La ricerca, condotta al San Raffaele, è interessante ma solo agli inizi
Ad oggi la diagnosi di Sclerosi Multipla si fa attraverso la Risonanza Magnetica Nucleare secondo criteri che sono stati sperimentati e affinati nel tempo. In futuro però un aiuto alla diagnosi potrebbe venire da un esame del sangue. Un gruppo di ricercatori dell’ Istituto San Raffaele guidati da Cinthia Farina ha infatti individuato quelli che promettono di essere dei biomarcatori specifici per la malattia. Il risultato di questa ricerca è appena stato pubblicato sul Journal of Autoimmunity. Nello studio sono stati valutati più di 20.000 geni nel sangue di pazienti con Sm e i profili sono stati paragonati a quelli di donatori sani, tenendo conto anche del sesso (maschile o femminile) del malato. Risultato: la malattia è caratterizzata da cambiamenti significativi sia nella quantità che nel tipo di geni che sono diversamente espressi nel sangue degli uomini e delle donne. Non solo, sono state identificate delle ‘firme molecolari’ associate alla patologia diverse negli uomini e donne con Sm.
La particolarità di questo lavoro scientifico è quella di aver usato un approccio di medicina di genere, che tiene cioè nella dovuta considerazione il sesso dei pazienti su cui viene condotta l’analisi, una distinzione importante visto che la malattia ha una più alta incidenza tra le donne. I ricercatori sperano ora che, andando avanti nella ricerca, si possa arrivare ad un test effettuabile con un prelievo di sangue tanto preciso da confermare o escludere la presenza della malattia in base ai parametri individuati.
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