Linfoma: AIFA approva loncastuximab tesirine

Si tratta del primo e unico coniugato anticorpo-farmaco mirato verso la proteina CD19

Milano – L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di loncastuximab tesirine, coniugato anticorpo-farmaco mirato verso la proteina CD19 indicato come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) e linfoma ad alto grado a cellule B (HGBL) recidivanti o refrattari, dopo due o più linee di terapia sistemica.

I linfomi sono un gruppo di tumori maligni del sangue caratterizzati da una crescita anomala dei linfociti (cellule del sistema immunitario che in condizioni normali ci proteggono da infezioni e tumori). Si distinguono due categorie: il linfoma di Hodgkin e il linfoma non-Hodgkin.

Il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) è il tipo di linfoma non-Hodgkin più frequente tra gli adulti. Si manifesta in forma aggressiva, caratterizzata da una rapida crescita dei linfociti B e da un loro accumulo nei linfonodi o in altri organi (fegato, milza, etc.). In Italia, le stime parlano di circa 4.000 casi. Il DLBCL si manifesta generalmente in persone con età superiore ai 60 anni, con un'età mediana alla diagnosi compresa tra 64 e 74 anni. Tra questi pazienti, circa il 40% è refrattario alle terapie o va incontro a recidiva dopo aver mostrato una risposta completa. Per le persone affette da questo tumore, il tasso di sopravvivenza globale a 5 anni dalla diagnosi è del 64%.

“Il linfoma diffuso a grandi cellule è la forma più frequente di linfoma nei Paesi occidentali”, ricorda Carmelo Carlo-Stella, Professore Ordinario di Ematologia presso Humanitas University. “Si tratta di un sottotipo di linfoma non-Hodgkin ad elevata aggressività, che origina dai linfociti B presenti in linfonodi, milza, midollo osseo e tanti altri organi. A causa della sua natura aggressiva la prognosi può essere infausta, in particolare nei pazienti molto pretrattati o con malattia refrattaria e recidivata, ovvero in quei pazienti in cui i trattamenti iniziali non dimostrano di funzionare in modo duraturo. Si tratta di una popolazione di pazienti con un grande bisogno clinico e terapeutico insoddisfatto, per le quali la disponibilità di nuove terapie può davvero fare la differenza, anche in termini di remissione completa di lunga durata”.

La terapia standard di prima linea è in grado di curare circa i 2/3 dei pazienti con DLBCL. Dopo il fallimento della terapia in prima linea, per i pazienti in seconda linea che non sono eleggibili al trapianto di cellule staminali autologhe a causa dell'età, delle comorbilità o della chemio-refrattarietà, e per tutti i pazienti oltre la seconda linea, l’approccio terapeutico è prevalentemente di tipo contenitivo.

L’approvazione di loncastuximab tesirine si basa sui risultati positivi dello studio registrativo di Fase II LOTIS-2, un trial internazionale a braccio singolo, che ha valutato il farmaco in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con DLBCL recidivato o refrattario, dopo due o più linee precedenti di terapia sistemica. Lo studio ha arruolato 145 pazienti e ha dimostrato risposte rapide e durature, confermando i dati già osservati nel precedente studio LOTIS-1 su altri 139 pazienti con DLBCL recidivato o refrattario.

Nello studio LOTIS-2 sono stati inclusi pazienti con caratteristiche ad alto rischio (come il linfoma ad alto grado a cellule B) refrattari alla terapia più recente, e pazienti che avevano ricevuto una precedente terapia cellulare con autotrapianto o CAR-T. I risultati hanno dimostrato che loncastuximab – somministrato come monoterapia, una volta ogni 21 giorni in regime ambulatoriale – ha indotto una risposta completa nel 24,8% dei pazienti (n=36/145), e che il 48,3% (n=70/145) ha ottenuto una risposta completa o parziale. Tra coloro che hanno ottenuto una risposta completa, l’82,9% (IC 95%: 60.0-93.3) ha mantenuto la risposta a 12 mesi, e la durata mediana della risposta completa non è stata raggiunta. Il tempo mediano per ottenere una risposta completa è stato di soli 41 giorni. Gli eventi avversi più comuni sono stati neutropenia (riduzione dei globuli bianchi [40%]), anemia (riduzione della conta dei globuli rossi [26%]), trombocitopenia (riduzione della conta piastrinica [33%]) e aumento dell’enzima gamma glutamil-transferasi (40%).

“I risultati dello Studio LOTIS-2 hanno dimostrato un significativo beneficio clinico per i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante e refrattario”, precisa Pier Luigi Zinzani, Presidente della Commissione attività formative della SIE e Professore ordinario di Ematologia all’Università di Bologna, che ha partecipato allo studio registrativo di loncastuximab tesirine e ha trattato già diversi pazienti nell’ambito dell’uso compassionevole attivo in Italia. “Per i pazienti affetti da linfoma DLBCL recidivato o refrattario, trattati con almeno due precedenti linee di terapia, l’indicazione di loncastuximab permetterà di avere una nuova opzione terapeutica, per la quale è possibile prevedere un beneficio clinico significativo, come provato dai risultati dello studio globale di Fase II LOTIS-2 in termini di remissione completa e di durata della risposta al trattamento. Si tratta, dunque, di un’opzione che si aggiunge al nostro armamentario terapeutico per questo tipo di linfoma che, grazie anche alla singola somministrazione eseguita a livello ambulatoriale, costituisce un programma estremamente vantaggioso anche dal punto di vista logistico”.

“L’esperienza maturata con lo sviluppo di loncastuximab nel trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario dopo almeno due precedenti linee di terapia si è rivelata un’importante innovazione per tanti pazienti, anche in Italia e rappresenta il presupposto per il suo ulteriore sviluppo – oggi in corso – anche in fasi più precoci della malattia, con l’obiettivo di aumentare in modo significativo i benefici a lungo termine. Oggi, con questa indicazione, la prima in ambito onco-ematologico, siamo felici di poter ampliare il raggio di azione delle nostre terapie anche verso i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario, fornendo loro una speranza di esiti migliori”, conclude Carina Fiocchi, Direttore Medico di Sobi Italia.

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