Parlare di regressione spontanea di un tumore equivale un po' ad entrare nel campo dei miracoli e dell'inspiegabile. In medicina si cercano risposte in grado di spiegare i principali meccanismi che fungono da innesco alla patologia, pertanto la profonda sinergia che si instaura con il mondo della ricerca si propone di trovare soluzioni efficaci ed innovative che contrastino la fisiologia della malattia. Esistono, tuttavia, rari casi in cui la malattia sembra svanire così come si è presentata, lasciando ai soggetti guariti un infinito sentimento di speranza e agli studiosi una lunga serie di ipotesi da formulare per fornire una spiegazione su come ciò sia potuto accadere.

A questo proposito, qualche settimana fa sulla rivista Rare Tumours è apparso un interessante articolo firmato dal prof. Fernando Cirillo (in foto), chirurgo-oncologo in forza al Dipartimento di Chirurgia presso gli Istituti Ospitalieri di Cremona e presidente di IART, l'associazione da lui fondata e che si occupa di fare formazione e sostenere la ricerca che gravita intorno ai tumori rari solidi nell’adulto. Infatti, la descrizione del caso clinico di regressione spontanea da un carcinoma a cellule di Merkel proposta dal prof. Cirillo serve da piattaforma di costruzione di una nuova ipotesi in grado di fare luce su questo rarissimo evento, contribuendo in tal modo a fornire un indirizzo alla ricerca che si occupa di questa classe di tumori.

Il carcinoma a cellule di Merkel è una rara ed aggressiva neoplasia della cute descritta per la prima volta da Toker nel 1972 come carcinoma trabecolare cutaneo e che, al termine di un lungo percorso di ricerca istochimico ed istogenetico, è stato ricondotto alla famiglia degli APUDomi e definito come "carcinoma neuroendocrino della cute." Si tratta di una forma tumorale contraddistinta dalla comparsa – specialmente a livello della testa e del collo – di lesioni eterogenee, di varie dimensioni che richiedono un complesso iter terapeutico, fatto sia di interventi chirurgici che di trattamenti farmacologici. Vista la rarissima diffusione della patologia risulta arduo proporre dati di incidenza precisi ma le stime si attestano a circa 2 individui ogni milione di nati tra le popolazioni di razza caucasica e 0,1 per milione tra le popolazioni di colore. Il carcinoma di Merkel è legato all'età avanzata e insorge con maggiore frequenza nei soggetti al di sopra dei sessant'anni, con una marcata predilezione per il sesso femminile.

Il paziente descritto dal prof. Cirillo è un maschio di 89 anni, senza una storia clinica di malattie autoimmuni e non immunodepresso, colpito da carcinoma a cellule di Merkel sul capo e sottoposto a biopsia per conferma istologica del tipo di tumore. Ad un mese dalla biopsia la lesione ha iniziato a ridursi e, dopo circa 24 mesi dalla biopsia, la neoplasia è totalmente regredita. Le regressioni spontanee di questa tipologia tumorale sono eventi più unici che rari ma, anche in altri casi descritti, il processo di regressione è stato preceduto dalla biopsia realizzata a livello della lesione. “La biopsia sembra scatenare una reazione di tipo immunitario  -  spiega il prof. Cirillo – con l'interessamento di precise categorie di linfociti, come i CD4 e i CD8, che il sistema immunocompetente utilizza per aggredire il tumore.” Questa risposta immunitaria si traduce nel fenomeno della morte cellulare programmata delle cellule tumorali determinando la spontanea regressione del tumore. Ciò conferma il legame che esiste tra il carcinoma a cellule di Merkel e il sistema immunocompetente: se da una parte questo tumore si manifesta più facilmente nei soggetti immunodepressi, dall'altra la stimolazione del sistema immunitario può rivelarsi un'arma vincente, spianando la strada all'immunoterapia.

“E' interessante capire perché questo processo non accada sempre. – prosegue il prof. Cirillo – Ciò che questo lavoro si propone è di costituire un punto di partenza per un filone di ricerca che si concentri sul trattamento immunoterapico, mettendo a fuoco il ruolo della risposta immunitaria e cercando di sfruttarla al meglio nella lotta contro questo tumore, nell'intento di migliorare la qualità di vita dei pazienti e arrivare ad una terapia efficace.”

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