Fortunato Nicoletti

Nicoletti (Nessuno è escluso): “Non abbiamo bisogno di formazione ma di tutele previdenziali ed economiche vere, oltre a sostegni concreti in termini di sollievo, sostituzione in emergenza, semplificazione burocratica e inclusività

L’abbiamo ricordato anche qualche giorno fa: una legge che riconoscere il ruolo dei caregiver in Italia non esiste. E così, nell’attesa, le regioni cominciano in ordine sparso a proporre iniziative a copertura territoriale più ristretta.

“In Lombardia – spiega Fortunato Nicoletti, Vicepresidente Nessuno è escluso ODV – la proposta approvata poche settimane fa in commissione sanità, e pronta per essere votato in Consiglio Regionale, è un altro dei pasticci alla lombarda”.

Quello a cui Nicoletti si riferisce è il “Progetto di legge caregiver familiare”, licenziato il 12 ottobre scorso dalla Commissione consiliare III “Sanità e Politiche sociali” e approvato, nonostante le proteste da parte delle associazioni, dal Consiglio Regionale della Lombardia il 22 novembre 2022.

Nell’ambito delle politiche di welfare, – si legge nel testo del PdL – la Regione promuove la solidarietà familiare e l’attività di cura non professionale e gratuita prestata nei confronti di coloro che necessitano di assistenza a lungo termine a causa di malattia, infermità o disabilità gravi; ne riconosce il valore sociale ed economico, nonché i rilevanti vantaggi che ne trae la collettività e ne promuove la tutela ai fini della conciliazione con le esigenze personali di vita sociale e lavorativa.

E ancora, sempre nel testo: la Regione definisce le modalità per favorire il riconoscimento e l’integrazione dell’attività del caregiver familiare nell’ambito del sistema regionale dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari, le ATS e le ASST riconoscono e definiscono il ruolo e l’apporto del caregiver familiare all’interno della rete di cura e di welfare locale, le attività formative e di orientamento, nonché le modalità di coinvolgimento del caregiver familiare all’interno del percorso di cura della persona assistita e i comuni, attraverso i servizi sociali, i piani di zona, i distretti di riferimento e le case di comunità, assicurano il sostegno e l’affiancamento necessari al caregiver familiare per svolgere assistenza qualificata.

CONFAD - Coordinamento nazionale famiglie con disabilità unitamente ad altre Associazioni di familiari (Nessuno è escluso ODV, Mondo Charge, FIRST - Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela, Famiglie disabili lombarde, Abilità diverse, Coordinamento genitori CDD milanesi, Associazione In cerchio, Sotto lo stesso cielo, Mondo Abaut, Il Balzo Milano) ha manifestato nelle ultime ore il proprio profondo dissenso nei confronti del testo approvato.

“Chiediamo – hanno dichiarato - di essere auditi prima dell’approvazione definitiva che avverrà in consiglio regionale il 22/11/22. Ci sarà quel giorno un presidio sotto il palazzo della Regione in Piazza duca D’Aosta”.

“Il decreto – commenta ancora Nicoletti – contiene, solo per fare un esempio, diversi riferimenti alla formazione e al reintegro lavorativo nel campo della assistenza, che pare folle visto che non crediamo che se un caregiver possa ritornare a lavorare lo faccia in un campo dal quale sta provando a uscire. Peraltro noi non abbiamo certamente bisogno di formazione, in quanto siamo spesso più competenti noi delle varie figure assistenziali che ci vengono proposte. Noi abbiamo bisogno di tutele vere, per esempio previdenziali e sostegni concreti in termini di sollievo, sostituzione in emergenza, sostegno economico, accessi prioritari, semplificazione burocratica, inclusività, riconoscimento dei nostri diritti umani”.

Il caregiver familiare – conclude – non è un volontario ma è colui che accudisce un parente con disabilità grave non autosufficiente in convivenza con il esso. E quindi non va confuso con chi si prende cura non in convivenza, a distanza e saltuariamente, avvalendosi di aiuti come le badanti dei genitori anziani per esempio. Una legge seria sul caregiver familiare non può prescindere dal requisito di convivenza perché il rapporto familiare e quello professionale non sono la stessa cosa e noi di una ennesima norma inutile, anzi pericolosa, non ne abbiamo bisogno”.

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