Il Piano nazionali esiti, sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute, è stato presentato ieri al pubblico. Il Piano analizza i dati riferiti al 2014, con l’obiettivo confermato di fornire a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario. Di particolare interesse sono i risultati che riguardano i punti nascita italiani: ben 123 strutture sono sotto lo standard. Ricordiamo infatti che il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera rimanda all’Accordo Stato-Regioni che, già nel 2010, prevedeva la chiusura delle maternità con meno di 500 parti.
Sebbene il 70% dei parti in Italia oggi avvenga in reparti maternità con frequenze superiori a 1000 parti all’anno, 34632 parti sono avvenuti in strutture sotto standard (il 6% su un totale di 499mila parti).
Le evidenze scientifiche sull’associazione tra volumi di parti ed esiti di salute materno-infantile mostrano un'associazione tra bassi volumi ed esiti negativi per i bambini di basso peso alla nascita. La giornata della prematurità di ieri ci ricorda che in Italia nascono ogni anno circa 40mila neonati pretermine, cioè prima della 37a settimana di età gestazionale.
Il neonato è ‘estremamente pretermine’ se nasce prima delle 28 settimane, molto pretermine se nasce tra le 28 e le 32 settimane e moderatamente pretermine o quasi al termine se la nascita avviene tra le 32 e le 37 settimane di gestazione. L’induzione del parto o il parto cesareo non devono essere effettuati prima delle 39 settimane salvo in caso di specifica indicazione medica, illustra l’Oms.
Secondo i dati presentati ieri dalla SIN (Società Italiana di Neonatologia) più di tre quarti dei bambini deceduti a causa di complicanze dovute alla prematurità (globalmente circa un milione nel 2013) potrebbero essere salvati attraverso interventi possibili e cost-effective, tra cui cure essenziali durante la nascita e subito dopo, sia per la madre che per il figlio, tra cui iniezioni di steroidi prenatali (somministrati in determinate e prestabilite condizioni), assistenza kangaroo mother care, nella quale il bambino viene tenuto a contatto con la pelle della madre ed allattato al seno frequentemente e gli antibiotici per il trattamento delle infezioni neonatali.
Le strutture sotto standard sono in grado di gestire le nascite pretermine? E le emergenze relative alla nascita di bambini con patologie rare?
Sicuramente le strutture con un volume di parti inferiore ai 500 annui non possono garantire la guardia ginecologica e pediatrica attiva 24 ore su 24. Senza parlare del fatto che senza le unità di cura intensiva neonatale è impensabile affrontare emergenze o complicanze gravi.
Scopri qui l’elenco dei punti nascita italiani attualmente sotto lo standard previsto dal Ministero.
Per approfondimenti vi invitiamo a leggere lo speciale di Quotidiano Sanità.
Seguici sui Social