Il prof. Stefano Perlini (Pavia): “Nello studio clinico APOLLO-B il farmaco ha raggiunto l’endpoint primario, mostrando un significativo beneficio nel test del cammino in 6 minuti”
Pavia – È ormai assodato che il farmaco patisiran sia efficace per i pazienti affetti da amiloidosi ereditaria da transtiretina (hATTR) con polineuropatia allo stadio I e II: la dimostrazione è giunta dai risultati dello studio APOLLO, che hanno fatto emergere come il medicinale, attraverso un meccanismo di silenziamento genico chiamato RNA interference, conduca a una sostanziale riduzione della concentrazione di transtiretina nel fegato, e quindi a una prognosi migliore.
Questi dati, nel 2018, hanno convinto le agenzie regolatorie sia negli Stati Uniti che in Europa, e il patisiran è diventato il primo trattamento di RNAi per questa patologia, disponibile dal 2020 anche in Italia.
Negli anni passati il farmaco non era ancora stato studiato a sufficienza per trarre conclusioni sulla sua efficacia nella cardiomiopatia amiloide correlata alla transtiretina, una malattia rara e pericolosa per la vita caratterizzata da cardiomiopatia restrittiva e scompenso cardiaco progressivo. Per questo motivo è stato avviato lo studio APOLLO-B, che ha valutato l'efficacia e la sicurezza di patisiran nel contesto dei pazienti cardiopatici.
I risultati sono stati recentemente pubblicati sul Journal of Cardiac Failure, e sono positivi: “Lo studio APOLLO-B ha reclutato un totale di 360 pazienti di età compresa tra 18 e 85 anni, con evidenza di amiloidosi cardiaca, e li ha randomizzati (in proporzione 1:1) a ricevere patisiran 0,3 mg/kg per via endovenosa o placebo, ogni 3 settimane per 12 mesi”, spiega il prof. Stefano Perlini, responsabile dell'Ambulatorio di Cardiologia presso il Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi Sistemiche della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia.
“Il patisiran, dopo un anno di trattamento, ha mostrato un beneficio significativo raggiungendo l'endpoint primario, ovvero il miglioramento nel test del cammino in 6 minuti (6-MWT) rispetto al placebo. Il trial ha raggiunto anche diversi endpoint secondari che misuravano la progressione di malattia tramite i biomarcatori cardiaci e l'imaging (ecocardiogramma e scintigrafia); non sono emerse differenze per quanto riguarda la mortalità, e ciò potrebbe in parte dipendere dal follow-up troppo breve”, prosegue Perlini, che è anche professore ordinario in Medicina Interna presso l'Università degli Studi di Pavia e direttore della S.C. Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza del Policlinico San Matteo.
Lo studio APOLLO-B convalida per la prima volta l'ipotesi che il silenziamento della transtiretina mediante un farmaco RNAi possa essere un approccio efficace per il trattamento della cardiomiopatia da amiloidosi. Illustrando i risultati della sperimentazione, Perlini ha vinto il premio come miglior presentazione (“Exploratory Analyses From APOLLO-B, A Phase 3 Study of Patisiran in Patients With ATTR Amyloidosis With Cardiomyopathy”) all'ultimo congresso della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), e ha poi riportato gli stessi dati anche al congresso della Società Italiana di Cardiologia (SIC).
“Patisiran ha dimostrato un profilo di sicurezza accettabile: gli eventi avversi sono stati per lo più di gravità lieve o moderata e non vi sono stati problemi di sicurezza”, sottolinea Perlini. “Queste analisi esplorative forniscono dunque ulteriori prove del beneficio di questo farmaco sui biomarcatori e sulle manifestazioni del coinvolgimento cardiaco nei pazienti con amiloidosi hATTR, mentre l’impatto a lungo termine su queste misure è stato valutato nella fase di estensione, in aperto, del trial APOLLO-B: l’analisi ad interim dello studio, condotta a 24 mesi, è stata recentemente presentata al congresso della Società Italiana di Cardiologia. I pazienti con amiloidosi cardiaca da hATTR trattati con patisiran per 24 mesi hanno dimostrato un beneficio duraturo in tutti gli endpoint e nei biomarcatori cardiaci, mentre quelli che sono stati inizialmente sottoposti a placebo e che hanno iniziato l'assunzione di patisiran nella fase di estensione di APOLLO-B hanno mostrato, al mese 24, una relativa stabilizzazione o un rallentamento della progressione della malattia rispetto ai risultati ottenuti al mese 12”.
“Si tratta di un'ottima notizia”, conclude il prof. Perlini. “Si spera che l’eventuale presenza di una nuova opzione terapeutica aumenti l'attenzione dei clinici verso la diagnosi e il trattamento della cardiomiopatia correlata ad amiloidosi, una malattia progressiva e fatale. Sembra aprirsi una nuova strada, molto interessante e promettente, per migliorare la prognosi di questi pazienti”.
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