I risultati di un recente studio clinico di Fase II sembrano dimostrare che una terapia con lenvatinib impiegato in combinazione con everolimus nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma a cellule renali in fase metastatica, sia in grado di ottenere un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto a entrambi i medicinali utilizzati in monoterapia. La notizia è stata pubblicata da Eisai, la società farmaceutica produttrice di lenvatinib.

Il carcinoma a cellule renali (RCC) rappresenta la più comune forma di tumore renale e si sviluppa nel rivestimento dei tubuli convoluti prossimali, i tubicini dei reni che hanno la funzione di filtrare il sangue e rimuovere i prodotti di scarto. Oltre che nei tubuli prossimali, questa forma di cancro si sviluppa anche nei dotti collettori corticali. Il trattamento standard per il carcinoma a cellule renali in fase metastatica o avanzata è rappresentato da una terapia farmacologica progettata per interferire con le specifiche molecole necessarie alla crescita e alla progressione del tumore. Ciononostante, per questa malattia esistono attualmente ben poche opzioni terapeutiche.

Lenvatinib è un agente terapeutico molecolare in formulazione orale caratterizzato da una potente selettività trispecifica e da un meccanismo di legame (Tipo V) che lo differenzia dagli altri inibitori della tirosin-chinasi (TKI). Lenvatinib inibisce simultaneamente le attività di varie molecole coinvolte nei processi di angiogenesi e proliferazione tumorale, come VEGFR (recettore del fattore di crescita endoteliale vascolare), FGFR (recettore del fattore di crescita dei fibroblasti), PDGFR (recettore del fattore di crescita derivato dalle piastrine), RET e KIT.

Everolimus è un farmaco antitumorale che agisce inibendo una particolare proteina, detta mTOR (mammalian Target Of Rapamycin), che normalmente regola i meccanismi fisiologici di crescita, proliferazione, motilità e sopravvivenza cellulare. In caso di sviluppo tumorale, tale proteina può diventare 'alleata' delle cellule cancerose, promuovendone la proliferazione incontrollata. Everolimus è un trattamento raccomandato dalle linee guida del National Comprehensive Cancer Network come terapia di seconda linea per il carcinoma a cellule renali non operabile in fase metastatica o avanzata.

Nello studio in questione sono stati arruolati 153 pazienti affetti da carcinoma a cellule renali in fase metastatica per confrontare l'efficacia e la sicurezza di un trattamento con lenvatinib utilizzato in combinazione con everolimus rispetto all'impiego in monoterapia dei due farmaci. In base ai risultati, è emerso che la sopravvivenza libera da progressione (PFS) con lenvatinib più everolimus è stata, in media, di 14,6 mesi, rispetto a 5,5 mesi per everolimus in monoterapia e 7,4 mesi per lenvatinib.

Inoltre, nello studio sono stati valutati, come endpoints secondari, il tasso di risposta complessivo (ORR) e la sopravvivenza complessiva (OS). Per quanto riguarda l'ORR, lenvatinib utilizzato in combinazione con everolimus o in monoterapia ha ottenuto un miglioramento rispetto a everolimus in monoterapia. In merito alla sopravvivenza complessiva, un'analisi aggiornata condotta nel dicembre del 2014 ha confermato che lenvatinib in combinazione con everolimus prolunga l'OS rispetto a everolimus in monoterapia.

Infine, gli eventi avversi verificatisi più comunemente in correlazione al trattamento con lenvatinib più everolimus sono stati diarrea, inappetenza e spossatezza.

I dati dello studio sono stati presentati in occasione del 51° congresso annuale dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), tenutosi a Chicago dal 29 maggio al 2 giugno di quest'anno.

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