La sfida ora è stabilire il regime di integrazione ottimale

PARIGI - Studi recenti suggeriscono che i pazienti affetti da anemia falciforme (SCD) presentano una grave carenza di vitamina D e questo sembrerebbe essere la causa dell’insorgenza di fragilità ossea.

L’anemia falciforme, o drepanocitosi,  è una malattia ereditaria in cui i globuli rossi presentano una forma anomala a mezzaluna, invece che quella normale ‘a disco’.
Questa modificazione strutturale delle cellule deputate al trasporto di ossigeno è dovuta alla presenza di un tipo di emoglobina anomala chiamata emoglobina S. L’emoglobina S distorce la forma dei globuli rossi con conseguente riduzione nell’apporto di ossigeno ai tessuti dell’organismo.
I globuli rossi così modificati possono bloccare più facilmente i piccoli vasi sanguigni e provocarne persino la rottura inficiando la circolazione sana.

La vitamina D, come dimostrato in numerosi studi, esercita il suo effetto in tutto l’organismo umano e in particolare la sua funzione è associata alla formazione ossea in quanto favorisce il riassorbimento di calcio a livello renale, l'assorbimento intestinale di fosforo e calcio ed i processi di mineralizzazione dell’osso.
Una carenza di questo micronutriente può causare fragilità ossea e lo scopo dello studio dell’Università di Parigi è stato quello di dimostrare questa correlazione in pazienti SCD.
La ricerca ha avuto l’obiettivo di stimare la prevalenza della carenza di vitamina D in adulti con anemia falciforme e di valutare le conseguenze di questa carenza sul metabolismo e sulla fragilità ossea.

E’ stato condotto uno studio prospettico su 56 pazienti adulti (età media 29,8 anni) affetti da SCD in uno stato clinicamente stabile. Sono stati valutati dati di laboratorio come la densità minerale ossea (BMD), che è stata misurata tramite “dual-energy X-ray assorbimetria” (http://en.wikipedia.org/wiki/Dual-energy_X-ray_absorptiometry) ed è stato fatto un confronto tra i marcatori del metabolismo minerale di due gruppi di pazienti affetti da anemia falciforme: il gruppo 1 caratterizzato da valori di 25(OH)D (forma idrossilata di vitamina D)molto bassi molto bassi (? 6 ng / ml) e il gruppo 2 che mostrava valori bassi ma superiori ai 6 ng / ml.
Sono stati presi in considerazione anche dati riguardanti la storia clinica dei pazienti come, per esempio, casi di pregressa frattura, di osteonecrosi avascolare e di vertebra a forma di H.
In finale il deficit di vitamina D (<10 ng / mL) era stato individuato nel 75 per cento dei pazienti e nel 71,4 per cento dei casi si era verificata una condizione di iperparatiroidismo secondario. Eventi clinici di frattura erano stati documentati nel 30,3 per cento dei pazienti mentre condizioni di osteopenia e osteoporosi nel 39,6 per cento dei pazienti.
I pazienti del gruppo 1 erano più facilmente soggetti a subire frattura (42,8%) rispetto ai pazienti del gruppo 2 (17,8%) e presentavano un  indice di massa corporea più basso e l'ormone paratiroideo significativamente più alto mentre non c'era differenza tra il BMD, la storia osteonecrosi avascolare, la  vertebra a forma di H e i marcatori di gravità della malattia.
Concludendo  lo studio sostiene mostra che la carenza di vitamina D è un elemento chiave nella debolezza ossea nei pazienti affetti da anemia falciforme.
Essendo questa carenza una condizione molto diffusa nei pazienti e associata a iperparatiroidismo e a fratture è necessario stabilire il regime di integrazione vitaminico ottimale.

La ricerca in questione è stata pubblicata sulla rivista scientifica Bone.

Articoli correlati

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni