La mamma: “Mi appello alle istituzioni per restituire a mia figlia la libertà e le cure”
È il 6 luglio 2023 l’inizio della bella stagione, delle passeggiate e delle vacanze, per molti ma non per Roberta, una ragazza di 24 anni residente a Trani che convive con una grave disabilità che comporta un ritardo psicomotorio ed epilessia. Roberta è in carrozzina e a causa della sua salute durante la stagione invernale le sue uscite sono limitate. L’estate rappresenta per lei il punto di svolta: sole, mare, passeggiate e un momento oltre le mura asettiche della propria casa. Purtroppo, da quel 6 luglio ad oggi, Roberta ha perso tutte quelle cose che le permettono di poter godere di un periodo di leggerezza rispetto alla sua malattia a causa di un’ascensore fuori uso.
A nulla sono valsi i continui richiami all’azienda manutentrice e all’amministratore condominiale affinché questo disagio potesse rientrare il prima possibile. “Ad oggi ci sentiamo presi in giro da un personale ascensorista che propina date fasulle per una riparazione ancora non avvenuta” dice mamma Valeria, ormai esasperata dalla situazione.
“Siamo una famiglia che non ha mai basato la propria condizione sul pietismo perché la più alta cura che possiamo offrire a nostra figlia è la dignità di poter vivere la sua malattia in modo naturale, adattandoci alle sue esigenze, dolorose e non”. La famiglia di Roberta è proprio così, vivono esaltando l’unicità. La gestione di un figlio con disabilità richiede una costanza e un coraggio che va oltre ogni paura, ma se si impara ad essere pronti ad offrire questo tipo di amore non si potrà mai essere pronti a veder negate quelle piccole gioie che costituiscono per ogni individuo la “normalità”.
“Questo mio appello rivolto alle istituzioni propense alla tutela dei più fragili, vuol essere un inno al coraggio di non abdicare alle ingiustizie, a farsi portavoce per tutte quelle persone che ogni giorno si vedono negate pari opportunità e lo scrivo non solo per una “semplice passeggiata”, ma anche per le cure giornaliere di cui mia figlia necessità e che ci vediamo negate a causa di un disservizio simile. Se chiedo a Roberta vuoi uscire? Vi lascio immaginare i suoi occhi scuri potenti e vitali che ti guardano senza voce alcuna, ma che sanno risponderti SI. Vi chiedo di dar voce a questa situazione incresciosa che oggi ci riguarda personalmente, ma che sicuramente ha tante voci soffocate dall’incuria e il mancato rispetto di chi vive in condizioni diverse e cerca ogni giorno di garantire dignità ad una persona con disabilità”.
Con questo appello la famiglia di Roberta ci ricorda quanto ancora ci sia da lottare per garantire un diritto fondamentale e inalienabile come la libertà di vivere la propria esistenza a prescindere dalla condizione.
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