Il codice di esenzione della malattia di von Willebrand è RDG020 (afferisce al gruppo "Difetti ereditari della coagulazione").

Abramo Brandi

L’iniziativa nasce per fornire ai pazienti un supporto a domicilio in piena emergenza COVID-19

Per rispondere alle necessità dei pazienti italiani affetti da malattia di von Willebrand (vWD) e supportare i medici dei centri responsabili del loro trattamento, spesso pesantemente impegnati sul fronte COVID-19, Octapharma Italy ha attivato, con l’ausilio di Domedica, azienda con vasta esperienza nell’ambito dell’Integrated Healthcare, il progetto WiCare, supporto domiciliare per i pazienti affetti da vWD e necessità di trattamento in profilassi.

Secondo due esperti dell'ospedale Careggi di Firenze, il farmaco rappresenta una terapia sostitutiva più mirata, personalizzata in base alle esigenze di ogni singolo paziente

FIRENZE – La malattia di von Willebrand è la più frequente patologia emorragica ereditaria. È causata da anomalie qualitative o quantitative del fattore di von Willebrand (VWF), una proteina collante fondamentale per l'interazione piastrine-subendotelio e per la stabilizzazione del fattore VIII nel plasma.

USA – Shire ha ufficialmente introdotto nel mercato statunitense il farmaco Vonvendi, unica terapia ricombinante indicata per individui adulti affetti da malattia di von Willebrand (VWD), un disturbo della coagulazione causato da un deficit ereditario del cosiddetto 'fattore di von Willebrand' (VWF). Il trattamento è stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) degli USA nel mese di dicembre dello scorso anno.

MANTOVA – Oltre al suo ruolo essenziale nella emostasi, vi è una crescente evidenza che il fattore di von Willebrand abbia un effetto aggiuntivo antitumorale. Per chiarire il significato clinico di tale attività biologica, è stato condotto uno studio retrospettivo sui tumori fra i pazienti italiani con malattia di von Willebrand per conto dell'Associazione Italiana Centri Emofilia (AICE).

Vonvendi (BAX 111), un fattore di Von Willebrand (VWF) ricombinante, destinato ai pazienti di età superiore ai diciotto anni affetti dalla malattia di Von Willebrand (VWD) è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense. Si tratta del primo fattore di Von Willebrand ricombinante approvato dall’FDA per il trattamento e il controllo degli episodi emorragici in adulti con diagnosi di VWD.

Un eccezionale trapianto di fegato è stato recentemente eseguito con successo su un giovane affetto da una rara forma di emofilia, detta di Von Willebrand tipo 3. Quello eseguito a Pisa è il quarto caso mai registrato al mondo ma erano ormai oltre10 anni che procedure del genere non venivano effettuate, a causa degli scarsi risultati ottenuti. L'intervento stavolta è stato possibile grazie ad una preparazione e pianificazione minuziosa che ha impegnato, in tutto, oltre 150 professionisti.
Questa patologia, infatti, espone il paziente ad un elevatissimo rischio di emorragie incontrollabili o, al contrario, di complicanze trombotiche irreversibili durante e dopo le procedure chirurgiche.

Il Prof. Mannucci (Milano): “I fenotipi e le mutazioni genetiche potrebbero essere collegati”

MILANO – La malattia di Von Willebrand è una patologia emorragica congenita a trasmissione autosomica dominante, ma nella sua forma più rara e più grave – il tipo 3 – si trasmette invece in modo autosomico recessivo. Entrambi i genitori, quindi, hanno un gene alterato, e hanno una possibilità su quattro di trasmetterlo ai figli, che però potrebbero nascere anche tutti sani o tutti affetti. Proprio su questa variante si stanno concentrando gli sforzi degli studiosi, con un trial che coinvolge 250 pazienti fra Europa e Iran.
Promosso dalla Fondazione Angelo Bianchi Bonomi, il progetto ha come responsabili tre medici italiani esperti di disturbi della coagulazione: il Prof. Augusto Federici, il Prof. Pier Mannuccio Mannucci e la Prof.ssa Flora Peyvandi, responsabile del sottoprogramma iraniano.

Oltre alla Fondazione Angelo Bianchi Bonomi (IRCCS Ospedale Ca’ Granda – Università degli Studi di Milano), che promuove l’intero progetto a livello internazionale, altri quattro centri italiani sono coinvolti nello studio: l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze, il Policlinico Umberto I – Università “Sapienza” di Roma, l’Azienda Ospedaliera Policlinico Consorziale di Bari e l’Ospedale San Bortolo di Vicenza.

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