio di 28.000 decessi. Per quanto riguarda i casi di tumore ai polmoni, si registrano 63.000 casi, con 36.000 morti e un costo di 20 miliardi di euro. Oltre a queste si aggiungono le malattie infettive come le polmoniti, a cui negli ultimi anni si è inserito anche il COVID-19. Nel periodo estivo, inoltre, si osservano anche casi di polmonite causate, direttamente o indirettamente, dall’uso dell’aria condizionata. Questo fenomeno può essere attribuito sia agli sbalzi di temperatura che alla presenza dell’agente patogeno nei filtri non puliti.
"Una parte significativa di queste malattie è prevenibile poiché è influenzata dall'ambiente e dagli stili di vita: è su questi fattori che dobbiamo concentrarci per prevenire la loro comparsa. La promozione della salute respiratoria diventa un intervento di sostenibilità oltre che di salute” spiega il Professor Donato Lacedonia, Associato di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università di Foggia.
Ci sono diversi modi per ridurre e prevenire il costo sociale delle malattie respiratorie. Tra i comportamenti individuali, il primo è l’interruzione del fumo. L'abbandono del tabacco può significativamente ridurre l'incidenza di malattie come la BPCO e il tumore del polmone, considerando che circa il 90% dei pazienti con tumore polmonare è oppure è stato fumatore.
Per le malattie respiratorie di origine infettive, inoltre, è possibile adottare misure preventive come la vaccinazione. Questa comprende non solo il vaccino contro il COVID-19, ma anche quelli per l'influenza, per le polmoniti e altre malattie, che vengono somministrati in base all'età e alle condizioni di salute individuali.
Tra le strategie preventive è importante considerare anche interventi di natura strutturale mirati al miglioramento della qualità dell'aria. L’inquinamento continua a rappresentare un problema diffuso: nel 2022, secondo recenti dati Istat, il 37% delle famiglie ha dichiarato di percepire inquinata l'aria della propria zona di residenza. “Ci sono chiare evidenze della relazione causale fra l’esposizione all’inquinamento atmosferico come le polveri sottili (PM10 e PM 2.5) e la mortalità per tutte le cause, le infezioni delle basse vie respiratorie, la BPCO, l’asma e i tumori di trachea, bronchi e polmoni”, spiega Lacedonia. “Anche per questo è essenziale ridurre il nostro impatto ambientale usando meno le automobili ed essendo coscienti dei trasporti coinvolti nel continuo scambio di pacchi a domicilio”.
Anche a livello di organizzazione sanitaria è necessario intervenire. “I pazienti ospedalizzati per malattie respiratorie richiedono un alto livello di assistenza. Anche passata la fase acuta succede spesso che rimangano ricoverati per mesi perché non ci sono strutture intermedie tra l’ospedale e l’abitazione che possano gestirne il decorso”, conclude il professor Lacedonia. “Pazienti che cronicamente si trovano in una situazione di gravità e necessitano di cure a lungo termine potrebbero beneficiare di strutture capaci di assisterle liberando, nello stesso tempo, posti letti nelle strutture per acuti. In questo contesto, la telemedicina rappresenta uno strumento di supporto, in quanto consente di svolgere non più in ospedale ma da remoto molti controlli e follow-up come i rinnovi a distanza di alcuni piani terapeutici o alcune visite di controllo”.
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