Un recente studio di Sanjay Kalra, ricercatore della Divisione di Neurologia in Canada, è stato pubblicato sull’ “American Journal of Neuroradiology ” ed ha destato subito grande interesse poiché dimostra che la SLA, sclerosi laterale amiotrofica, danneggia i neuroni responsabili delle attività cognitive e del comportamento. La SLA è una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso, che colpisce selettivamente i neuroni di moto e provoca impossibilità di movimento, problemi respiratori e di deglutizione.

Le precedenti ricerche mostravano che nel 50  per cento dei casi la SLA comporta lievi cambiamenti a livello cognitivo e comportamentale e che una percentuale variabile tra il 5 ed il 15 per cento dei pazienti può avere gravi ripercussioni fino ad arrivare alla demenza. In Canada sono attualmente affette da SLA 2500-3000 persone, la cui maggior parte muore in due-cinque anni dalla diagnosi.
Sanjay Kalra ha dimostrato nel suo studio che la SLA non colpisce soltanto la corteccia motoria, la parte del cervello responsabile delle funzioni motorie, ma che una percentuale significativa dei malati affetti da SLA subisce danni a livello cognitivo-comportamentale.
In seguito a degli studi effettuati su pazienti post-mortem il dott. Kalra ha evidenziato che la sclerosi laterale amiotrofica colpisce anche altre parti del cervello; i cambiamenti presenti nel comportamento e nelle attività cognitive non sono dovute a depressione o a mancanza di iniziativa e debolezza ma sono vere e proprie spie del cambiamento biologico e chimico che sta avvenendo a livello cerebrale.

Attraverso la risonanza magnetica Sanjay Kalra ha misurato i livelli dei vari elementi chimici nel cervello e nella sua ultima pubblicazione si è soffermato sullo studio di due di questi elementi l’NAA e l’mlns. L’NAA è un marcatore neurale, se diminuisce può significare che i neuroni sono morti o non stanno lavorando; molti studi avevano dimostrato già in passato la diminuzione del NAA nelle zone colpite dalla SLA ma questo ultimo studio evidenzia danni anche in altre zone cerebrali, come ad esempio nella corteccia cingolata.
Lo studio del dott. Kalra è il primo a dimostrare una diminuzione dell’NAA ed un aumento dell’mlns nel lobo frontale anche in pazienti con assenza di problemi cognitivi e comportamentali. La ricerca dovrebbe continuare prossimamente con l’uso della risonanza magnetica per tracciare i cambiamenti cerebrali di coloro che hanno la SLA.  

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