Lo affermano i risultati dello studio LTF, il più lungo fatto ad oggi: 21 anni di osservazione
Sono stati presentati all’Ectrims di Amsterdam i dati del più lungo studio mai fatto sulla Sclerosi Multipla: si chiama LTF - Long Term Follow-Up Study e mostra i dati di una osservazione sui pazienti durata ben 21 anni. Ne emergono dei risultati molto interessanti, uno che non può essere considerato una buona notizia, poiché conferma che l’aspettativa di vita delle persone affette dalla malattia e inferiore della media, l’altra è però positiva perché mostra come l’interferone beta 1b, cioè il Betaferon di Bayer, sarebbe in grado di ridurre questo gap.
Lo studio LTF mostra infatti che i pazienti trattati prima con Betaferon hanno un rischio di mortalità ridotto del 46,8 per cento rispetto ai pazienti che hanno ricevuto il placebo nei primi 5 anni di trattamento. Ulteriormente, lo studio ha analizzato i dati relativi alla causa di morte per la maggior parte dei pazienti deceduti, mostrando che il 78,3 per cento delle cause di morte è legato alla SM.
L’età media di morte è di soli 52 anni. Questi dati confermano che la riduzione dell’aspettativa di vita colpisce i pazienti affetti da sclerosi multipla soprattutto negli anni più importanti della loro vita.
“Lo studio a 21 anni con Betaferon fornisce la prima forte evidenza di sopravvivenza per un trattamento SM – ha detto il dott. Anthony Reder, direttore della University of Chicago MS Clinic and University of Chicago Associate Professor, Departmento di Neurologia - e sottolinea ulteriormente l’importanza di iniziare il prima possibile a una terapia che possa modificare il decorso della malattia, che abbia un buon profilo di sicurezza a lungo termine”.
Il Long Term Follow-Up a 21 anni
Il Long Term Follow-Up a 21 anni è uno studio trasversale del trial pivotal nordamericano di Betaferon – randomizzato, controllato e muticentrico. La fase di trattamento randomizzata è stata di 5 anni; il tempo mediano di trattamento randomizzato, a 250 milligrammi, 50 milligrammi o placebo, è stato di 3,8 anni. Nell’analisi a lungo termine, gli investigatori hanno raccolto informazioni sulla salute dei pazienti che avevano preso parte in origine allo studio.
21 anni dopo l’inizio dello studio pivotal, questa informazione sullo stato vitale dei pazienti era disponibile per oltre il 98 per cento dei pazienti originari (366 su 372): un dato mai raggiunto da qualsiasi altro studio sui trattamenti SM e punto di forza fondamentale dello studio.
I ricercatori hanno valutato le informazioni disponibili per analizzare la relazione tra il momento d’inizio del trattamento da parte dei pazienti, la loro esposizione totale allo stesso, così come il dato a lungo termine.
In merito alle cause di morte, un comitato indipendente per la valutazione delle stesse ha utilizzato tutte le fonti d’informazione disponibili, compreso lo US National Death Index, che fornisce certificati di morte codificati, altri certificati di morte, il file clinico di ciascun paziente, lo score EDSS dello studio pivotal a lungo termine a 16 anni e i dati sulla SM secondaria progressiva.
Le morti sono state considerate collegate alla SM, quando rispettavano uno di questi criteri: alterazioni del tronco encefalico o midollari dovute a SM; polmonite causata da SM; insufficienza respiratoria causata da SM; sepsi causata da SM; morti da trauma causate da SM; embolismo polmonare in seguito a paralisi alle estremità inferiori; morti causate da effetti collaterali del trattamento; suicidio; altri dati insufficienti e SM come prima causa di morte; EDSS maggiore o uguale a 7/ nessuna migliore spiegazione.
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