I pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) con un uso più prolungato e continuo di natalizumab avrebbero un minor numero di ricadute e rimarrebbero stabili nella loro stato di disabilità. Inoltre, non si rileverebbe alcuna differenza di accumulo di carico di lesioni o di sviluppo di atrofia cerebrale in relazione alla durata dell'uso natalizumab. Lo sostiene un nuovo studio prospettico della durata di 5 anni - pubblicato online sull’European Journal of Neurology - in linea con precedenti rapporti.

In ogni caso - specificano gli autori, coordinati da Robert Zivadinov, del Buffalo Neuroimaging Analysis Center presso la School of Medicine and Biomedical Sciences di Buffalo (USA) - dato l'aumento del rischio di leucoencefalopatia progressiva multifocale (PML) e la mancanza di dati certi riguardo al beneficio derivante da un uso prolungato di natalizumab sugli outcomes clinici e di risonanza magnetica (RM) in termini di progressione della malattia, è obbligatoria una valutazione terapeutica attenta del rapporto rischio-beneficio.

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