Riduzione dei finanziamenti per decine di miliardi sino al 2019
La legge di Stabilità che si appresta ad essere definitivamente approvata dal Senato stanzia 800 milioni di euro per l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Potrebbe essere questa l'unica notizia positiva sul fronte delle politiche sanitarie. Ieri, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha diffuso un report sul comparto sanitario pubblico.
Secondo i tecnici del Senato il Fondo sanitario nazionale e i trasferimenti statali alle Regioni subiranno un calo preoccupante. Quest'anno il finanziamento del Servizio sanitario nazionale è di 111 miliardi, superiore ai 109,7 del 2015, ma inferiore di 2,1 miliardi a quanto previsto dopo la manovra dello scorso anno (113,1 miliardi). Sembrano quindi scontati nuovi interventi sul fronte delle risorse o una politica di forte contenimento dei costi a livello territoriale.
Per il triennio 2017-19, il testo della manovra di finanza pubblica prevede riduzioni aggiuntive del finanziamento, a seguito della richiesta alle Regioni di garantire un ulteriore contributo al riequilibrio delle finanze pubbliche. Ipotesi che ha causato la recente levata di scudi dei governatori. Lo sforzo richiesto alle Regioni, pari a 4,0 miliardi per il 2017 e 5,5 sia per il 2018 che per il 2019, dovrà essere allocato tra gli ambiti di spesa e ripartito tra le Regioni annualmente attraverso un accordo da recepire in Conferenza Stato-Regioni.
In caso di mancata Intesa, sarà il Governo, si ricorda nel documento, stabilire l'allocazione del taglio tra i settori di spesa regionale - compresa, dichiaratamente, la sanità - e il riparto tra gli enti. Regioni a Statuto speciale comprese. In ballo c'è infatti la riforma costituzionale e la modifica del Titolo V della Casta. Nuovo testo che comprende una “clausola di supremazia” da esercitare anche nei confronti delle cinque Regioni maggiormente autonome.
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