Secondo uno studio, realizzato dai ricercatori americani della School of Public Health di Yale e pubblicato su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention, le persone che giornalmente assumono una dose di aspirina al fine di prevenire l'insorgenza di disturbi cardiovascolari, rischiano la metà (rispetto ai pazienti che non assumono il farmaco) di sviluppare cancro al pancreas.
I ricercatori, dopo uno studio durato 4 anni (dal 2005 al 2009) e condotto su 362 pazienti con tumore al pancreas e 690 persone sane, sono arrivati alla conclusione che il rischio di sviluppare un carcinoma pancreatico era ridotto del 39 per cento in chi prendeva il medicinale a basse dosi (fra 75 e 325 milligrammi al giorno) da sei anni (o meno) e che la protezione saliva al 60 per cento nei pazienti che seguivano la cura da oltre 10 anni.
Nonostante siano state raccolte diverse evidenze sperimentali sull'azione anticancerosa dell'aspirina (ad esempio è risultata utile contro il cancro a colon) per il momento non è prevista la prescrizione del farmaco a tappeto a tutta la popolazione sana.
Questo perché non bisogna dimenticare che ogni farmaco, aspirina compresa, ha degli effetti collaterali che a lungo termine possono creare delle problematiche. Quindi avrebbe poco senso, al fine di prevenire una patologia, esporsi quotidianamente a fattori di rischio per altre malattie. Se non “negli individui che già corrono maggiore pericolo di sviluppare questa forma di cancro”-afferma Harvey A. Risch, docente di Epidemiologia alla Yale School of Public Health in Connecticut (Stati Uniti).
L’aspirina è un antiaggregante e fluidificante del sangue, per questo motivo viene utilizzata (a basso dosaggio) per prevenire attacchi cardiaci, infarti e trombosi nei pazienti maggiormente a rischio di formazione di coaguli ematici. Anche in questi pazienti, in cui l'uso del farmaco è giustificato, si manifestano però degli effetti collaterali come la formazione di ulcere gastrointestinali ed eventi di emorragia gastrica.
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