Farmaci

I dati aggiornati di uno studio di Fase III hanno dimostrato che i due farmaci insieme riducono il rischio di morte del 34%

Monza - Roche ha presentato, in occasione del Gastrointestinal Cancers Symposium 2021, organizzato dall'American Society of Clinical Oncology (ASCO), i dati aggiornati sulla sopravvivenza globale dello studio di Fase III IMbrave150 che valuta atezolizumab in combinazione con bevacizumab, rispetto al sorafenib, in pazienti affetti da carcinoma epatocellulare non resecabile (HCC) che non hanno ricevuto una precedente terapia sistemica.

Dopo un follow-up mediano di 15,6 mesi, un'analisi aggiornata ha mostrato che atezolizumab in combinazione con bevacizumab ha ridotto il rischio di morte (sopravvivenza globale; OS) del 34%, con una OS mediana di 19,2 mesi, rispetto a 13,4 mesi per il sorafenib. I risultati aggiornati dell'OS, insieme ai risultati relativi alla sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) e al tasso di risposta obiettiva (ORR), sono stati coerenti con quelli dell'analisi primaria e supportano l'uso della combinazione nell’HCC. I dati di sicurezza per atezolizumab e bevacizumab sono stati coerenti con i profili di sicurezza noti di ogni singolo farmaco, senza che siano stati identificati nuovi segnali di sicurezza.

“Atezolizumab in combinazione con bevacizumab, come dimostrato dall’aggiornamento dei dati dallo studio IMbrave150, rappresenta un’importante opzione di trattamento per i pazienti che vivono con carcinoma epatocellulare non resecabile e fornisce la più lunga sopravvivenza globale osservata in uno studio di Fase III in prima linea per questa patologia”, ha dichiarato la Professoressa Lorenza Rimassa, Professore Associato di Oncologia medica presso Humanitas University e Vice Responsabile dell’Unità di Oncologia Medica presso l’IRCCS Humanitas Research Hospital di Milano. “Si tratta di dati estremamente incoraggianti poiché sottolineano la maggiore efficacia e tollerabilità rispetto alle terapie standard, aspetto che potrà incidere in maniera significativa sulla qualità della vita dei pazienti. Questa opzione di trattamento inoltre apre la strada a un approccio che preveda in misura sempre maggiore il coinvolgimento di clinici con competenze differenti al fine di trattare i pazienti in maniera sistemica”.

Atezolizumab in combinazione con bevacizumab è ora approvato in molti Paesi, inclusi gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e l'UE, per i pazienti con HCC non resecabile ed è raccomandato in molte linee guida di pratica clinica a livello globale.

“I dati aggiornati relativi allo studio IMbrave150, presentati nel corso del Gastrointestinal Cancers Symposium 2021, organizzato dall'American Society of Clinical Oncology (ASCO), sottolineano un importante avanzamento in termini metodologici, poiché consentono ai clinici di avere informazioni di follow-up a lungo termine su efficacia e tollerabilità, dunque su un arco temporale più lungo rispetto all’istantanea fornita generalmente nei trial”, ha dichiarato il Prof. Calogero Cammà, Professore Ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Palermo e Direttore della Scuola di Specializzazione. “I dati relativi allo studio mettono in risalto un cambio di paradigma in termini di beneficio ed efficacia rispetto alle terapie standard: come dimostrato dai dati dello studio IMbrave150 infatti l’immunoterapia in prima linea in combinazione consente quasi di raddoppiare rispetto al passato la mediana di sopravvivenza, portandola a 19,2 mesi. Inoltre, è importante sottolineare come in termini di tollerabilità non siano stati riportati segnali di allarme, e questo rappresenta un auspicio incoraggiante rispetto ad un potenziale miglioramento in termini di qualità della vita dei pazienti”.

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