Umberto Malapelle e Paolo Marchetti

Le terapie potranno essere indirizzate verso l’alterazione genetica, non più verso l’organo: un nuovo modo di trattare il cancro che passa attraverso i Molecular Tumor Board

Non solo malattie rare e percorsi diagnostici, l’approccio omico trova un impiego molto importante anche in campo oncologico e inserirlo in maniera organica e definitiva nella pratica clinica può segnare un cambio di passo davvero importante, aprendo l’era di quello che viene definito modello mutazionale. E’ quanto emerso oggi nel corso del convegno “Verso un Piano Nazionale per la Medicina di Precisione: malattie rare laboratorio delle scienze omiche”, organizzato da OMaR - Osservatorio Malattie Rare, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Orphanet Italia, con il patrocinio di BITS - Società Italiana di BioinformaticaFondazione Hopen Onlus e SIBioC - Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica - Medicina di Laboratorio, e con il contributo non condizionante di "JuliaOmix™ di GenomeUp, Roche Diagnostics e Thermo Fisher Scientific, al quale hanno preso parte anche il Ministro della Salute Orazio Schillaci e le Senatrici Ylenia Zambito e Sandra Zampa, rispettivamente segretario e membro della X Commissione “Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale” del Senato della Repubblica.

L’approccio omico in oncologia è infatti utile tanto per i tumori rari quanto per quelle persone che, affette da un tumore apparentemente più comune, abbiano una mutazione rara, che va però ricercata. “Per i pazienti con tumore al polmone in stadio avanzato, la caratterizzazione delle alterazioni a carico dei geni predittivi di risposta al trattamento con farmaci a bersaglio molecolare rappresenta la chiave di volta per ottenere una maggiore efficacia e minimizzare gli effetti collaterali”, ha sostenuto il Prof. Umberto Malapelle, Professore in Anatomia Patologica e Responsabile del laboratorio di Patologia Molecolare Predittiva all’Università Federico II di Napoli. “Alcuni di questi marcatori, come le fusioni a carico di NTRK, RET ed ALK e le mutazioni a carico di BRAF, sono presenti a basse frequenze (dall'1 al 7% dei pazienti con adenocarcinoma polmonare), ma quando ricercate e trovate consentono l'accesso a trattamenti specifici ed efficaci. Per fare in modo che questi marcatori vengano ricercati insieme a quelli più frequenti (come le mutazioni a carico di EGFR e di KRAS), considerata la tipologia di campioni biologici a disposizione in questo specifico setting, si rende mandatoria l'adozione di tecnologie di sequenziamento di nuova generazione e la strutturazione di modalità di refertazione delle alterazioni rilevate che diano agli oncologi la possibilità di pianificare il migliore percorso terapeutico possibile”.

“La medicina di precisione vale per i tumori frequenti come per i tumori rari”, ha spiegato il Prof. Paolo G. Casali, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. “In un certo senso, se è vero che con la medicina di precisione anche i tumori frequenti diventano rari, è altresì vero che quelli rari diventano rarissimi. La risposta più logica alla rarità è costituita dalla collaborazione in rete. In Italia, dopo un’Intesa Stato-Regioni del 2017 sulla creazione della Rete Nazionale Tumori Rari (RNTR), ora si è finalmente giunti alla selezione, da parte delle Regioni in collaborazione con AGENAS, dei centri oncologici destinati a farne parte. Questo ancora non vuol dire avere realizzato la Rete, ma perlomeno il primo passo è stato compiuto. Allora, si potrebbero prevedere meccanismi privilegiati per l’accesso alle omiche all’interno della Rete, così da massimizzarne il rapporto costo/efficacia per l’inevitabile razionalizzazione che ne risulterebbe. Anche l’accesso a farmaci off-label eventualmente suggeriti dalle indagini molecolari potrebbe essere reso più flessibile all’interno di una rete per definizione formata da centri clinici esperti designati dalle rispettive Regioni”.

Il fatto che oggi sia possibile individuare il meccanismo che porta ad una proliferazione tumorale e misurarlo con specifici marcatori, indipendentemente dalla sede del tumore stesso, è un cambiamento epocale in oncologia e nei relativi approcci terapeutici. Se fino a pochi anni fa, infatti, i farmaci oncologici venivano approvati per il trattamento di specifiche patologie tumorali per lo più collegate ad un organo o tessuto, oggi si fa strada un modello nuovo, il “modello mutazionale”. “Oggi è possibile approvare un farmaco perché è attivo su una determinata mutazione, indipendentemente dalla patologia, dall’età, dal genere, ma non solo”, ha affermato il Prof. Paolo Marchetti, Direttore Scientifico IDI IRCCS - Istituto Dermopatico dell'Immacolata di Roma. “L’assioma mutazione-farmaco non basta più e siamo in grado oggi di considerare anche le vie di interazione e da qui scegliere la migliore strategia terapeutica. Questo anche grazie alla progressiva disponibilità sul mercato, e a costi sempre più competitivi, di test di profilazione genomica, sia attraverso un prelievo istologico o anche, in molti casi, attraverso un normale prelievo di sangue. Lo studio “Rome Trial”, del quale sono recentemente stati presentati i risultati, e che è stato condotto su 780 pazienti, ha mostrato che l’esecuzione di un test molecolare esteso e la successiva analisi dei risultati e delle implicazioni da parte di un ‘Molecolar Tumor Board’ (MTB) ha portato a benefici per 4 pazienti su 10 consistenti soprattutto in informazioni utili per impostare nuove terapie - anche a base di farmaci a bersaglio molecolare - correggere quelle già seguite o accedere a farmaci in sperimentazione.  È un cambiamento di approccio che impone anche nuovi modelli organizzativi dove devono avere un ruolo cruciale i Molecular Tumor Board, organismi multidisciplinari che sappiano gestire la complessità e la comprensione dei test del genomic profiling, la scelta dei farmaci (o delle combinazioni) attivi che possono essere già disponibili e rimborsati, oppure disponibili ma non registrati per la specifica indicazione (off-label) o in fase di sperimentazione clinica. Un network di MTB accreditato dall’AIFA secondo criteri e procedure trasparenti per la composizione, le attività, la tracciabilità e l’elaborazione dei dati può rappresentare il nuovo strumento di gestione del modello mutazionale nella normale pratica clinica”.

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Con il contributo non condizionante di

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni