In Italia solo il 10% dei pazienti in dialisi si sottopone a dialisi peritoneale a domicilio. Un dato non giustificabile alla luce dei risultati clinici e della qualità di vita dei pazienti
In Italia sono circa 40mila i pazienti in dialisi ma soltanto 4.300 di questi effettuano la dialisi peritoneale a domicilio. Una magra percentuale del 10% non giustificabile se si considerano i risultati ottenuti in termini di sopravvivenza, di economicità per le famiglie e per il sistema sanitario e, soprattutto, di qualità di vita dei pazienti, che con la dialisi a domicilio hanno tutta la possibilità di condurre una vita del tutto normale, senza l'incombenza di recarsi regolamente nel centro ospedaliero.
Cos'è la dialisi peritoneale: nella dialisi peritoneale, il peritoneo, la membrana che riveste la cavità addominale, funziona come una membrana dializzante a al suo interno viene introdotta una soluzione dialitica composta prevalentemente di acqua e sali minerali che funziona da filtro naturale trattenendo le impurità e i liquidi in eccesso, i quali vengono poi espulsi attraverso un catetere precedentemente impiantato nell'addome del paziente.
Ma per quale motivo la dialisi peritoneale a domicilio stenta a penetrare nella pratica clinica? Lo ha spiegato Giancarlo Marinangeli, Segretario della Società Italiana di Nefrologia (SIN) e Direttore della Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi dell'Ospedale di Giulianova, intervenuto nel corso del Congresso Nazionale della Società Italiana di Nefrologia a Firenze.
“I motivi sono molteplici: da un lato in Italia è presente una fitta rete di trattamenti di emodialisi pertanto c'è un'enorme disponibilità di posti per potersi sottoporre a un'emodialisi, dall'altro lato c'è una cattiva percezione di questo trattamento in alcuni medici e pazienti, infine c'è un problema di remuneratività delle tariffe per le strutture sanitarie”.
Politiche di sistema, problematiche sociali e impreparazione culturale sono quindi i principali fattori che “frenano” la diffusione di questa pratica. Eppure i vantaggi sono molteplici, sia dal punto di vista medico che da quello sociale.
“Dal punto di vista clinico, con la dialisi peritoneale si mantiene la funzionalità renale residua più a lungo rispetto a quanto avviene con un comune trattamento di dialisi, in cui generalmente la funzionalità renale viene perdura nell'arco di alcuni mesi, in più il tasso di sopravvivenza dei pazienti sottoposti a dialisi peritoneale è del tutto sovrapponibile a quelli dei pazienti sottoposti a emodialisi” ha sottolineato Marinangeli.
Dal punto di vista della qualità di vita, inoltre, la dialisi peritoneale può essere effettuata pressoché ovunque, non prevede l'uso di aghi e consente di sottoporsi al trattamento anche durante le ore notturne.
Tra gli obiettivi della Società Italiana di Nefrologia (SIN), c'è quello di contribuire a incrementare la diffusione di questa pratica su tutto il territorio nazionale. “È necessaria un'azione di educazione nei confronti dei medici e dei pazienti su questa pratica clinica ed è auspicabile un'azione politica centrale che incentivi il ricorso a questo trattamento nei centri specialistici, anche con incentivi di tipo economico alle famiglie così come già oggi avviene nelle regioni del Piemonte e della Sicilia” ha sottolineato Marinangeli.
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