Dai risultati di un recente studio è emerso che i pazienti affetti da sclerosi sistemica (SSc) sembrano evidenziare una caratteristica impronta batterica nel loro colon, differente da quella posseduta da individui sani. L'ipotesi dei ricercatori è che questa alterazione intestinale possa avere un ruolo nello sviluppo dei sintomi della malattia. Lo studio è stato presentato in occasione del congresso annuale della European League Against Rheumatism (EULAR), che si è tenuto a Roma dal 10 al 13 giugno di quest'anno.

La sclerosi sistemica (SSc) rappresenta una rara malattia cronica dovuta a una reazione del sistema immunitario che, provocando un'iperproduzione di collagene, danneggia i tessuti sani. Di solito la malattia colpisce la pelle, ma può anche coinvolgere gli organi interni (i polmoni, il cuore, i vasi sanguigni, i reni e l'apparato digerente). Si stima, infatti, che circa il 90% dei pazienti con sclerosi sistemica soffra di complicazioni gastrointestinali, che possono anche risultare fatali.

Nello studio in questione è stato analizzato l'insieme dei microorganismi (microbiota o, meno correttamente, flora batterica) presenti nell'intestino crasso di 17 pazienti affetti da sclerosi sistemica. I ricercatori hanno osservato che tali pazienti mostravano, rispetto agli individui sani, una marcata riduzione dei batteri necessari all'apporto di nutrienti essenziali (Bacteroides e Faecalibacterium) e un aumento di batteri patogeni (Enterobacteriales e Fusobacterium).

Secondo gli autori dello studio, l'esatta identificazione di quello che sembra essere un caratteristico squilibrio del microbiota associato alla sclerosi sistemica, potrebbe rappresentare un efficace strumento per la diagnosi della malattia e contribuire allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche.

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