Secondo uno studio della Harvard Medical School, i medicinali finora utilizzati non hanno determinato benefici significativi
Boston (U.S.A.) – L'osteoporosi è una complicanza comune della colangite biliare primitiva (CBP), ma ancora oggi mancano le evidenze per poter definire efficace una qualunque terapia. Così, un team della Divisione di Gastroenterologia ed Epatologia della Harvard Medical School di Boston ha deciso di riesaminare tutti gli studi randomizzati controllati che hanno valutato l'utilizzo della farmacoterapia per il trattamento dell'osteoporosi nella CBP, rispetto al placebo o all'assenza di interventi. La ricerca è stata condotta su tutti i database fino al 29 marzo 2017, e i risultati dell'indagine sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Densitometry.
L'outcome primario era l'incidenza delle fratture, mentre gli esiti secondari erano il cambiamento nella densità minerale ossea e gli eventi avversi. Gli studi sono stati valutati a seconda della qualità delle prove e del rischio di bias (distorsione statistica), ed è stata infine utilizzata la meta-analisi per aggregare gli studi su una stessa classe di farmaci e ottenere così una visione complessiva. Sono stati identificati 11 studi randomizzati e controllati che hanno valutato rispettivamente i bifosfonati (3 studi), la terapia ormonale sostitutiva (2 studi), l'acido ursodesossicolico, l'acido obeticolico, la ciclosporina A, la vitamina K, il calcitriolo e il fluoruro di sodio.
Il risultato è stato deludente: nessun intervento si è dimostrato in grado di ridurre significativamente le fratture rispetto al gruppo di controllo. Sebbene sia stato rilevato un miglioramento della densità minerale ossea in uno studio con alendronato (un bifosfonato di terza generazione), non sono stati osservati miglioramenti significativi nell'analisi aggregata di tutti i bifosfonati, inclusi quelli di prima generazione. Sempre secondo questo metodo di analisi dei dati, la terapia ormonale sostitutiva ha moderatamente migliorato la densità minerale ossea lombare, ma con eventi avversi significativamente aumentati.
“Mancano dunque prove di alta qualità a sostegno dell'efficacia di qualsiasi trattamento dell'osteoporosi nella CBP”, hanno concluso gli autori. “Ciò può essere dovuto alla mancanza di potenza statistica negli studi inclusi. Tuttavia, la nostra attuale comprensione dell'osteoporosi correlata alla colangite biliare primitiva indica che deriva da una ridotta formazione ossea, il che può spiegare l'effetto attenuato dei tradizionali agenti antiriassorbitivi. Gli studi futuri – concludono i ricercatori della Harvard Medical School – dovrebbero valutare nuovi agenti farmacologici”.
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