Paolo Lionetti

Queste patologie esordiscono sempre più spesso in età pediatrica e il 30-40% dei piccoli pazienti soffre di problemi di crescita

In questi anni, i dati relativi alla prevalenza delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), ossia malattia di Crohn e colite ulcerosa, in Italia si sono attestati intorno alle 250mila persone. Tuttavia, da inizio anni 2000, si rileva un incremento di prevalenza di queste patologie e una loro diversa diffusione. Si è sempre trattato di condizioni tipiche dell'età giovanile, con un picco di esordio nella fascia tra i 15 e i 30 anni. Sono però in aumento i casi in età pediatrica e in popolazioni prima interessate solo marginalmente, come i soggetti con più di 60 anni e coloro che si sono trasferiti in Europa da Paesi africani, dove queste patologie immunomediate sono inesistenti.

L’incremento della popolazione affetta da MICI e la gestione delle stesse malattie infiammatorie croniche intestinali sono stati tra i temi al centro del XII Congresso Nazionale dell’Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease (IG-IBD), organizzato da Health Meetings Group, che si è svolto dal 28 novembre al 4 dicembre in modalità online. Tra gli elementi affrontati nelle diverse sessioni vi sono i più recenti farmaci e le strategie terapeutiche innovative, il necessario approccio multidisciplinare, aggiornamenti in tema di eziologia delle MICI, nuove linee guida per la gestione della colite ulcerosa, studi di real life in affiancamento ai trials clinici, moderni approcci chirurgici.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono in notevole aumento di incidenza e di prevalenza in tutto il mondo occidentale. Negli ultimi 15 anni questa tendenza è stata evidente soprattutto in Nord Europa e negli Stati Uniti, ma recentemente il gap con l’Europa del sud, Italia inclusa, si è ridotto sensibilmente.

“Sono in corso molteplici studi, anche nel nostro Paese, per capire quali siano i fattori di rischio di queste malattie, oltre a una predisposizione genetica dell’individuo”, sottolinea Ambrogio Orlando, Comitato Educazionale IG-IBD e Responsabile UOSD MICI AO Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello di Palermo. “Inizialmente, si è ipotizzato che questo incremento di casi fosse legato a un affinamento delle tecniche diagnostiche e a una maggiore attenzione dei clinici verso queste patologie. Tuttavia, successivamente questa ipotesi è stata smentita, accertando un reale incremento nel dato di incidenza. Le ragioni precise non sono note: si fanno solo delle ipotesi, come quello dell’abuso e di misuso degli antibiotici che, in soggetti predisposti, potrebbe aver determinato alterazioni del microbiota intestinale, facendo prevalere alcuni batteri che avrebbero determinato un cambiamento del pattern antigenico della mucosa intestinale su cui poi l’organismo ha instaurato degli anticorpi che hanno costituito il primo momento del meccanismo patogenetico alla base delle lesioni che originano queste malattie”.

Dagli anni ’50 in poi si è assistito a un progressivo aumento delle MICI nel mondo occidentale e industrializzato, che colpivano soprattutto i giovani adulti. Negli ultimi 20 anni, l’esordio si è spostato progressivamente in età pediatrica.

“L’aumento della prevalenza e dell’incidenza delle MICI nella popolazione pediatrica è un dato evidente”, spiega il Prof. Paolo Lionetti, Professore Ordinario di Pediatria e Responsabile della Struttura Complessa Gastroenterologia e Nutrizione Ospedale Pediatrico Meyer, Firenze. “Il 20-25% dei casi esordisce in età pediatrica o adolescenziale. In particolare, in Italia, i dati del registro della Società di Gastroenterologia Pediatrica hanno messo in evidenza il progressivo aumento di queste malattie, che spesso esordiscono tra gli 8 e i 12 anni, ma l’impressione è che alcuni casi stiano anticipando fino ai 3-5 anni. Questo nuovo scenario pone problemi inediti. Il 30-40% dei bambini affetti da malattia di Crohn soffre di problemi di crescita; inoltre, il quadro clinico può essere dominato da manifestazioni extra-intestinali che possono portare a un ritardo delle diagnosi. Nel caso della colite ulcerosa, invece, vi è una maggiore prevalenza di pancolite, ossia una patologia che colpisce tutto il colon e il retto, non solamente una parte. Proprio per questo sono state varate delle linee guida pediatriche ad hoc ed è fondamentale una costante collaborazione tra pediatri e gastroenterologi”.

Le cause di questo incremento di diagnosi in età infantile non sono note”, aggiunge il Prof. Lionetti. “Come per tutte le malattie immunomediate, vi è una predisposizione genetica su cui intervengono dei fattori ambientali. Tra questi, vi può essere la dieta tipica del mondo occidentale con alimenti che favoriscono l’infiammazione e modificazioni del microbiota intestinale”.

“Un altro aspetto interessante è che le MICI sono pressoché sconosciute nei Paesi in via di sviluppo, ma quando i cittadini di questi Paesi, nel corso dei flussi migratori, si trasferiscono stabilmente nei Paesi industrializzati, iniziano a soffrire di queste patologie”, sottolinea il Prof. Gianluca Sampietro, Direttore della Divisione di Chirurgia Generale ed Epato-Bilio-Pancreatica, ASST Rhodense, Milano. “Stiamo assistendo a tanti pazienti di Stati nordafricani (Egitto, Marocco, Tunisia) che nei rispettivi Paesi non hanno mai neppure sentito nominare queste patologie né hanno mai avvertito alcun sintomo, ma, una volta in Italia, dopo qualche anno, si ammalano e finiscono in trattamento. Queste patologie immunomediate sono dunque sempre più tipiche dei Paesi industrializzati”.

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Con il contributo non condizionante di

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni