Lo studio canadese è coordinato da Alessandro Perin, neurochirurgo dell’Istituto Neurologico Besta di Milano
Sono state individuate due particolari proteine che avviano la crescita del glioblastoma, il più aggressivo e purtroppo letale tra i tumori che colpiscono il cervello. Si tratta di due fattori di trascrizione, chiamati rispettivamente FOXG1 e Groucho/TLE, che potrebbero divenire in futuro anche bersagli di nuove terapie antitumorali che mirino a “disattivarle”, fermando così lo sviluppo di questo tumore cerebrale.
Tra gli autori di questa scoperta, realizzata nei laboratori della McGill University di Montreal in Canada, vi è anche un ricercatore italiano, Alessandro Perin, che oggi lavora presso l’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano.
Questa scoperta, realizzata da McGill University in collaborazione con l’Ospedale di Treviso, l’Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati Traverso” di Napoli e l’Hotchkiss Brain Institute dell’Università di Calgary (Canada) è stata pubblicata dalla rivista "Nature Communications".
Queste due proteine, in particolare, agiscono su uno specifico gruppo di cellule di differenti tipologie da cui parte lo sviluppo del glioblastoma e che ne costituisce il primo nucleo. Tali cellule, chiamate per questa ragione brain-tumor initiating cells (BTICs) e tra cui vi sono anche le cellule staminali tumorali, hanno la capacità di portare allo sviluppo del tumore anche quando sono poco numerose. Proprio per tale ragione sono spesso la causa delle recidive di questa patologia anche dopo interventi chirurgici, radioterapia e chemioterapia.
La novità più rilevante introdotta da questo studio è proprio legata a questa loro negativa caratteristica: bloccando i meccanismi di proliferazione della BTICs, i ricercatori intendono contrastare la formazione delle recidive del tumore, una forma di questa patologia ancora più aggressiva.
Sottolinea Alessandro Perin, primo autore dello studio alla McGill University di Montreal e oggi neurochirurgo presso l’Istituto Neurologico “Carlo Besta”: “FOXG1 e Groucho/TLE, come dei veri e propri interruttori, “accendono e spengono” l’espressione e quindi l’azione di numerosi geni: per questo aver scoperto il ruolo di questi due fattori di trascrizione apre diverse possibilità terapeutiche. Tuttavia è importante sottolineare che, sebbene sia un passo importante, non è ancora una cura e che quindi andranno ancora sviluppati ulteriori studi prima di un eventuale applicazione in pratica clinica”.
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