La patologia appartiene al gruppo delle dislipidemie genetiche ed è ultra rara
La sindrome di Tangier (TD), anche nota come analfalipoproteinemia, è un dislpidemia contraddistinta da bassi livelli di colesterolo HDL (< 5 mg/dL) e di apolipoproteina A-I e A-II. Nei pazienti con TD, si osserva anche una riduzione del colesterolo totale (generalmente a livelli inferiori a 150 mg/dL) e del colesterolo LDL ed un aumento dei livelli dei trigliceridi (intorno a 300-400 mg/dL).
Sebbene presenti una sintomatologia piuttosto vaga, la TD può essere caratterizzata da epatomegalia, splenomegalia, ingrossamento dei linfonodi e dolore addominale, ma uno dei più chiari segni distintivi della malattia è dato dall’ingrossamento delle tonsille, dovuto alla deposizione di colesterolo, al quale si associa la caratteristica pigmentazione giallo-arancio. L’accumulo di colesterolo può essere registrato anche in altre parti del corpo, tra cui milza, fegato, timo, linfonodi e mucosa rettale. Circa la metà degli individui colpiti può presentare polineuropatia senso-motoria o sensoria distale e, in alcuni casi, la presenza di TD si associa a retinite pigmentosa.
Al mondo sono stati descritti pochissimi casi di questa rara patologia (non più di un centinaio di persone) e questo rende impossibile avere dati di incidenza e prevalenza della malattia, ma è chiaro che si tratta di un rarissimo disordine autosomico recessivo, provocato da una mutazione del gene ABCA1 (ATP-Binding Cassette Transporter A1), che ha sede sul cromosoma 9 (9q22-31) e che codifica per una proteina normalmente coinvolta nella modulazione dell’efflusso di colesterolo dai tessuti periferici alle apolipoproteine, con formazione delle lipoproteine ad alta densità (HDL). Non esiste, ad oggi, una trattamento specifico per la TD e per questa ragione il lavoro pubblicato su Orphanet Journal of Rare Diseases da un gruppo di ricercatori italiani offre uno spunto di ricerca interessante. Nello studio viene descritto il caso di una paziente di 58 anni alla cui storia clinica, caratterizzata da una precisa sintomatologia neurologica (ipostenia degli arti inferiori, atassia, disfagia e disartria) si sono aggiunte anche trombocitopenia e splenomegalia, oltre che una lesione dermica nodulare riconducibile ad una forma di prurigo nodularis. Dopo una serie di analisi, comprendenti elettromiografia degli arti inferiori, risonanza magnetica cerebrale ed un lungo elenco di esami ematologici, alla donna è stata diagnostica la sindrome di Neimann-Pick di tipo C (NPC) – una delle patologie con cui si pone la diagnosi differenziale di TD – e le è stata raccomandata una terapia a base di Miglustat (300 mg die) che ha determinato un notevole miglioramento del suo stato clinico.
Presso il Centro Regionale di Coordinamento Malattie Rare FVG di Udine, la paziente è stata sottoposta ad ulteriori esami genetici che però hanno escluso la NPC provando che la donna era affetta da una particolare variante di TD, senza i classici segni della malattia (tonsille ingrossate e pigmentate). Tuttavia, la sospensione della terapia con Miglustat ha determinato una riacutizzazione dei sintomi sia a livello neurologico che epidermico, suggerendo una correlazione tra la somministrazione del farmaco e il miglioramento della paziente. Un solo caso non può condurre a conclusioni definitive ma gli autori auspicano una prosecuzione delle indagini al fine di capire se il trattamento con Miglustat possa davvero rappresentare un’opzione terapeutica valida per i pazienti affetti da TD.
Seguici sui Social